Author:

CARITAS DIOCESANA MELFI: L’IMPEGNO NELL’EMERGENZA COVID-19

flashreport 10 marzo / 20 aprile 2020

A quasi due mesi dall’inizio dell’emergenza sanitaria per la pandemia Covid-19, la Chiesa di Melfi Rapolla Venosa propone un’analisi approfondita sui bisogni del territorio e le risposte fornite attraverso i servizi già in essere e all’attivazione di nuovi servizi allestiti appositamente. In questo flash report viene fornito un quadro dettagliato. Nel periodo specifico il nostro compito è stato quello di dare una prima risposta ai bisogni primari di famiglie e individui e di restare in ascolto dei bisogni dei più poveri e delle parrocchie per affrontare il cambiamento e le sfide poste da questa emergenza. A tal fine sono stati messi a confronto alcuni dati registrati nei vari servizi della Caritas Diocesana nello stesso periodo del 2019 con quelli del 2020. La Caritas Diocesana ha rafforzato la collaborazione con quasi tutti i Comuni della Diocesi ed ha risposto tempestivamente alle richieste che sono pervenute lì dove l’Ente locale non era nella condizione di poterle soddisfare. Allo stesso tempo, abbiamo registrato un aumento rispetto alle richieste di beni e servizi materiali, in particolare cibo e beni di prima necessità, sussidi e aiuti economici a supporto della spesa o del pagamento di bollette e affitti, sostegno socio-assistenziale, lavoro e alloggio. Nella Diocesi, oltre ai lavoratori in cassa integrazione, ci sono anche tassi di povertà e di economia sommersa molto alti soprattutto per chi lavora in nero (edili, braccianti, colf, ecc.) la situazione in questa emergenza è diventata drammatica. (report in allegato)

 

#chiciseparera


FESTA DEL LAVORO DEL PRIMO MAGGIO

MESSAGGIO DI MONS. FANELLI

CIRO FANELLI

VESCOVO DI MELFI–RAPOLLA-VENOSA

MESSAGGIO
IN OCCASIONE DELLA FESTA DEL LAVORO DEL PRIMO MAGGIO
AL TEMPO DEL COVID- 19

 Il lavoro che salva dal virus

Alcune idee per pensare al domani, perché “questa tormenta finirà”.

 Il nostro lavoro, quello che ci fa portare a casa il pane che spezziamo con i nostri figli, non verrà bloccato dal Covid-19 solo se saremo in grado, insieme, di cambiare ciò che – sino al 20 febbraio 2020 – era già inutilmente un freno al progresso spirituale e umano della nostra società.

Nel lavoro e in quel pane spezzato con i figli c’è un segno fortissimo che ci riporta all’Eucaristia: si lavora per il bene personale e degli altri, si lavora per progredire, individualmente e collettivamente, si lavora per ciò che verrà dopo. Lavorando, si ringrazia per ciò che siamo capaci di realizzare con le nostre mani, per noi e per gli altri.

  1. La visione solidale del lavoro, priorità imprescindibile

 Non c’è virus che tenga rispetto alla visione solidale e all’impegno di coloro che hanno deciso di mettere in atto buone pratiche per le future generazioni. Papa Francesco ci ha recentemente ricordato che si deve “pensare al poi, perché questa tormenta finirà e le sue gravi conseguenze già si sentono” (Lettera ai Movimenti Popolari, 12 aprile 2020).

Sono passati pochi mesi dal nostro Convegno diocesano sul lavoro. Era dicembre 2019. Oggi il mondo del lavoro sembra stravolto.

Il virus che sta colpendo la nostra società, immobilizzandoci tutti nelle case, è un virus con cui ci confronteremo per un tempo non ancora prevedibile. Ma ciò non ci esime dal programmare un “modo di vivere” e un modo nuovo di “lavorare per vivere” che possa ridurre al minimo possibile il rischio di contagio. Seguiremo diligentemente, con senso di responsabilità – come abbiamo fatto sino a oggi – le linee guida delle autorità pubbliche competenti e ci conformeremo a tali norme. Ma ciò non basterà.

  1. Programmare il nuovo

 A noi cristiani è chiesto un impegno ulteriore: quelle linee guida, quelle norme, quelle condotte debbono essere assorbite dalla nostra mentalità formatasi sul Vangelo, il quale ci insegna che insieme si sopporta meglio il peso di situazioni complicate e che insieme si trova la ragione alla speranza di un miglioramento.

Il virus, come il male, tende a farci isolare. Noi cristiani vinciamo il male se insieme ci impegniamo a comprendere la situazione, ad adattarci alle regole, a sperare nel meglio e a programmare il nuovo.

  1. Il presente decide il futuro

 Il virus ci sta indicando anche che il presente decide il futuro. Le generazioni che verranno ascolteranno da noi cosa è accaduto nel 2020. Racconteremo il dramma, la morte, le preghiere. Ma racconteremo anche ciò che abbiamo fatto per loro, per migliorare le loro condizioni di vita. Tocca a noi, oggi, decidere cosa possiamo fare per il domani. Nel lavoro e nella vita quotidiana agiamo, pensando al futuro dei nostri figli. Il Vangelo ci dice che i discepoli, dopo la risurrezione di Gesù, sono stati inviati a proclamare la buona notizia all’intera umanità. Noi siamo invitati a fare la stessa cosa, pensando che bene sommo dell’umanità è l’intero creato, che costituisce il dono grande che oggi abbiamo tra le mani e ciò che si troveranno anche i nostri figli tra le mani domani in ragione del nostro lavoro di oggi. Abbiamo una responsabilità comune nella fase di ri-costruzione post virus. E’una fase importantissima che è fatta di idee, progetti, azioni, tanta attenzione alla persona umana e alla comunità.

  1. Tre criticità da superare, insieme e con urgenza

 Quali sono i fattori sul lavoro che già bloccano inutilmente il progresso spirituale e umano?  Ne individuo almeno tre, i quali a mio avviso sono come i dardi infuocati di cui parla san Paolo (cfr. Ef 6, 16). Il primo riguarda la negligenza personale nel saper e nel sapersi formare adeguatamente rispetto alle nuove esigenze del lavoro. Il secondo riguarda l’incapacità dei sistemi pubblici e privati di guardare oltre l’immediato e di non programmare le trasformazioni che possono rendere il lavoro più dignitoso per tutti. Il terzo elemento, che spesso colpisce soprattutto i più giovani è relativo all’inerzia di non aggregarsi in organizzazioni che sappiano mediare tra interessi diversi.  Serve una mentalità nuova, – come anche la dottrina sociale della Chiesa ci insegna –    per affrontare questi tre dardi infuocati, che soffocano terribilmente il progresso umano e spirituale nel lavoro.

 Tre prospettive verso cui incamminarci

 Primo punto: la negligenza deve trasformarsi in attività propositiva nella formazione professionale. Non c’è lavoro, da quello del dirigente sino a quello più umile, in cui la formazione professionale non sia necessaria. La formazione professionale ci aiuta a cambiare in meglio, a non rimanere immobili, a pensare a come trasformare le nostre esperienze in qualcosa di nuovo e più laborioso.

Secondo punto: l’incapacità di programmazione è un male che colpisce le nostre economie locali e nazionali. Essa, invece, va trasformata in capacità di programmare. Non è possibile prevedere tutto, ma è possibile programmare l’evento anche più tragico, per assicurare una forma di reazione equilibrata. Il virus ci insegna, inoltre, che dobbiamo imparare, il prima possibile, a ripensare le nostre politiche pubbliche al fine di saper gestire tali eventi e nel contempo riuscire ad adattare il lavoro a nuove eventuali emergenze.

Terzo punto: l’inerzia va vinta favorendo l’aggregazione in gruppi organizzati che sanno creare solidarietà. Le organizzazioni dei lavoratori possono essere di grande supporto alla mutualità. Le organizzazioni tra imprese servono al Paese e alla sua visione strategica. Oggi si deve trovare un nuovo modo, anche digitale, di sapersi riunire, saper condividere le idee, di sapersi confrontare e di saper mediare nelle difficoltà che viviamo. Da soli si dà e si fa poco! Il lavoro, dopo il virus, ci chiederà un impegno particolare in queste tre traiettorie. Impariamo a cogliere il momento opportuno e impegniamoci, individualmente e collettivamente. Facciamolo per il futuro che verrà, nel quale c’è il bene di un Dio che non ci abbandona.

  1. No alla “desertificazione” sociale, economica e culturale

 Come Vescovo sento il dovere di farmi portavoce di quanti in questa nostra comunità vogliono impegnarsi per un futuro migliore e non vogliono lasciarsi condannare a nessuna forma di “desertificazione” sociale, economica e culturale. Ogni ulteriore e urgente valutazione politica, economica e sociale deve favorire, soprattutto in questo delicato momento storico, il diritto al lavoro per tutti.

Se una preghiera corale, fino ad oggi, è stata innalzata a Dio, ricco di Misericordia, affinché fermasse il dilagare della pandemia, una preghiera altrettanto forte dobbiamo, ora, rivolgere al Signore, affinché vengano adottate nuove e forti politiche sociali che rimettano il lavoro al centro, soprattutto per il mezzogiorno d’Italia e per la nostra terra di Basilicata.

Mi appello a quanti hanno a cuore il mondo del lavoro e per esso si impegnano a renderlo sempre più libero, creativo, partecipativo e solidale (Papa Francesco, Evangelii gaudium, 192). Spero fortemente che tutti coloro che desiderano un futuro diverso per la nostra terra di Basilicata, per i giovani, per le famiglie e per tutti i lavoratori possano mettersi in rete per pensare insieme al domani. Di certo la Chiesa diocesana di Melfi-Rapolla-Venosa continuerà, anche in questa circostanza, a prestare la sua voce alla propria gente e farà la sua parte per favorire il dialogo alla ricerca di soluzioni possibili e concrete per il bene comune.
Melfi, 27 aprile 2020.

+ Ciro Fanelli
Vescovo

 

#chiciseparera

“CHI AMA EDUCA”

COMUNICATO DI MONS. FANELLI

CIRO FANELLI

VESCOVO DI MELFI–RAPOLLA-VENOSA

COMUNICATO

A SEGUITO DEL TRISTE EPISODIO

AI DANNI DELLA SCUOLA BERARDI-NITTI DI MELFI

 

“Chi ama educa”

 

Il triste episodio verificatosi a Melfi la sera del 21 aprile u.s. ai danni dell’IC Berardi- Nitti ha suscitato nella Comunità di Melfi e dell’intera comunità diocesana di Melfi-Rapolla-Venosa, sentimenti d’incredulità e di rammarico, come testimoniato dai molteplici segnali di vicinanza fatti pervenire da associazioni, esponenti della società civile e da singoli cittadini, al Dirigente Scolastico, prof.ssa Filomena Guidi, ed ai suoi collaboratori.

L’evento colpisce per la modalità con la quale si è consumato, poiché emerge la volontà degli attuatori di voler danneggiare e perfino “schernire” l’istituzione scolastica. Colpisce altresì per il particolare momento storico che stiamo attraversando.

In un periodo di sofferenza globale, di timore diffuso, di smarrimento sociale in cui è importante operare nella costruzione di un nuovo sentiero di solidarietà, di rispetto e di attenzione al bene comune, episodi del genere rappresentano un’ulteriore ferita allo spirito di una comunità.

La scuola resta un baluardo nella costruzione di una comunità umana nuova e viva; pertanto, l’offesa ricevuta non deve assolutamente deprimere, seppur aggrava una situazione già complessa per gli operatori dell’istruzione e dell’educazione.

Occorre invece ripartire e ricostruire in sinergia con le istituzioni e le agenzie educative della comunità, per far comprendere con messaggi nuovi ed inclusivi che la scuola è patrimonio indispensabile per tutte le persone, soprattutto per gli ultimi.

Ad un messaggio distruttivo, occorre che la comunità risponda con messaggi d’amore.

Come ci ricorda san Giovanni Bosco, “chi ama educa”; la scuola deve contribuire a suscitare la speranza, dal momento che educare significa amare il futuro, e a testimoniare l’amore, perché educare è una scelta del cuore, e solo chi ama educa.  La scuola è sinonimo di apertura alla realtà. Andare a scuola significa aprire la mente e il cuore alla realtà, nella ricchezza dei suoi aspetti, delle sue dimensioni. La scuola ci insegna a capire la realtà e a ragionare sul modo di rispondere alle complessità del momento.

La scuola è un luogo di incontro. Perché tutti noi siamo in cammino, avviando un processo, avviando una strada. E’un luogo di incontro nel cammino. Si incontrano i compagni; si incontrano gli insegnanti; si incontra il personale assistente, s’incontra la vita. E noi oggi abbiamo bisogno di questa cultura dell’incontro per conoscerci, per amarci, per camminare insieme, per sentirci uniti nelle avversità.

Come ci ricorda Papa Francesco, “la missione della scuola è di sviluppare il senso del vero, il senso del bene e il senso del bello. E questo avviene attraverso un cammino ricco, fatto di tanti “ingredienti”… tante discipline. In questo modo coltiviamo in noi il vero, il bene e il bello; e impariamo che queste tre dimensioni non sono mai separate, ma sempre intrecciate. La vera educazione ci fa amare la vita, ci apre alla pienezza della vita!”

Quanto sono importanti, oggi, queste considerazioni!

Per questo, è del tutto evidente la straordinaria vicinanza che la Chiesa respira con il mondo della scuola, con il quale elabora ed attua strategie e soluzioni educative per la crescita di ragazzi, giovani e famiglie del nostro territorio.

La scuola e la Chiesa sono naturalmente alleate nella costruzione degli ideali che modelleranno il mondo futuro; è perciò importante comprendere insieme attentamente i mutamenti in atto, coglierne le sfide ed è necessario alimentare lo slancio e la passione verso l’impegno, alto e decisivo, di formare, anche oggi, la persona nella sua integralità.

Pertanto, come Padre e Pastore di questa Diocesi, esprimo i sentimenti di vicinanza dei cuori e d’incoraggiamento alle azioni da intraprendere  a seguito dei fatti successi da parte di tutta la Chiesa locale, del presbiterio, di tutti gli uffici diocesani e di tutte le aggregazioni laicali diocesane (movimenti, associazioni e gruppi); ringrazio l’IC Berardi-Nitti per l’importante lavoro svolto negli ultimi anni nella comunità di Melfi a sostegno di tante famiglie fragili; manifesto la piena solidarietà e la disponibilità della Diocesi di Melfi-Rapolla-Venosa a ricercare strade condivise per la crescita culturale e sociale della nostro territorio , nella reciproca consapevolezza che educare è una forma d’amore privilegiata nei confronti della propria comunità.

Melfi, 26 aprile 2020 – III domenica di Pasqua.

+ Ciro Fanelli

Vescovo

MONS. FANELLI: LETTERA PER IL TEMPO DI PASQUA

Verso la Pentecoste 2020: “… 6 passi con 6 verbi”

Carissimi,

mentre rinnovo a tutti gli auguri pasquali, vi invito a rivolgere lo sguardo verso un’altra tappa importante dell’anno liturgico: la Pentecoste.

Il cammino della Chiesa dalla Pasqua alla Pentecoste è scandito in maniera esemplare dalla liturgia ed aiuta a riconoscere nella Pentecoste non solo “una” meta importante dell’itinerario di fede personale e comunitario, ma “la” grande meta a cui tendere chi crede nel mistero grande della risurrezione di Gesù. Se la Pasqua proclama che “Cristo vive”, la Pentecoste, invece, annuncia e rivela che Egli, vivo e presente, “è operante” in mezzo a noi attraverso la “presenza dello Spirito Santo”, l’altro Paraclito (cfr. Gv 14, 16).

Lo Spirito Santo, infatti, opera nella Chiesa rendendola comunità di “discepoli-missionari”, ovvero crea sempre una duplice novità (congiunta e coessenziale): trasforma ogni relazione in comunione e rende ogni slancio in missione; dà fondamento teologale al senso di appartenenza ecclesiale e, nel contempo, genera e sostiene uno slancio missionario che sia attraente e coinvolgente.

L’itinerario quaresimale, ormai concluso, che è iniziato con il mercoledì delle ceneri, il 26 febbraio u.s., purtroppo, è coinciso quasi totalmente con la diffusione della pandemia da coronavirus e, quindi, con l’osservanza delle misure sanitarie che hanno bloccato bruscamente ogni attività per impedire la diffusione del contagio. Siamo stati tutti costretti ad una “clausura forzata”, che stiamo ancora cercando di valorizzare il più possibile. Anche quest’anno per accompagnare il cammino quaresimale ho scritto una lettera per la quaresima, “Camminiamo nella luce”. La lettera si inseriva nel cammino pastorale della Diocesi e, mentre ricordava l’obiettivo di fondo del nostro cammino ecclesiale, “Comunione e missione per una Chiesa in uscita”, voleva anche preparare il percorso verso il Convegno Pastorale del prossimo mese di giugno, che sicuramente saremo costretti a rinviare, a causa del perdurare delle misure restrittive legate all’emergenza sanitaria.

La Diocesi, all’inizio dell’anno pastorale in corso (con l’aiuto del percorso formativo unitario  – le sfide del nostro tempo, la sinodalità e la trasparenza amministrativa –  e degli itinerari formativi specifici per i singoli ambiti pastorali) ha iniziato a pensare e costruire alcuni itinerari di  “conversione pastorale” alla luce dell’Evangelii Gaudium che avrebbero dovuto condurre ad una riformulazione degli organismi di partecipazione e a delineare le nuove linee pastorali.

In questa prospettiva è stata programmata ed attuata la Settimana Biblica sul Vangelo di Matteo, che abbiamo celebrato nel mese di novembre nella Chiesa Madre di Rionero. Essa ha chiaramente evidenziato il ruolo centrale della Parola di Dio nella nostra vita spirituale personale e nella programmazione pastorale.

Anche alla luce di questa priorità che la Parola di Dio deve avere nella vita della Chiesa e del singolo cristiano, per il tempo di quaresima, ho chiesto di leggere la Prima lettera di san Giovanni Apostolo. Infatti, Papa Francesco costantemente insiste sul ruolo centrale che deve avere la Parola di Dio nella vita della Chiesa. In particolare, nella Lettera Apostolica Misericordia et misera, posta a conclusione del Giubileo Straordinario della Misericordia, ha affermato un principio fondamentale: “Attraverso la Sacra Scrittura, mantenuta viva dalla fede della Chiesa, il Signore continua a parlare alla sua Sposa e le indica i sentieri da percorrere”.

Il Papa, fortemente consapevole di questa “inesauribile ricchezza” che è la Parola di Dio per la vita stessa della comunità cristiana, confidava anche il suo “vivo desiderio che la Parola di Dio sia sempre più celebrata, conosciuta e diffusa”, invitando ogni comunità a dedicarle durante l’anno pastorale una domenica (cfr. Francesco, Lettera Apostolica Misericordia et misera, n. 7.). Questo desiderio, con la Lettera Apostolica Aperuit illis, si è trasformato nell’istituzione di una domenica della Parola di Dio, la III domenica del tempo ordinario, rendendola giornata universale.

Nella prospettiva di valorizzare queste importanti indicazioni teologiche e pastorali sul ruolo della Parola di Dio, in questo nuovo tempo che va da Pasqua fino alla Solennità di Pentecoste, potrà essere di grande aiuto a tutti meditare il libro degli Atti degli Apostoli, che possiamo leggere in famiglia, in un tempo opportuno, alla presenza di tutti i componenti.

Dalle pagine degli Atti degli Apostoli impareremo che si diventa Chiesa in uscita nella docilità all’azione dello Spirito Santo.

Le misure sanitarie, tutt’ora in vigore, ci impediscono di garantire i percorsi e le proposte formative già programmati. Questo vale anche per il cammino legato alla definizione del Progetto pastorale e al Convegno ecclesiale. Per questa ragione, mi riservo di comunicarvi, nei prossimi giorni   –  anche attraverso il sito della Diocesi –  la bozza del cammino diocesano (già approvata nel Consiglio presbiterale il 25 febbraio u.s.) che doveva coinvolgere le comunità parrocchiali, le aggregazioni laicali e gli organismi diocesani; questo itinerario avrebbe dovuto accompagnare con la ricostituzione dei consigli pastorali (parrocchiali, zonali e diocesano) e preparare il Convegno e l’inizio di una nuova fase del progetto pastorale. Questo cammino lo riprenderemo non appena sarà possibile; nel frattempo, però, per quanto ci è possibile, prepariamo le condizioni spirituali e psicologiche affinché tutto si potrà svolgere nel migliore dei modi, creando le condizioni spirituali e psicologiche più idonee. Cerchiamo pertanto di valorizzare il momento presente e di prepararci a ripartire.

In questa prospettiva il tempo di Pasqua, che abbiamo già iniziato e che ci condurrà alla Solennità della Pentecoste, sarà una grande opportunità!

Al fine di valorizzare questo tempo prezioso per la vita della Chiesa, consapevoli che “pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo”, attraverso il profilo facebook, mi impegnerò ad offrirvi in diretta oltre alla messa vespertina quotidiana, che celebrerò dalla Cappella del Palazzo Vescovile di Melfi alle ore 19,00, un itinerario di preghiera e di catechesi che ho chiamato “Verso la Pentecoste 2020 … 6 passi con 6 verbi”.

Questo percorso inizierà con la seconda settimana di Pasqua, a partire da domenica della Divina Misericordia 19 aprile, e, oltre alla celebrazione eucaristica quotidiana, si articolerà in tre appuntamenti settimanali:

  • Ogni lunedì sera alle ore 22:00: Via Lucis;
  • Ogni mercoledì alle ore 17:00 Catechesi sui “6 passi con 6 verbi verso la Pentecoste”;
  • Ogni venerdì sera alle ore 22:00: Adorazione eucaristica.

I sei verbi che identificano i “sei passi” verso la Pentecoste sono: 1) risorgere, 2) camminare, 3) cercare, 4) pregare, 5) attendere, 6) scegliere. Questi verbi costituiscono un vero e proprio cammino di rinnovamento interiore scandito da alcuni atteggiamenti essenziali per la vita cristiana e cari al card. Carlo Maria Martini, per immergerci nel mistero di Gesù morto e risorto e farci inondare della sua luce e della potenza dello Spirito Santo.

Con questa iniziativa intendiamo unirci a Papa Francesco che ci invita ad invocare lo Spirito Santo per ravvivare la gioia e la bellezza di essere Chiesa, dicendo:

«Spirito Santo, armonia di Dio, Tu che trasformi la paura in fiducia e la chiusura in dono, vieni in noi. Dacci la gioia della risurrezione, la perenne giovinezza del cuore. Spirito Santo, armonia nostra, Tu che fai di noi un corpo solo, infondi la tua pace nella Chiesa e nel mondo. Spirito Santo, rendici artigiani di concordia, seminatori di bene, apostoli di speranza».

Con l’auspicio che il Risorto, per intercessione della Beata Vergine Maria, ci otterrà una rinnovata effusione del dono dello Spirito, vi saluto e vi benedico cordialmente.

Melfi, 16 aprile 2020 – Giovedì dell’ottava di Pasqua.

+ Ciro Fanelli
Vescovo

#chiciseparera


PROSEGUE L’ATTIVITA’ DELLA CARITAS DIOCESANA

EMERGENZA COVID-19: LETTERA AI PARROCI

Carissimi Parroci,
l’emergenza legata alla diffusione del COVID-19 oltre che sanitaria, sta diventando sempre più sociale. Colpisce soprattutto chi già viveva situazioni di difficoltà o di fragilità, creando nuove situazioni di povertà.
Alla luce della lettura dei bisogni reali del nostro territorio diocesano di fronte all’emergenza sanitaria scatenata dalla pandemia di Covid-19, anche la nostra Chiesa diocesana, attraverso la Caritas, ha attivato tutte le sue dimensioni, materiali e spirituali, senza dimenticare i più poveri e vulnerabili.
Occorre evidentemente proseguire su questa linea avviando una grande gara di solidarietà e cura.
Essa anzi ha mille aspetti, mille volti, fino ad arrivare al sacrificio estremo della propria vita, come tanti medici, suore e preti stroncati dal Covid-19.
Attraverso la BCC di Gaudiano abbiamo aperto un servizio di prestito a famiglie e piccole imprese a conduzione familiare.
Tra i destinatari delle opere di carità messe in campo dalla diocesi attraverso la Caritas ci sono i malati, ma anche i lavoratori precari, le famiglie disagiate, gli anziani soli che non possono nemmeno uscire a fare la spesa e i “preferiti di Dio” che la crisi in atto rischia di far cadere nel dimenticatoio.
La crisi colpisce tutti, ma a pagarne di più le conseguenze, come sempre, sono le fasce sociali più deboli. Saremo vicini a queste fasce anche attraverso i contributi CEI destinati alle Caritas diocesane.
Abbiamo avviato un’attività di ascolto telefonico “In ascolto con il cuore” per anziani soli e persone fragili.
Abbiamo avviato contatti con la Caritas di Bergamo per far dono al Vescovo di Bergamo di alcuni ventilatori polmonari.
Manteniamo contatti con i presidi ospedalieri presenti sul territorio diocesano e con il carcere per offrire, nelle modalità che riterranno necessarie, contributi qualora insorgessero emergenze.
Circa quanto concretamente ad oggi è stato fatto possiamo relazionare nel modo seguente.
1) La Caritas diocesana, grazie all’impegno dei volontari, non cessa di garantire i propri servizi rimodulandoli alla situazione contingente, operando in condizioni via via più difficili sempre con le opportune precauzioni (mascherine, guanti, ingressi contingentati, ecc).
a. In molti casi si è dovuto far fronte a problematiche nuove. Abbiamo attivato servizi domiciliari per la distribuzione di beni alimentari, numeri telefonici dedicati per raccogliere i bisogni delle persone costrette in casa, anziani soprattutto.
b. In quasi tutti i comuni la Caritas collabora con i C.O.C (Centro Operativo Comunale). Sono organismi di supporto ai Sindaci, quali autorità di protezione civile, per la direzione ed il coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza alla popolazione in caso di calamità.
c. Nei Comuni dove opera il Centro di Ascolto le attività di aiuto vengono svolte dagli operatori in collaborazione con i Parroci, mentre negli altri comuni direttamente dalle Caritas Parrocchiali con l’aiuto ed il sostegno della Caritas Diocesana.

2. In molti casi si sono resi necessari, certamente si renderanno ancora, interventi straordinari rispetto al passato.
a. Una delle necessità più urgenti resta proprio quella degli aiuti alimentari. Già prima di questa emergenza i Centri d’Ascolto e le Caritas parrocchiali avevano erogato beni e servizi materiali (viveri, vestiario, prodotti per l’igiene personale, ecc.) in loro dotazione proveniente dai prodotti della FEAD.
b. In questo periodo tutte le Caritas segnalano purtroppo un aumento significativo delle richieste di aiuti alimentari dal 20 al 50%, nelle varie forme in cui sono stati rimodulati i servizi.
c. Fondamentale è dunque la collaborazione con i supermercati, lì dove ci sono, con carrelli per le donazioni perché consente di reperire beni di prima necessità.

3. Lì dove ciò non è possibile diventa necessario l’acquisto e la distribuzione dei viveri e di altri beni materiali. Si chiede di documentare le spese attraverso fatturazione in modo da poter documentare le somme erogate ed il loro utilizzo.

4. Questa emergenza ci deve far sentire tutti uniti e solidali e non ci stancheremo di starvi accanto nelle modalità che riterrete opportuno.
a. Come comunità ecclesiale siamo chiamati a pensare nuove forme di carità e, come ci ha ricordato Papa Francesco, a “riscoprire e approfondire il valore della comunione che unisce tutti i membri della Chiesa”.
b. Per far fronte a questa emergenza, che vede ancora una volta esposte le persone più fragili, la Caritas Diocesana rinnova l’appello a tutti alla solidarietà concreta invitando a sostenere – direttamente o per suo tramite – le iniziative e gli interventi mirati in favore delle persone in difficoltà e in condizioni sempre più precarie.

5. E per questo ha già lanciato, subito dopo il decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri circa le misure sanitarie da adottare per contenere il diffondersi del contagio da Covid-19 la Campagna “LA CONCRETEZZA DELLA CARITÀ: DONARSI E DONARE” LA DIOCESI DI MELFI-RAPOLLA-VENOSA E L’EMERGENZA COVID-19 presentata in un comunicato dalla Diocesi del 24 marzo 2020 ed inviatovi per posta elettronica.

IL DIRETTORE CARITAS                                                                                                                           IL VESCOVO
Dott. Giuseppe Grieco                                                                                                                          + Mons. Ciro Fanelli

Per far fronte a questa emergenza, che vede ancora una volta esposte le persone più fragili, la Caritas Diocesana rinnova a tutti l’appello alla solidarietà concreta invitando a sostenere le iniziative e gli interventi mirati della Diocesi in favore delle persone in difficoltà e in condizioni sempre più precarie. È possibile sostenere gli interventi, utilizzando il bonifico bancario (causale “Emergenza Coronavirus”) tramite:
INTESTAZIONE: DIOCESI DI MELFI RAPOLLA VENOSA CARITAS DIOCESANA
BANCA: BANCA CREDITO COOPERATIVO DI GAUDIANO LAVELLO – FILIALE DI MELFI
IBAN: IT 39 O 08554 42100 000000 403566

PASQUA 2020

MESSAGGIO DI S.E. MONS. CIRO FANELLI Il fuoco di Gesù è il suo amore nei nostri cuori! La certezza della Risurrezione è la garanzia che questo fuoco non si spegnerà mai e incendierà tutti i cuori! Santa Pasqua! Il vostro vescovo + don Ciro