LA SETTIMANA SANTA
LA DOMENICA DELLE PALME
Nella domenica delle palme “nella passione dei Signore” la chiesa entra nel mistero del suo Signore crocifisso, sepolto e risorto, il quale, con l’ingresso in Gerusalemme, ha dato un presagio della sua maestà. I cristiani portano i rami in segno di quel regale trionfo che Cristo ha ottenuto, cadendo sotto la croce. Secon- do quanto dice l’apostolo: «se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per par- tecipare anche alla sua gloria»135, venga messo in luce nella celebrazione e nella catechesi di questo giorno il collegamento fra i due aspetti del mistero pasquale. i la messa prosegue nel modo consueto.
LA MESSA DEL CRISMA
Questa messa che il vescovo concelebra con il suo presbiterio e nella quale consacra il santo crisma e benedice gli altri oli, è come la manifestazione della comunione dei presbiteri con il loro vescovo.
Con il santo crisma consacrato dal vescovo vengono unti i nuovi battezzati e vengono segnati coloro che devono ricevere il sacramento della confermazione; inoltre vengono unte le mani dei presbiteri e il capo dei vescovi, la chiesa e gli altari durante il rito della dedicazione. Con l’olio dei catecumeni invece essi vengono preparati e disposti a ricevere il battesimo. Infine con l’olio degli infermi i malati trovano sollievo nelle loro infermità.
Per questa messa si radunano e concelebrano in essa i presbiteri, dal mo- mento che nella confezione del crisma sono testimoni e cooperatori del loro vescovo, della cui sacra funzione nella edificazione, santificazione e guida del popolo di
Dio sono partecipi, e così si manifesta chiaramente l’unità del sacerdozio e del sacrificio continuamente presente nella Chiesa di Cristo.
IL SACRO TRIDUO PASQUALE
«Il triduo della passione e della risurrezione del Signore risplende al vertice dell’anno liturgico, poiché l’opera della redenzione umana e della perfetta glorificazione di Dio è stata compiuta da Cristo specialmente per mezzo del mi- stero pasquale, con il quale, morendo, ha distrutto la nostra morte, e risorgendo, ci ha ridonato la vita. La preminenza di cui gode la domenica nella settimana, la gode la pasqua nell’anno liturgico».
Sarà sacro anche il digiuno pasquale, da celebrarsi ovunque il venerdì santo, “nella passione del Signore” e da protrarsi, se è possibile, anche al sabato santo, in modo da giungere così, con animo sollevato e aperto, ai gaudi della domenica di risurrezione. Tenendo quindi presenti la particolare dignità di questi giorni e la grande importanza spirituale e pastorale di queste celebrazioni nella vita della Chiesa, è sommamente conveniente che il vescovo presieda nella sua chiesa cattedrale la messa nella cena del Signore l’azione liturgica del venerdì santo, “nella passione del Signore” del Signore, e la veglia pasquale, soprattutto se in essa si devono celebrare i sacramenti della iniziazione cristiana. Inoltre conviene che il vescovo partecipi, per quanto è possibile, con il clero e il popolo all’ufficio delle letture e alle lodi mattutine del venerdì “nella passione del Signore” e del sabato santo, nonché ai vespri del giorno di pasqua, soprattutto dove vige la consuetudine di celebrare i vespri battesimali.
LA MESSA “NELLA CENA DEL SIGNORE”
PREMESSE
Con questa messa, celebrata nelle ore vespertine del giovedì della settimana santa, la Chiesa inizia il sacro triduo pasquale, e intende commemorare quell’ultima cena nella quale il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, amando fino alla fine i suoi che erano nel mondo, offrì a Dio Padre il proprio corpo e il proprio sangue sotto le specie del pane e del vino e li diede agli apostoli per- ché se ne nutrissero e ordinò loro e ai loro successori nel sacerdozio di offrirli.
Con questa messa dunque si fa memoria della istituzione dell’eucaristia, o memoriale della pasqua del Signore, con la quale si rende perennemente presente tra di noi sotto i segni del sacramento il sacrificio della nuova alleanza; si fa u- gualmente memoria della istituzione del sacerdozio con il quale si rende presente nel mondo la missione e il sacrificio di Cristo; infine si fa memoria dell’amore con cui il Signore ci ha amati fino alla morte.
LA CELEBRAZIONE DELLA PASSIONE DEL SIGNORE
In questo giorno in cui «Cristo nostra pasqua è stato immolato», con effetto manifesto si sono compiute le cose che a lungo erano state promesse sotto misteriose prefigurazioni: che la vera vittima Prendesse il posto della vittima che la indicava e con un solo sacrificio si portasse a compimento la differente molte- plicità dei precedenti sacrifici.
Infatti «l’opera della redenzione umana e della perfetta glorificazione di Dio, che ha il suo preludio nelle mirabili gesta divine operate nel popolo dell’antico testamento, è stata compiuta da Cristo Signore, specialmente per mezzo del mistero pasquale della sua beata passione, risurrezione da morte e gloriosa ascensione, mistero con il quale morendo ha distrutto la nostra morte e risorgendo ci ha rido- nato la vita. Infatti dal costato di Cristo dormiente sulla croce è scaturito il mirabile sacramento di tutta la Chiesa».
Infatti fissando lo sguardo sulla croce del suo Signore e sposo, la Chiesa commemora la propria nascita e la propria missione di estendere a tutte le genti i felici effetti della passione di Cristo che oggi celebra, rendendo grazie per così ineffabile dono.
LA VEGLIA PASQUALE
Per antichissima tradizione, questa è una notte di veglia in onore del Signore. La veglia che in essa si celebra, dal momento che commemora la notte santa nella quale il Signore è risorto, è ritenuta «la madre di tutte le sante veglie». In essa infatti la Chiesa aspetta vegliando la risurrezione del Signore, e la celebra con i sacramenti della iniziazione cristiana.
IL TEMPO PASQUALE
I cinquanta giorni che decorrono dalla domenica di risurrezione alla domenica di pentecoste sono celebrati con gioia ed esultanza come un unico giorno festivo, anzi come “la grande domenica”.
Sono i giorni nei quali, in modo del tutto speciale, si canta l’Alleluia.
Il cero pasquale si accende in tutte le celebrazioni liturgiche più solenni di questo tempo, sia alla messa, sia alle lodi e ai vespri. Dopo il giorno di pentecoste, il cero pasquale è conservato con il debito onore nel battistero. Alla fiamma del cero si accendono, nella celebrazione del battesimo, le candele dei neobattezzati.
Durante tutto il tempo pasquale, per conferire il battesimo si adopera l’acqua benedetta nella notte pasquale.
I primi otto giorni del tempo pasquale costituiscono l’ottava di pasqua e sono celebrati come solennità del Signore.