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OMELIE DEL VESCOVO
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“L’unzione che avete ricevuto rimane in voi”
OMELIA PER LA MESSA CRISMALE
CIRO FANELLI
VESCOVO DI MELFI–RAPOLLA-VENOSA
“L’unzione che avete ricevuto rimane in voi”
(1 Gv 21,27)
OMELIA PER LA MESSA CRISMALE
in tempo di pandemia
(Melfi – Basilica Cattedrale – giovedì 28 maggio 2020)
Eccellenza Reverendissima, Mons. Rocco Talucci,
carissimi fratelli presbiteri,
carissimi diaconi,
religiosi e religiose,
consacrati e consacrate,
seminaristi,
fratelli e sorelle,
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- dopo il lungo periodo della “prima fase” dell’emergenza sanitaria per la pandemia, che ci ha visti celebrare – con grande sofferenza da parte di tutti – senza il popolo e a porte chiuse, siamo tornati a celebrare insieme la Santa Eucaristia e questa Messa Crismale.
In questo drammatico periodo di impossibilità a nutrirci comunitariamente della Parola di Dio e dell’Eucaristia, siamo però entrati in tante case attraverso i diversi mezzi di comunicazione sociale assicurando a tutti una presenza di Chiesa e una parola di conforto, riflesso della unica nostra speranza, che è Cristo Gesù, il Signore Risorto. Grazie ad ognuno di voi, fratelli presbiteri, per aver assicurato tale presenza!
Oggi siamo qui per lodare il Signore che ci ha resi partecipi della sua consacrazione costituendoci testimoni nel mondo della sua opera di salvezza. Come ogni anno, in questa solenne circostanza, nella nostra preghiera e nel nostro affetto sacerdotale vogliamo sentire vicini tutti i confratelli assenti, perché ammalati, e in particolare ricordiamo don Vito Comodo, che ha subito ieri un intervento chirurgico; i confratelli anziani; i confratelli lontani per ragioni di ministero.
Sentiamo particolarmente vicina la Vergine Maria, come la sentirono gli Apostoli nel Cenacolo in attesa dello Spirito. Maria, segno di consolazione e di sicura speranza, in questo tempo di Covid-19 ci è stata vicinissima, ci ha fatto sperimentare la sua potente intercessione nei giorni drammatici della pandemia, tenendo lontano tante situazioni difficili e pericolose: santa Maria ci ha protetti!
A Maria, nostra Madre amatissima, diciamo il nostro “grazie” e la nostra filiale devozione; con Maria viviamo questa Messa Crismale e al termine di essa, con le parole che ho pronunciato il 3 aprile scorso dalla Cappella dell’Episcopio, rinnoveremo insieme l’atto di consacrazione della Diocesi al Cuore Immacolato e Addolorato di Maria.
2. La celebrazione della Messa del Crisma, nonostante i limiti imposti dalla pandemia, resta sempre uno dei momenti più forti ed intensi nella vita di una Chiesa Diocesana, sia perché essa è vera epifania del Corpo mistico di Cristo presente nella storia in comunione con il Vescovo, e sia perché essa è anche santa convocazione per accogliere il grande dono del Sacro Crisma e degli altri Oli benedetti, con i quali il Signore stesso accompagna il cammino del suo popolo lungo i sentieri di una testimonianza sacerdotale, regale e profetica. Nella Messa Crismale, anche quest’anno, la Chiesa gioisce e prega per i propri sacerdoti, accogliendo da essi la bella testimonianza del rinnovo delle promesse fatte nel giorno dell’Ordinazione sacerdotale in cui ci è stato consegnato, tra gli altri doni, il grande dono dell’Eucaristia.
3. Le restrizioni dovute alla pandemia, che abbiamo accolto con grande sacrificio, ma con spirito di vera responsabilità civica e morale, ci hanno per un lungo periodo di tempo privati totalmente della gioia dello stare insieme tra noi e insieme con i fedeli attorno all’altare per celebrare i divini misteri. Anche questa nostra celebrazione risente ancora, purtroppo, di queste limitazioni e restrizioni: manca di fatto il Popolo santo di Dio nella sua interezza e nella sua varietà di carismi e ministeri.
Non mancano, però, segni di speranza che già li cogliamo nelle forme di questa graduale ripresa. Possiamo anche noi dire con le parole dell’evangelista san Marco «Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi [Gesù] disse loro: “Perché avete paura? Non avete ancora fede”» (Mc 4,39-41). Con queste parole Papa Francesco è entrato la sera del 27 marzo nel racconto della “tempesta sedata”, in quel momento straordinario di preghiera solitaria in Piazza san Pietro dinanzi al miracoloso Crocifisso ligneo della Chiesa di san Marcello al Corso e all’icona della Vergine Maria, salute del popolo romano.
4. Oggi, qui nella nostra Cattedrale – pur con tutte le limitazioni del momento – quasi alla vigilia di Pentecoste, noi ministri ordinati, i seminaristi, i religiosi e le religiose, i collaboratori del servizio liturgico, siamo riuniti per proclamare la fedeltà del Signore e per rinnovare il nostro impegno a camminare con Lui nella luce e nella forza dello Spirito Santo.
Tutti avremmo desiderato e sperato che questa celebrazione potesse segnare la ripresa completa della vita sociale ed ecclesiale; tutti avremmo desiderato vedere come ogni anno la Cattedrale gremita di fedeli; esigenze superiori, però, ci portano a celebrare oggi la Messa Crismale entro la Solennità di Pentecoste.
Questo contesto celebrativo, illuminato dalla luce della imminente Pentecoste, è un forte invito a riconoscere il primato dello Spirito Santo (cfr. Papa Francesco, Omelia per la Messa Vespertina nella Vigilia di Pentecoste, 8 giugno 2019) nella nostra vita di battezzati e di ministri ordinati inviati dal Signore a testimoniare al mondo la forza dell’amore, della vita e della fede.
5. Questo primato dello Spirito, che come Chiesa siamo chiamati a confessare e a vivere con docilità, coraggio e coerenza, è la grande realtà di grazia già presente nella persona e nella missione di Gesù, che per san Luca è “l’unto nello Spirito Santo” (cfr. Lc 4,18 e At 10, 37-38), Colui che è venuto a proclamare nella potenza dello Spirito “un anno di grazia” (cfr. Lc 4, 19) e che promette di rivestire i suoi discepoli della “forza” dello Spirito (cfr. At 1, 8).
Gesù, infatti, prima della sua glorificazione e della sua ascensione, promette ai suoi discepoli lo Spirito, affinché la loro missione sia efficace ed abbia il duplice carisma di una predicazione kerigmatica e testimoniale. Nel grande discorso di addio ai suoi discepoli, riportato dall’evangelista Giovanni al capitolo 17 del suo Vangelo, Gesù non solo promette lo Spirito, l’altro Paraclito (Gv. 13, 31-16, 33 e 17, 1.26), ma ne mostra anche la sua natura personale, la relazione intima e sostanziale con il Padre e con Lui, e il legame vitale che è chiamato ad avere con la comunità cristiana: senza lo Spirito nulla è nell’uomo, nulla senza colpa!
Tutta la missione di Gesù inizia nel segno dello Spirito, nel giorno del suo Battesimo al Giordano, e dallo Spirito riceve la luce con cui attuare l’ opera messianica attraverso le parole di Isaia proclamate nella sinagoga di Nazareth: “lo Spirito del Signore è su di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione” (cfr. Lc 4, 18); la vita terrena di Gesù riceve il suggello finale nel gesto che Lui fa di consegnare lo Spirito (“emise lo Spirito”), come primizia della Redenzione (cfr. Gv 19,30).
Ma lo Spirito è anche la sorgente della lode di Gesù: lode grata e riconoscente con cui Egli, figlio unigenito di Dio, ha vissuto quotidianamente la sua intimità filiale con il Padre in una preghiera intima e prolungata (cfr. Lc 10, 21-24).
6. Gesù promette (cfr. Gv 14,16.17.26) e dona lo Spirito (cfr. Gv 20,23) ai suoi discepoli affinché nell’opera di evangelizzazione possano sentirsi realmente partecipi della sua stessa missione. I battezzati, infatti, unti dai Santi Oli, sostenuti e irrobustiti dai doni dello Spirito, consacrati nella verità (cfr. Gv 17, 17), sono chiamati a rendere presente nell’oggi della storia il Regno di Dio. Gesù, infatti, vuole continuare oggi a dire al mondo, attraverso di noi:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi» (Lc 4, 16-21 e cfr. Is 61, 1-2).
7. Questo annuncio, che è “la gioia del Vangelo” (EG 1), deve risuonare attraverso la vita dei discepoli del Risorto e ciò sarà possibile, nell’esperienza della Pentecoste. Infatti, san Pietro, alla folla radunata nella piazza di Gerusalemme, darà il grande annuncio della discesa e della presenza dello Spirito Santo:
«Gesù, Dio l’ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. Innalzato pertanto alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo che egli aveva promesso, lo ha effuso come voi potete vedere e sentire» (At 2, 32-33).
Vedere e sentire lo Spirito è possibile, secondo l’autore del libro degli Atti degli Apostoli; far vedere e sentire lo Spirito è, dunque, il grande compito affidato alla nostra testimonianza; con la nostra vita battesimale e con la gioia della nostra vita di comunione ecclesiale, noi siamo chiamati a far vedere e a far sentire ciò che lo Spirito Santo compie attraverso i discepoli del Risorto alcune azioni che consentono l’allargamento dei confini del Regno; le azioni sono fondamentalmente queste: guidare, trasformare, unire e fruttificare.
8. Noi presbiteri, carissimi fratelli, che sperimentiamo ogni giorno, al di là di ogni nostro merito, l’amicizia di Cristo come dono gratuito (cfr. Benedetto XVI, Omelia in occasione dell’imposizione del pallio ai nuovi Metropoliti, 29 giugno 2011), in quanto partecipi in un modo speciale della sua unzione di Pastore e Guida, siamo a chiamati – vivendo in questa amicizia – ad essere la sua ripresentazione sacramentale, pastorale ed esistenziale.
La nostra vita presbiterale, in quanto irradiazione dell’amicizia di Cristo – pur tra prove e difficoltà, personali e comunitarie – attraverso la nostra carità pastorale (cfr. Giovanni Paolo II, Pastores dabo vobis, n. 23), deve ogni giorno diffondere il profumo di questa santa unzione (cfr. 2 Cor 2, 15-16) e diventare – per noi stessi e per il popolo che ci è affidato – sorgente di gioia, di entusiasmo e di amore gratuito.
Questo, miei cari, – lo dico innanzitutto a me – ci libererà dal bisogno di mendicare affetti vuoti e sterili, o di difenderci dagli altri, chiudendoci in un’anaffettività algida e sprezzante (cfr. Papa Francesco, Discorso ai partecipanti alla plenaria della Congregazione per il Clero, 1° giugno 2017), e ci consentirà, invece, di trovare soprattutto nella celebrazione quotidiana dell’Eucaristia la nostra intimità con il Signore, la nostra identità profonda e il nostro ruolo di intercessori in Cristo, sommo ed eterno Sacerdote (cfr. Eb 7, 25 – 8, 6). La pandemia, mentre ci ha tolto quasi tutto rispetto all’agire ordinario pastorale, nel contempo ha evidenziato una dimensione fondamentale della nostra vocazione sacerdotale: l’essere intercessori (cfr. Libanori Mons. Daniele, La fede al tempo di Covid-19 riflessioni ecclesiali e pastorali, in Civiltà Cattolica, Quaderno 4076 pag. 163 – 176, Anno 2020, Volume II, 18 Aprile 2020).
La nostra gente deve poter percepire in ciascuno di noi che la nostra vita sacerdotale nasce e si sostanzia in un “sì” gioioso e fedele, che ci rende forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera, gioiosi nella speranza, premurosi nella carità (cfr. Rm 12, 12).
Questo “sì” sacerdotale, che tra poco rinnoveremo, è il segno di una decisione di vita irrevocabile per Cristo nell’obbedienza alla Chiesa; questo “sì” ci porterà di volta in volta, in base alle circostanze del momento presente, a incarnare ora lo stile del “pastore”, ora quello del “pescatore”, ora quello dell’ “agricoltore”.
9. Sono tre immagini, presenti nei Vangeli, che Gesù usa per evocare lo stile di azione che egli richiede agli Apostoli; ma tutte e tre queste immagini esprimono insieme anche il nostro essere radicati nell’amore di Cristo e nell’amore per Cristo, che è la carità pastorale. Il Popolo di Dio a noi ministri ordinati chiede tante cose, ma soprattutto ci chiede amore e presenza:
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- in certi momenti il popolo chiede a noi sacerdoti di essere amato con la premura e la presenza del buon pastore, che dà al gregge la sicurezza della sua guida e della sua protezione;
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- in altri momenti ci chiede di essere amato con l’energia del pescatore di uomini che sa liberare alla vita nuova in Cristo;
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- in altri ancora richiede l’amore paziente dell’agricoltore, che con cura prepara il terreno, semina e attende il raccolto, senza spaventarsi della presenza concomitante della zizzania (cfr. Mt 13, 24-30).
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10. Gli Oli dei catecumeni, degli infermi e il Sacro Crisma, e l’unzione ad essi collegata, ci ricordano che il nostro ministero sacerdotale nasce da un’unzione e non è mai riducibile ad una funzione. La prima, l’unzione, è vocazione e mistero; la seconda, la funzione, invece ha origine sempre in una autocandidatura personale e può essere svolta con lo stile della mondanità, ovvero con metodi o burocratici o rivoluzionari, che sono chiaramente antievangelici.
L’unzione nello Spirito, invece, dice elezione, evoca predilezione, provoca trasformazione (cfr. 1 Sam 16, 1-13). L’unzione nello Spirito fonda soprattutto la nostra relazione con Cristo che è la sorgente vera del nostro agire sacerdotale, regale e profetico.
L’unzione evoca, dunque, appartenenza permanete a Cristo e rende vivo il memoriale di un incontro vocazionale (1 Gv 21, 27), che ha cambiato la nostra vita, che ci ha portato a “lasciare le reti” (cfr. Mc 1, 16-20) per seguirlo e che non può essere racchiuso in un tempo e in uno spazio che sono lontani da noi.
L’unzione evidenzia, invece, una realtà che è tutta presente nel “qui ed ora” e che costituisce rispetto al nostro essere e al nostro ministero la nostra unica forza e la vera sorgente di gioia, di fedeltà e di entusiasmo apostolico.
11. Quest’anno, la vicinanza della Solennità della Pentecoste, con i timori legati alla pandemia, potrebbe portarci a chiedere al Signore tante cose, per noi stessi, per le nostre comunità, per la nostra gente, per la nostra Chiesa diocesana, tante cose. Tutte sicuramente necessarie e urgenti.
Ma, come diceva san Paolo VI, di cui domani ricordiamo la memoria liturgica, una è, invece, la cosa di cui abbiamo veramente bisogno come Chiesa, che è il dono dei doni e che senza di esso siamo veramente poveri e insignificanti, siamo come sale che perde il sapore e luce posta sotto il moggio (cfr. Mt 65, 13-15): questo dono dei doni è lo Spirito Santo (cfr. Lc 11, 5-13)!
Abbiamo bisogno – diceva san Paolo VI – di “fuoco nel cuore, di parola sulle labbra, di profezia nello sguardo” (cfr. Paolo VI, Udienza generale, 29 novembre 1972).
Spesso non ci rendiamo conto dei tanti doni con i quali il Signore arricchisce la nostra vita; tra questi doni: il dono della vita, della vocazione, della comunione ecclesiale, della Parola di Dio, dell’Eucaristia, dei Sacramenti della Fede, dei fratelli e delle sorelle. Ecco questo è il tempo favorevole, questo è il giorno fatto dal Signore, per ringraziare Lui che continuamente li elargisce al suo popolo e per ritrovarli tutti nella rinnovata effusione dello Spirito di cui siamo in attesa orante.
12. In prossimità della Pentecoste e in vista del Convegno diocesano (che avremmo dovuto celebrare tra qualche giorno, che evidentemente è rimandato a data da destinarsi) avrei voluto – come vi ho preannunciato all’inizio di questo anno pastorale – tra le altre cose, inaugurare il nuovo Consiglio Pastorale diocesano e avviare la nuova riconfigurazione della Curia diocesana, ma con questa situazione inattesa, determinata dalla pandemia, tutto è rinviato.
Posso soltanto – per ora – come vi ho anticipato nella lettera di convocazione per la celebrazione della Messa Crismale, annunciarvi il nome del confratello a cui ho chiesto di ricoprire l’ufficio di Vicario Generale: Don Mauro Gallo. A lui l’augurio più caro!
Ringrazio don Mauro per la sua disponibilità; sicuramente lo incoraggerete con la vostra vicinanza e con la vostra stima; questa sua disponibilità, come tutte le disponibilità nella Chiesa, viene posta a servizio del Signore per il comune cammino di fede, per l’edificazione della comunione e per un rinnovato slancio nell’opera di evangelizzazione. Queste scelte e questi avvicendamenti non sono scatti di carriera, ma forme con cui vivere il nostro unico ministero per il bene della Chiesa; questo incarico, come tutti gli altri, è un servizio da vivere e da interpretare in una logica di amore alla Chiesa nella gratuità, che passa attraverso il discernimento e il ministero del Vescovo.
Ringrazio anche don Vincenzo Vigilante, al quale dopo il servizio di Amministratore Diocesano, ho chiesto di affiancarmi quale Delegato vescovile ad omnia nella fase iniziale del mio servizio episcopale a Melfi.
Ringrazio tutti voi per la disponibilità, la pazienza e la benevolenza che mostrate nei miei confronti e soprattutto nei confronti del mio ministero in mezzo a voi.
Con le parole di Papa Francesco invochiamo ora lo Spirito Santo, fuoco d’amore che arde nella Chiesa e dentro di noi, affinché ci aiuti sempre ad essere docili strumenti nelle sue mani per l’edificazione del corpo di Cristo che è la Chiesa:
“Spirito di Dio,
Signore che sei nel nostro cuore
e nel cuore della Chiesa,
tu che porti avanti la Chiesa,
plasmandola nella diversità, vieni.
Per vivere
abbiamo bisogno di Te come dell’acqua:
scendi ancora su di noi
e insegnaci l’unità,
rinnova i nostri cuori
e insegnaci ad amare
come Tu ci ami,
a perdonare
come Tu ci perdoni. Amen”.
Sia lodato Gesù Cristo.
+ Ciro Fanelli
Vescovo
#chiciseparera
SE INNALZO GLI OCCHI
I giovani della diocesi di Melfi – Rapolla – Venosa – PENTECOSTE 2020
NOMINA DEL VICARIO GENERALE
DIOCESI DI MELFI–RAPOLLA-VENOSA
NOMINA DEL VICARIO GENERALE
Nel governo della Diocesi, il Vescovo diocesano, che “è il visibile principio e fondamento di unità della Chiesa particolare” (LG 23) – a norma dei cann. 471, 477 §1 e 478 §1 del CJC – è coadiuvato dal Vicario Generale, nominato liberamente, che ne sostiene l’azione, affinché con la potestà ordinaria sancita dal Diritto presti aiuto al Vescovo stesso nel governo della Diocesi.
Il nostro Vescovo, S.E. Mons. Ciro Fanelli, in data odierna, in occasione della Messa Crismale, a norma dei cann. 473 §§ 1 e 2, 475, 477, 478, 479 §§ 1 e 3, 480, 481 del CJC e alla luce del Decreto “Christus Dominus” sull’ufficio pastorale dei Vescovi nella Chiesa (CD) n. 27, ha nominato,
MONS. MAURO GALLO
Vicario Generale
e Moderatore di Curia
della Diocesi di Melfi-Rapolla-Venosa
per un quinquennio.
Il Vicario Generale dovrà caratterizzare il suo servizio secondo organicità e sinodalità, in aiuto al Vescovo per favorire e sostenere la comunione nel presbiterio, tra i vari uffici della Curia e i diversi organismi diocesani, tra il clero e il laicato, soprattutto per promuovere il cammino di una matura comunione ecclesiale e per favorire la coesione sociale nel territorio della Diocesi.
Melfi, 28 maggio 2020
VERSO LA PENTECOSTE
Prima catechesi – RISORGERE (22 aprile 2020) Seconda catechesi – CAMMINARE (29 aprile 2020) Terza catechesi – CERCARE (6 maggio 2020) Quarta catechesi – PREGARE (13 maggio 2020) Quinta catechesi – ATTENDERE (20 maggio 2020) Sesta catechesi – SCEGLIERE (27 maggio 2020)
SEI PASSI VERSO LA PENTECOSTE
PRIMO PASSO “RISORGERE” 22 aprile 2020 SECONDO PASSO “CAMMINARE” 29 aprile 2020 TERZO PASSO “CERCARE” 06 maggio 2020 QUARTO PASSO “PREGARE” 13 maggio 2020 QUINTO PASSO “ATTENDERE” 20 maggio 2020 SESTO PASSO “SCEGLIERE” 27 maggio 2020
GRADUALE RIPRESA DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE
INDICAZIONI DEL VESCOVO
CIRO FANELLI
VESCOVO DI MELFI–RAPOLLA-VENOSA
Prot. N. 12/2020/VE
INDICAZIONI
PER LA GRADUALE RIPRESA
DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE CON IL POPOLO
A SEGUITO DELL’EMERGENZA EPIDEMIOLOGICA DA COVID-19
Carissimi fratelli presbiteri,
abbiamo accolto con gioia, come già vi comunicavo nel messaggio dello scorso 8 maggio, la possibilità di poter tornare a celebrare in forma comunitaria l’Eucaristia secondo le nuove misure sanitarie indicate dal Protocollo d’intesa tra la Presidenza del Consiglio dei Ministri e la CEI.
Molte restrizioni, grazie a Dio, sono state superate: molte altre invece restano ancora in essere e siamo tenuti a rispettarle con grande responsabilità e con sincero spirito di comunione. Al fine di facilitare l’attuazione delle misure indicate nel Protocollo, ieri mattina, lunedì, 11 maggio, ho ascoltato il Collegio dei Consultori e, questa mattina, i referenti delle quattro zone pastorali.
Pur consapevole delle difficoltà connesse all’attuazione delle norme previste, Vi invito ad adottare tutti gli accorgimenti necessari per mettere in atto, nelle diverse situazioni concrete, le misure sanitarie al fine di evitare in ogni modo assembramento di persone e quindi il pericolo di contagio. L’Economato, nella persona di Don Sandro Cerone, è a disposizione per chiarificazioni e supporto.
Questa nuova fase, mentre deve vederci particolarmente attenti al rispetto delle norme vigenti – l’allerta non è stata superata – deve vederci soprattutto protesi a poter ripartire pastoralmente in modo significativo e incisivo su quegli ambiti di vita e pastorali più significativi dove la nostra gente di fatto vive, lotta e soffre.
La ragione di fondo che ci spinge, con sacrificio e con fatica ad osservare le nuove prescrizioni sanitarie, è unicamente la salvaguardia della salute di tutti. Con questa attenzione si deve infatti contraddistinguere questa ripresa graduale delle celebrazioni eucaristiche in modo contingentato con il popolo.
La ripresa graduale delle celebrazioni eucaristiche, ovvero con una partecipazione limitata del popolo di Dio (secondo criteri stabiliti nel Protocollo), sarà sicuramente un momento di gioia e un segno di speranza, ma dovrà anche essere un tempo in cui continuare ad esprimere in tutti i modi possibili la vicinanza per chi ha sofferto, e soffre, anche nelle nostre comunità, per tutte le conseguenze di questa pandemia. Non trascuriamo di considerare i notevoli danni che la pandemia sta provocando a livello sociale ed economico.
Facciamo in modo che nelle nostre celebrazioni non manchino momenti di preghiera e di ringraziamento per tutti coloro che si stanno spendendo in questa emergenza sanitaria per tutelare la salute di tutti, a partire dai medici, infermieri, protezione civile e forze dell’ordine.
Preghiamo anche per chi esercita una responsabilità nella vita politica, amministrativa ed economica, nazionale e locale, perché, sappiano offrire risposte concrete alle famiglie, ai lavoratori, ai senza lavoro, ai più poveri. Non ci sarà vera ripresa se non si tuteleranno le fasce più deboli e vulnerabili. L’economato della Diocesi sta provvedendo a contattare i singoli Parroci per un aiuto alle parrocchie in questa fase di emergenza.
Circa le attenzioni da adottare, per ora, sappiamo tutti che la materia è in continua evoluzione; pertanto, per ora, stando così la situazione, in questa nuova fase, atteniamoci alle indicazioni del Protocollo ministeriale, salvo diverse comunicazioni che sarà mia cura di farvi avere prontamente.
Per tutto il resto si abbiano come riferimento le autorità pubbliche territoriali, in particolare i Sindaci.
Si notifica che tutti i fedeli, in modo particolare gli anziani, i bambini e gli ammalti, anche in questa “Fase 2” dell’emergenza sanitaria, restano comunque permanentemente dispensati dal precetto festivo e che quindi potranno continuare a seguire le celebrazioni attraverso i mezzi di comunicazione, a cominciare dai normali canali televisivi.
Io continuerò ad offrire la celebrazione eucaristica via streaming ogni giorno alle ore 19:00 dalla Cappella del Palazzo Vescovile di Melfi fino al superamento di questa fase. In tal senso, riprendendo le celebrazioni con il popolo, sarà bene evitare che si moltiplichino celebrazioni via streaming, in quanto di fatto si è ripreso nella realtà il servizio liturgico.
Per riaprire al culto le nostre Chiese, a partire da lunedì 18 maggio, raccomando, là dove fosse necessario, la sanificazione generale, e soprattutto – nelle modalità indicate dal suddetto Protocollo – dopo ogni celebrazione, la igienizzazione dell’aula liturgica e della sacrestia. Se lo si riterrà pastoralmente e logisticamente praticabile, si potrà celebrare l’eucaristia anche all’aperto, ma sempre in accordo con le autorità civili del luogo ed osservando tutte le misure prescritte (distanze, numero massimo, dispositivi di sicurezza, ecc…). Ricordiamo ai fedeli che tali accorgimenti sanitari, per quanto gravosi possano essere, sono adottati unicamente nell’interesse e per il bene di tutti.
Pertanto, si potrà ripartire con le celebrazioni eucaristiche dal 18 maggio soltanto in quelle Chiese previamente igienizzate o se lo si riterrà opportuno anche sanificate. Ricordo che l’osservanza degli obblighi registrati nel Protocollo è sotto la responsabilità del parroco e/o rettore di chiesa.
Mentre auspichiamo che i ritmi comunitari della nostra vita di fede possano gradualmente aprirsi ad una piena normalità, dobbiamo essere anche consapevoli che, per un tempo che non possiamo prevedere, dovremo convivere con limitazioni e modalità nuove di vita sociale che l’emergenza sanitaria impone.
Circa le prescrizioni contenute nel Protocollo ministeriale, che sono da osservare sotto la diretta responsabilità civile e penale dei singoli parroci e/o rettori di chiesa, ricordo solo in modo esemplificativo alcuni accorgimenti:
- Si provveda ad igienizzare con specifici prodotti antisettici, e se lo si riterrà opportuno a sanificare, l’aula liturgica con le suppellettili e la sacrestia;
- In ogni chiesa, all’ingresso soprattutto, sia offerto l’igienizzante delle mani e si esponga un avviso riassuntivo delle norme in vigore e del numero dei fedeli per ogni celebrazione in base alla capienza massima di ogni edificio di culto e quindi anche per le esequie;
- Per le chiese non parrocchiali dove non si può assicurare l’osservanza delle prescrizioni si eviti, per ora, la celebrazione eucaristica;
- L’aula liturgica sia igienizzata con i prodotti specifici sempre al termine di ogni celebrazione, favorendo anche il ricambio dell’aria;
- Il celebrante, in vista della distribuzione della comunione ai fedeli, dopo aver curato l’igiene delle mani (con amuchina o analogo disinfettante), immediatamente prima di distribuire l’Eucaristia, indosserà la mascherina e guanti monouso;
- Le distanze di sicurezza verranno mantenute sempre ed anche durante la distribuzione dell’Eucaristia, che avverrà offrendola sulle mani dei fedeli, senza venirne a contatto. I fedeli rimuoveranno la mascherina per ricevere l’Eucaristia che sarà distribuita esclusivamente sulla mano;
- Durante tutta la celebrazione, le particole destinate ai fedeli saranno sempre coperte da un panno o altra copertura adeguata;
- Si eviterà sempre lo scambio della pace e le condoglianze in occasione delle esequie;
- Al termine di ogni celebrazione si dovrà favorire il ricambio dell’aria ed effettuare una pulizia delle superficie che entrano a contatto con i fedeli (panche e sedie) con idonei detergenti ad azione antisettica;
- Si abbia cura di assicurare sempre una particolare igienizzazione della sacrestia, dei vasi sacri e di tutte le suppellettili per la liturgia;
- I posti da occupare saranno debitamente contrassegnati con evidenti segnaposti da collocare sui banchi, per garantire il rispetto della distanza stabilita e per indicare il numero consentito dalla capienza della chiesa in base alle distanze di sicurezza;
- Per l’accesso e l’uscita dalla chiesa in occasione delle celebrazioni si lascino le porte aperte (per evitare che si tocchino le maniglie) e là dove è possibile ci sia una porta per l’ingresso e una per l’uscita.
Circa lo svolgimento delle attività parrocchiali (catechismo, oratorio, formazione, ecc…), la celebrazione degli altri sacramenti (prime comunioni e cresime, eventualmente battesimi) e l’organizzazione delle feste patronali ci si attenga a quanto già disposto e notificato con la mia lettera del 2 aprile 2020 (prot. n. 08/2020/VE), che raccoglie gli orientamenti dei Vescovi di Basilicata. Tutte le suddette attività, salvo diversa indicazione, sono rimandate fino al superamento della pandemia.
Invece, circa la celebrazione della Messa Crismale, come già vi preannunciavo, è rimandata ad una fase di maggior allentamento delle misure sanitarie, in un giorno comune per tutte le Diocesi di Basilicata, essendo la Messa in cui, con la benedizione degli Oli, vengono offerti al popolo di Dio nella sua varietà di carismi e di ministeri i segni dell’amore di Dio che radica tutta la nostra vita nel mistero della salvezza.
Ringraziamo il Signore per la riscoperta e la valorizzazione che in questo tempo c’è stata della famiglia come Chiesa domestica.
La Chiesa, in questo difficile e delicato momento, non ha mai smesso di annunciare Cristo Gesù unica nostra speranza, facendo arrivare in tanti modi la sua voce ed anche, in un certo qual modo, la sua presenza. Sforziamoci, perciò, di vivere nella fedeltà al Vangelo, con una fede che si è arricchita anche dei sacrifici per le ristrettezze e le preoccupazioni legate alla particolare situazione di emergenza.
L’attesa di riprendere pienamente il nostro cammino ecclesiale non si traduca in scelte affrettate; mostriamo pazienza, attenzione e sinergia in ogni scelta; non sentiamoci battitori liberi, ma agiamo sempre in paziente comunione, anche in relazione all’aggiunta di nuove messe: per ora non ne vedo la necessità urgente. Abbiamo, tutti, quindi, la pazienza di fare avviare questa fase senza l’aggiunta di ulteriori sante Messe rispetto a quelle previste prima della pandemia ed eventualmente, dopo un ragionevole tempo di osservazione, sentito il Vescovo, attraverso la zona pastorale, si valuterà pastoralmente come regolarsi.
Facciamo in modo che i fedeli siano accompagnati nella comprensione delle ragioni delle disposizioni che rendono attualmente possibile la riapertura delle chiese e siano posti in atteggiamento di fattiva e paziente collaborazione. Per facilitare questo lavoro di sensibilizzazione, don Sandro Cerone provvederà nei prossimi giorni alla consegna di manifesti con una sintesi delle prescrizioni contenute nel Protocollo ministeriale. Data la continua evoluzione della materia, restiamo sempre in attesa di ulteriori prescrizioni attuative da parte della CEI e del Governo, che provvederò a notificarvi.
Camminiamo insieme! Certo della vostra fraterna collaborazione, vi ringrazio per il vostro prezioso servizio e vi saluto tutti con stima e cordialità.
Melfi, 12 maggio 2020.
+ Ciro Fanelli
Vescovo
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MESSAGGIO DI MONS. FANELLI ALLE FAMIGLIE