Author:

PRAPARAZIONE AL SACRAMENTO DEL MATRIMONIO

Tenuto conto delle difficoltà che potrebbero presentarsi per l’organizzazione dei percorsi di preparazione al sacramento del matrimonio sia legate all’emergenza COVID 19 e sia per la mancanza in parrocchia di una coppia animatrice del percorso, l’Ufficio Diocesano Famiglia in accordo con il Vescovo ha ritenuto opportuno supportare le parrocchie che ne avessero bisogno.
In particolare si è pensato di programmare percorsi interparrocchiali per i nubendi coordinati dalle coppie dell’Ufficio Famiglia oppure, in ultima ipotesi, di organizzare incontri online in piattaforma per i nubendi.
Si precisa che gli eventuali incontri online non sono da considerarsi un percorso completo, ma andranno naturalmente integrati con altri incontri programmati in parrocchia.
Le parrocchie che desiderano usufruire di questa opportunità possono contattare la Commissione entro il 10 febbraio 2021 con le seguenti modalità: tel. 335.6729286 (dopo le ore 19.00) o tramite mail all’indirizzo: pastoralefamiliare.melfi@virgilio.it
Rimaniamo a disposizione per chiarimenti ed eventuali adesioni
Melfi,23 gennaio 2021

Ufficio Diocesano Famiglia e Vita

ANNO DI SAN GIUSEPPE

L’otto dicembre scorso il Santo Padre ha indetto l’anno di S. Giuseppe, occasione importante per riscoprire questa figura straordinaria.

È stata concessa la possibilità di ricevere l’indulgenza plenaria alle solite condizioni e in specifiche circostanze.

È un’occasione preziosa per sentirci sempre più FAMIGLIA anche a livello diocesano.

Alleghiamo un piccolo promemoria con la preghiera a S. Giuseppe e le indicazioni per ricevere l’indulgenza plenaria.

Un augurio speciale a tutte le famiglie.

UFFICIO DIOCESANO PASTORALE FAMILIARE


SAN GIUSTINO DE JACOBIS

PROTETTORE DEI LUCANI NEL MONDO

La commissione missionaria regionale, con grande gioia accoglie la decisione della  Conferenza Episcopale di Basilicata di elevare San Giustino de Jacobis a “protettore dei lucani nel mondo”.
Il progetto, sottoposto all’attenzione dei vescovi della Basilicata lo scorso Giugno dal Vescovo Sua  Ecc.za Rev.ma Mons. Ciro Fanelli ,vescovo della diocesi di Melfi -Rapolla-Venosa e dal parroco di San Fele, Don Michele Del Cogliano, ha visto l’approvazione della fase finale del progetto che  richiama la missionarietà della chiesa  nella figura di un santo, San Giustino De Jacobis, nostro conterraneo, nativo di San Fele. Un santo anticipatore di  tutto ciò che sarebbe stato alla base delle odierne tematiche quali intercultura, ecumenismo e mediazione culturale facendosi semplicemente promotore dell’amore di Cristo.
Il  progetto ha  preso  vita per  sensibilizzare le nuove generazioni al rispetto delle culture diverse dalla propria, allo sviluppo del senso civico, alla tolleranza, all’accoglienza e soprattutto alla promozione del bene comune.
Tutti questi valori sono la sintesi dell’amore che genera persone nuove e coraggiose, pronte a varcare i confini dell’egoismo.
Già la diocesi di Melfi-Rapolla-Venosa aveva dato vita a molteplici iniziative per far conoscere la figura del Santo:
-concorsi letterari rivolte alle scuole;
-benedizione della statua da parte di Papa Francesco  nell’Ottobre del 2019 nella cui occasione Papa Francesco aveva donato ai sanfelesi  parole di incoraggiamento nel saper  essere   “generosi annunciatori del Vangelo”;
-donazione di una lampada da tenere accesa in tutte le parrocchie della diocesi;
-borsa di studio sulla ricerca della figura di San Giustino in collaborazione con il comune di San Fele e l’Università di Basilicata;
-accoglienza della reliquia del Santo, conservata nella cappella dei Vergini a Napoli, presso la chiesa madre di San Fele per la durata di un mese;
-commemorazione della nascita di San Giustino a livello diocesano il 9 Ottobre a San Fele con la partecipazione di tutta la regione ecclesiastica della Basilicata, del vescovo metropolita Mons. Ligorio e del presidente del consiglio di Basilicata, Dott. Carmine Cicala, con il quale si intraprendeva un percorso fatto di dialogo con le istituzioni in vista del bene comune.
Nell’occasione il parroco ha rivolto l’invito ai Vescovi nel  voler far conoscere il santo in tutta la regione ecclesiastica come patrimonio di amore e spiritualità con queste parole:
“Come il santo ha varcato i confini del suo paese natìo, San Fele, cosi noi  abbiamo pensato  di dare concretezza alla chiesa in uscita che, come ha ricordato Giovanni Paolo II nel messaggio per la giornata Missionaria mondiale nel lontano 1981 -La vitalità di una Chiesa si misura dal suo dinamismo missionario. La missione fa vivere la maturità della fede e la pienezza della cattolicità. Dove essa manca o è debole, si ha una Chiesa incompleta o malata-”
Un modello, dunque, non solo per le nuove generazioni ma anche per i lucani nel mondo che, pur avendo lasciato la propria terra, vivono ancora forte il legame con le origini.
San Giustino de Jacobis ci insegna che l’uomo può essere cittadino del mondo.
Da qui la proposta alla Conferenza episcopale di Basilicata nel promuovere, come  patrimonio culturale immateriale della Basilicata, la figura del Santo Lucano  compatrono della Basilicata insieme con  San Gerardo Maiella  istituzionalizzando, a  San Fele, la giornata di “San Giustino De Jacobis – protettore degli emigranti e in particolare dei lucani nel mondo” –  affinché intorno a questa figura possano incontrarsi e riconoscersi tutti i migranti, in segno di unità e di appartenenza  esplicitando il concetto “il mondo casa di tutti”.
Il tutto sarebbe alla base della   promozione e  valorizzazione   del territorio come sviluppo della cultura turistica e dell’accoglienza in quanto San Giustino incarna il tema missionario di questo nuovo anno “tessitori di fraternità”. Il progetto viene sostenuto anche dalle associazioni dei lucani nel mondo che collaborano attivamente alla diffusione del messaggio di San Giustino de Jacobis.
E’ previsto inoltre  la creazione di un ponte di solidarietà con l’Etiopia, terra in cui San Giustino si è fermato per evangelizzare, dando vita a un’opera di carità che porterà il nome del Santo lucano, in maniera tale da concretizzare l’amore per i fratelli mettendosi al servizio dei più deboli.
La diocesi di Melfi-Rapolla-Venosa nella persona del Vescovo Mons. Ciro Fanelli e nella persona del parroco di San Fele Don Michele Del Cogliano, ringrazia vivamente i vescovi lucani per la sensibilità dimostrata e soprattutto per la comunione che porta ad essere un corpo solo in Cristo.

Commissione Missionaria Regionale CEB

 

CONFERENZA EPISCOPALE DI BASILICATA

COMUNICATO STAMPA

I Vescovi delle sei Diocesi Lucane si sono incontrati il giorno 01 febbraio 2021 presso la sede CEB a Potenza. Intensa sessione di lavoro nella quale i presuli hanno riflettuto sulla Celebrazione dei Sacramenti in tempo di pandemia, assicurando ancora una volta la loro vicinanza a quanti sono colpiti dalla sofferenza.
Si è, altresì, fatta una riflessione sull’attuale situazione delle Diocesi nella nostra regione Basilicata, dove tante comunità vedono, man mano, diminuire il numero dei propri abitanti, e in quale modo si può continuare ad offrire un’attenta cura pastorale al popolo di Dio, che risponda sempre meglio alla compagine che si prospetta davanti a tutti noi.
Per quanto riguarda l’Istituto Teologico di Basilicata, si è fatta una riflessione sull’attuazione delle recenti indicazioni della Congregazione per l’Educazione Cattolica che rivaluta il valore dei centri teologici (Istituto Teologico e Istituto di Scienze Religiose).
È stata presentata la relazione annuale del Tribunale Ecclesiastico di Basilicata sulle attività processuale dello stesso nel 2020, e sul prezioso servizio pastorale che svolge a favore delle chiese di Basilicata.
I Vescovi hanno esaminato ed accolto la proposta della Federazione Associazioni Lucane in Svizzera nell’indicare la figura di San Giustino De Jacobis quale speciale protettore dei lucani nel mondo.

FESTA DI S.ALESSANDRO

MESSAGGIO DEL VESCOVO

CIRO FANELLI

VESCOVO DI MELFI–RAPOLLA-VENOSA

Messaggio per la festa di S. Alessandro

(9 febbraio 2021)

DAL BATTESIMO

LO SLANCIO

PER UNA TESTIMONIANZA CREDIBILE

 

Carissimi fratelli e sorelle,

  1. Riaccendiamo la fiaccola della Speranza

 Quest’anno, a causa delle molteplici restrizioni imposte per impedire il diffondersi della pandemia, celebriamo in tono diverso la Festa del nostro Patrono, S. Alessandro; viviamo, infatti, questa Solennità nella trepidazione che nasce dalla consapevolezza che stiamo attraversando un tempo di profonda crisi, che investe non solo l’ambito sanitario, ma anche quello economico, sociale e, per certi versi, anche, spirituale.

La risposta cristiana alla “crisi” è nell’impegno a riaccendere la fiaccola della speranza, che si deve concretizzare anche nel desiderio di riprendere tra le nostre mani, con determinazione e convinzione, il filo della fraternità e dell’amicizia sociale per uscire con sicurezza dal labirinto della paura, dello scoraggiamento e dell’indifferenza. Il monito che ci giunge dalla memoria del martire S. Alessandro, quest’anno, può essere racchiuso nell’invito a ritrovare le ragioni della speranza e ad offrire, come comunità cristiana, una testimonianza credibile dei valori evangelici! Sant’Alessandro, con la sua vita donata per amore, è per la nostra Chiesa diocesana e per la Città di Melfi, un segno eloquente di un nuovo modo di pensare la vita e le relazioni tra noi. Egli ci esorta, tutti, a ridare il primato a Dio e alla carità per riscoprire le radici profonde della nostra identità cristiana e per offrire una testimonianza bella e credibile della nostra vita di fede, tale da attrarre e ridare fiducia.

  1. Riscopriamo il valore del Battesimo per ritrovare slancio missionario

 A partire da questo anno pastorale la nostra Diocesi, per essere Chiesa in uscita, ha scelto di porre al centro del cammino ecclesiale la riscoperta del significato e del valore del sacramento del Battesimo. La vita di S. Alessandro, come del resto quella di ogni martire, ci aiuta fortemente a riscoprire il valore del Battesimo per ridare alla nostra esistenza cristiana vigore, entusiasmo e slancio missionario. Il Santo Patrono in una comunità è quel segno che attesta la continua protezione della Divina Provvidenza e che sprona a riscoprire le radici della fede, proponendosi a tutti come modello concreto da imitare per crescere nella fedeltà a Cristo, in tutte le vicende della storia, sia liete e sia difficili. Tutti i santi, in quanto incarnazione delle beatitudini evangeliche, ricordano che la vita è pienamente riuscita quando si radica su Cristo e si apre ai fratelli in un generoso servizio d’amore.

  1. La vita cristiana come “fedeltà”, “perseveranza” e “testimonianza”

 I martiri, il cui sangue dà vitalità alla Chiesa, sono un continuo invito ad interpretare la vita cristiana come “fedeltà”, “perseveranza” e “testimonianza”: tre dimensioni fondamentali dell’amore cristiano per edificare la comunità ecclesiale e per dare vita al mondo. Il sangue dei martiri irrora ancora la Chiesa: anche oggi, in questo momento, tanti cristiani, fedeli laici, persone consacrate, presbiteri e diaconi, vescovi, sono perseguitati nel mondo a causa del Vangelo. Tanti fratelli e sorelle nella fede, in questo momento, stanno testimoniando la loro fedeltà a Cristo versando il proprio sangue con un amore che si fa perdono per i loro persecutori, sull’esempio di Gesù, che dalla croce ha implorato il perdono per i suoi crocifissori. Questa fedeltà a Cristo fino all’effusione del sangue ha la sua radice nel sacramento del Battesimo. Il legame tra il Battesimo, il martirio e la testimonianza è stretto ed indissolubile. Ogni testimonianza cristiana si radica nel Battesimo ed è sempre aperta al martirio. Un esempio di questo stretto legame lo ritroviamo nelle riflessioni teologiche dei primi secoli del cristianesimo. Nel sangue di Cristo, infatti, siamo stati redenti e da quel sangue prezioso siamo stati generati alla vita nuova.

  1. Cristiani non “all’acqua di rose”

 Guardare il Battesimo con gli occhi dei martiri ci aiuta a riscoprire la bellezza e la radicalità della nostra fede e ci porta a non accontentarci di essere cristiani “all’acqua di rose”. Vedere il Battesimo con gli occhi dei martiri significa anche riandare, con un esercizio di libera consapevole responsabilità, al nostro Battesimo, per chiederci se esso è per noi una semplice ritualità, relegata al tempo della primissima infanzia, che esprime ora una superficiale appartenenza alla Chiesa, fatta soltanto per convenzione e per tradizione, oppure è segno eloquente e frutto maturo di una decisione libera e responsabile di appartenere per sempre a Cristo, con piena convinzione, vivendo e nutrendosi della comunione ecclesiale. S. Alessandro, quest’anno, invece, ci esorta a riscoprire la grande fecondità esistenziale e pastorale racchiusa nelle promesse battesimali, con le quali pubblicamente abbiamo espresso la nostra volontà di rinunciare a Satana e di aderire totalmente al Mistero del Dio Trinità d’amore, mediante una partecipazione piena alla morte e resurrezione di Cristo. In questa prospettiva la testimonianza cristiana, che deve innervare tutti gli ambiti di vita, non può ridursi ad una strategia programmata a tavolino, ma è per natura sua come un’irradiazione di luce che si diffonde da sé attraverso le scelte di vita. La nostra testimonianza di credenti sarà creduta dal mondo, se saremo credibili! Se non viviamo la nostra fede con coerenza, anche se nella sofferenza e nella fatica, la grazia battesimale resterà soffocata nel suo esprimersi. L’esistenza cristiana è essenzialmente fedeltà ad un incontro con il Signore Risorto che mi ha cambiato la vita.

La vita nuova derivante dal Battesimo, vista con gli occhi dei martiri, ci porta anche a dire con Papa Francesco che spesso i peccati, i compromessi, la paura ci fanno dimenticare il primo incontro con il Signore Gesù, incontro che ci ha cambiato la vita. In molti cristiani c’è un ricordo, ma un ricordo annacquato; questo ricordo “annacquato” ci fa diventare cristiani ma “all’acqua di rose”. Annacquati, superficiali. Perciò dobbiamo ravvivare il dono del Battesimo e chiedere allo Spirito Santo “la grazia della concretezza”.

Dobbiamo risvegliare in noi la consapevolezza che Gesù è passato nella nostra vita. Lo Spirito è entrato in noi. Dobbiamo rinnovare la grazia della memoria del primo incontro! (cfr. Papa Francesco, Omelia a Santa Marta, 12 aprile 2018).

  1. Per una testimonianza visibile, credibile ed udibile

 Gli ambiti da cui deve scaturire questa testimonianza battesimale, sull’esempio del martire S. Alessandro, sono l’appartenenza a Cristo, alla Chiesa e al mondo; questa triplice appartenenza genera una testimonianza che ha i tratti dell’evangelicità, dell’ecclesialità e della missionarietà!  In questa luce il Battesimo, vissuto in tutte le sue esigenze e con radicalità, ci spinge all’Eucaristia e alla comunità eucaristica. Il mistero eucaristico, celebrato in una comunità radicata nella fede battesimale, infatti, rafforza e corrobora le tre costitutive dimensioni dell’identità di ogni battezzato: il legame a Cristo, alla Chiesa e al mondo, generando una testimonianza che ha il sapore del Vangelo, della Comunione ecclesiale e della missione. Tramite il Battesimo abbiamo ricevuto la forza dello Spirito Santo, frutto della Pasqua di morte e risurrezione del Signore, che ci abilita ad una testimonianza visibile, credibile e udibile.

La contemplazione amorosa e grata della vita del martire sant’Alessandro, mentre ci porta a lodare Dio Trinità, per il dono della vita nuova che ci è stata donata nel Battesimo, ci faccia sentire anche la certezza che il Signore non ci lascia mai soli nel nostro cammino e ci invita continuamente, nonostante i nostri limiti e i nostri peccati, ad “andare” verso tutti per portare ad ognuno la dolce gioia del Vangelo attraverso l’annuncio e la testimonianza.

La forza di grazia che scaturisce dal Battesimo sostenga tutti noi sulla strada dell’annuncio del Vangelo e ci aiuti ad essere “comunità adulta nella fede”, capace di generare “adulti nella fede”, uomini e donne, che sull’esempio di S. Alessandro sappiano dire con la vita, quanto S. Francesco d’Assisi ha mirabilmente espresso nella “preghiera semplice”.

Oh! Signore, fa di me uno strumento della tua pace: dove è odio, fa ch’io porti amore; dove è offesa, ch’io porti il perdono;  dove è discordia, ch’io porti la fede; dove è l’errore, ch’io porti la Verità; dove è la disperazione, ch’io porti la speranza. Dove è tristezza, ch’io porti la gioia; dove sono le tenebre, ch’io porti la luce.

Il Signore vi benedica e vi dia pace e gioia!

Melfi, 8 febbraio 2021.

+ Ciro Fanelli

Vescovo