Care sorelle e Cari fratelli,
quest’anno il tradizionale messaggio di invito alla Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (SPUC) ha molte più firme del solito. La decisione è stata presa nella seconda “Conversazione spirituale tra Chiese cristiane in Italia”; una terza è già in programma per il 16 giugno 2025. A Napoli, il 21 gennaio, tutte le Chiese firmatarie si uniranno in un incontro ecumenico nazionale che, nel 2026, avrà la forma di un Simposio nazionale. Nel 2025 ricorre l’anniversario della formulazione del Credo di Nicea (325), millesettecento anni. Le nostre Chiese riconoscono nelle sue formulazioni una compiuta espressione della fede cristiana che tutte condividono. Questo ci ricorda che a monte delle nostre storie, diverse e spesso divise, delle nostre diverse prospettive, c’è la stessa vocazione da parte dell’unico Signore Gesù Cristo, che tutti chiama all’obbedienza della fede. La comunione che viviamo, il dialogo che promuoviamo e l’unità che cerchiamo non sono dunque basate sui nostri buoni propositi, ma sulla comune chiamata a ricevere e testimoniare l’amore di Dio in Cristo. Al centro della Settimana di quest’anno c’è la domanda che Gesù rivolge a Marta nel racconto della resurrezione di Lazzaro: “Credi tu questo?” (Giovanni 11,26). Riceveremo anche noi, insieme, questa domanda, la stessa per tutti e posta dall’unico Signore, e saremo chiamati insieme a riflettere sulla nostra fede, sulla nostra testimonianza e sul nostro servizio, e a rispondere, ognuno e tutti. Disponiamoci dunque a condividere la gratitudine per la vocazione che abbiamo ricevuto e a rispondere alla domanda di Gesù a Marta, chiedendo allo Spirito di allargare i nostri cuori, di aprire le nostre menti, di orientare i nostri passi e di farci vivere la realtà della fraternità che supera le nostre storie particolari. Che il nostro incontrarci provenendo da strade diverse possa anche essere una testimonianza in tempi sempre più conflittuali.
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Giubileo diocesano dei Fidanzati
2 febbraio 2025 ore 16.00 - Chiesa di San Rocco Venosa
Carissimi,
il nostro Vescovo Mons. Ciro Fanelli desidera vivere l’Anno Giubilare anche con i fidanzati che si preparano al sacramento del matrimonio. Come Ufficio Diocesano per la Pastorale familiare vi invitiamo a farvi promotori del Giubileo dei Fidanzati che si terrà domenica 2 febbraio a Venosa a partire dalle ore 16.00 con raduno presso la Chiesa di San Rocco. I nubendi avranno la possibilità di attraversare la Porta Santa del Santuario Giubilare della SS. Trinità e, successivamente, di dialogare con il nostro Vescovo.
Vi chiediamo, come già anticipatovi nel nostro messaggio dello scorso novembre, di comunicare questo particolare appuntamento alle coppie di nubendi dei percorsi prematrimoniali che si svolgono in parrocchia e di incoraggiare la loro partecipazione accompagnandole anche come sacerdoti e coppie guida. Vi aspettiamo, sperando in una nutrita partecipazione vista l’importanza che il Vescovo dà a questo incontro.
Saluti
Matilde Calandrelli e Raffaele Tummolo
Direttori Ufficio Famiglia Diocesano
Il coraggio di capovolgere la piramide
Pubblichiamo, per gentile concessione, il testo dell’intervento di S.E. REV.MA MONS. FELICE ACCROCCA, Arcivescovo Metropolita di Benevento, tenutosi il 10 gennaio 2025 durante l’incontro: “Aree interne: Nuove forme pastorali capaci leggere il presente e generare un cambiamento” presso l’Aula Consiliare del Comune di Melfi.
Il coraggio di capovolgere la piramide
Melfi (PZ), 10 gennaio 2025
Sembra impossibile, eppure cose che per alcuni sono scontate, per altri rischiano (drammaticamente) di diventare inutili e oziose, quasi si tratti di questioni di lana caprina, visto che le sentono tanto lontane da loro mentre ben diversi sono i problemi avvertiti come essenziali.
Sono le aree interne a colmare il divario tra nord e sud
E questo non tra nord e sud del mondo, ma nella stessa nazione, nella stessa regione, finanche nella stessa provincia: basti pensare che in Campania, dove vivo, la provincia di Caserta confina a sud con l’hinterland napoletano – perciò con la zona a più alta intensità abitativa d’Europa – e a nord-est con il Molise, dove la densità abitativa è invece tra le più basse in assoluto. Tutta la parte interna della Campania, del resto, è caratterizzata da territori in preda allo spopolamento, minacciati da un declino che sembra inarrestabile, affetti da un costante desiderio di fuga, con paesi che continuano a perdere gli abitanti più giovani, nei quali non si trovano quasi più negozi e dove da tempo le scuole, le poste e altri servizi essenziali hanno chiuso i battenti.
La Campania, peraltro, non è la sola regione a presentare simili contraddizioni. Una gran fetta d’Italia è stretta nella morsa di analoghi problemi e non solamente quella povera (di mezzi e d’infrastrutture) del centro o del sud, ma anche quella ricca del nord, dove in molte zone cinghiali e caprioli sopravanzano in gran numero le persone: è sulle aree interne che l’Italia finalmente si eguaglia, senza più differenze. La gente si ammassa nelle periferie delle grandi città, spopolando le aree collinari e montane; l’economia e l’alta finanza favoriscono questi flussi per tanti motivi, non da ultimo perché le masse anonime sono più facilmente manipolabili e la politica – persa dietro i sondaggi, divenuti ormai pane quotidiano – sembra incapace di pensare oltre la stretta contingenza, riducendosi molto spesso a rincorrere un immediato consenso.
L’urbanizzazione – meglio, la metropolizzazione – progressiva della popolazione italiana (ma la questione assume confini planetari) sta così causando la lenta morte d’interi territori, con grave danno per tutto il Paese; come nel corpo umano la necrosi di parte del tessuto organico costituisce infatti un danno grave per l’intero organismo, lo stesso avviene quando ci si trova di fronte all’abbandono di una parte del territorio: è la nazione intera a subirne detrimento, perché un territorio non presidiato dall’uomo è inevitabilmente sottoposto a una pressione maggiore delle forze della natura, con il rischio – facile da prevedere – di nuovi e accresciuti disastri ambientali, nonché di assistere alla perdita di una parte significativa di quell’immenso patrimonio artistico-architettonico che fa dell’Italia intera un museo a cielo aperto.
Strutture idonee a stabilire connessioni umane
Nel maggio 2019 i vescovi della Metropolia beneventana dettero l’allarme (cf. doc. Mezzanotte del Mezzogiorno? Lettera agli Amministratori): rifiutando l’idea che ormai i giochi fossero fatti e l’unica possibilità rimasta fosse una sorta di accanimento terapeutico finalizzato a ritardare, quanto più possibile, la morte dei propri territori, esortarono ad agire non in maniera disorganica o, ancor peggio, scomposta, ma attraverso una progettualità profetica, con «un progetto strategico di lunga gittata che miri a privilegiare l’interesse comune, il quale solo può consentire il benessere di tutti, singole persone come enti locali». Non volevano arrogarsi compiti non propri, piuttosto proporre un metodo che, in politica come in economia, tenesse fermo il primato della comunione. Prese avvio allora un percorso che ha avuto i suoi sviluppi (si può, al riguardo, consultare il sito www.faare.org).
Essi erano – e sono tuttora – convinti che un serio progetto per le aree interne potrebbe senz’altro avere ricadute positive, anche sul piano economico, per tutta la nazione. In un contesto in cui i rapporti umani sono più forti e stabili che non negli agglomerati urbani o – peggio ancora – nelle grandi metropoli, risultano difatti più facili anche quei legami di solidarietà che in altri contesti lo Stato deve impegnarsi a garantire con grosso dispendio economico e non sempre con efficienza e – ancor meno – con efficacia. Nei piccoli Comuni, molte persone si prendono cura dei vicini anziani, vigilando su di loro a distanza, come faceva Miriam, la sorella di Mosè, quando il fratello infante, posto in un cesto dalla madre, fu affidato alla Provvidenza. Ebbene, quante persone potrebbero vivere in modo più dignitoso e sereno la propria vecchiaia in questi territori invece che in tante case di riposo, e quanto beneficio economico ne trarrebbe lo Stato se vi fosse un progetto serio per rivitalizzare queste terre?
Illuminante, in proposito, è il film di Riccardo Milani, Un mondo a parte, che attraverso la vicenda di Michele Cortese, un maestro elementare il quale, dopo aver insegnato trent’anni nella periferia romana, con bimbi disinteressati e finanche minacciosi, chiede l’assegnazione provvisoria presso una scuola di Rupe, nell’alta Val di Sangro (si tratta in realtà di Opi, un paesino vicino Pescasseroli, nel Parco nazionale d’Abruzzo).
Nell’estate 2023 scrissi un articolo per una rivista delle scuole per l’infanzia, sostenendo che quella prima esperienza scolastica, in area interna, favorirebbe nei piccoli lo sviluppo di una struttura idonea alle connessioni umane, di un carattere più pronto ad affrontare le difficoltà agendo in autonomia, più idoneo a resistere alle sempre più pervasive pressioni dei social.
Non dobbiamo infatti dimenticare che i nostri ragazzi sono oggi abilissimi nello sviluppare rapporti in rete, ma poco attrezzati per quanto riguarda anche le più banali relazioni nella vita civile, al punto da apparire del tutto incapaci ad affrontare un impiegato dietro a uno sportello, dimostrandosi tanto impreparati a spiegare de visu, a voce e con calma, un reclamo, quanto sono invece abili a gridare la loro rabbia sui social. È quindi di una struttura idonea a stabilire connessioni umane che le persone hanno soprattutto bisogno, di un pensiero capace di elaborare criticamente le notizie per risultare meno manipolabili, per poter agire in autonomia limitando il più possibile i condizionamenti esterni. Ebbene, ritengo che, a tal fine, sia più facile porne le basi in una scuola dell’infanzia collocata in area interna.
Lo stesso potrebbe dirsi per tante attività educative finalizzate a favorire un rapporto diverso con l’ambiente, a sviluppare una mentalità non predatoria, ma dialogica, con i beni che la natura pone a disposizione dell’uomo (ancora una volta esemplare, in tal senso, è il film – già citato – di Riccardo Milani). Nei piccoli centri delle aree interne, a proposito, si potrebbe più facilmente abituare i piccoli al contatto con gli animali: far vedere loro i pulcini o addirittura i vitellini appena nati, far capire loro con quanto amore gli animali proteggono e nutrono i piccoli e che, in natura, uccidere uno dei genitori significa, automaticamente, condannare a morte anche la prole. Tutto ciò rappresenterebbe un miglioramento importante anche per la vita di tanta popolazione anziana.
Una questione decisiva: capovolgere la piramide
Le potenzialità sopraccennate, tuttavia, resteranno lettera morta se mancheranno i collegamenti tra il centro e la periferia. Perché mai un giovane dovrebbe trattenersi in un piccolo paese dell’entroterra fino a quando questo non sarà comunque facilmente collegabile con altri centri dove poter trovare quel che gli manca? Perché non assecondare il desiderio di novità che, soprattutto in età giovanile, è forte già di per sé? Credo che ogni discorso sia destinato a restare senza futuro fin quando non si rovescerà la piramide, fino a quando, cioè, nell’impiantare i servizi non si seguirà un criterio diametralmente opposto a quello che fino ad ora si è di norma seguito.
Mi spiego. Nel costruire nuove strade, nuove reti telematiche, si parte abitualmente dal centro per dirigersi poi verso le periferie, con il rischio – per nulla evitato – che alle periferie non si arrivi e invece ci si fermi a metà strada, per motivi che tutti ben conosciamo: le lentezze burocratiche rallentano spesso i lavori, i prezzi lievitano al punto che il preventivo fatto in partenza dev’essere rivisto e il finanziamento previsto non basta più a coprire le spese, facendo sì che i lavori restino incompiuti. Cosa che si è spesso già verificata e – facile profezia – si verificherà ancora, facendo sì che le zone più lontane e meno servite debbano subire penalizzazioni ulteriori.
Viceversa, capovolgendo la piramide, partendo cioè dalle periferie, sarebbe impossibile lasciare sprovvisto il centro: infatti, non si potrebbero certo lasciare Napoli, Roma o Torino sprovviste di banda larga (e di fatto non lo sono), quando ne fossero stati provvisti i piccoli paesi del Sannio e dell’Irpinia, dell’entroterra reatino, delle valli piemontesi più interne e lontane (che molte volte – troppe! – fanno in realtà fatica ad accedere alla rete in modo veloce e competitivo). Faccio un esempio, piccolo e poco noto, ma che tocca direttamente la mia terra: la strada Fortorina è nata per collegare Benevento a San Bartolomeo in Galdo ed aprire così anche un canale veloce tra Pietrelcina, patria di san Pio, e San Giovanni Rotondo, dove il santo frate è vissuto a lungo e dove riposano le sue spoglie. Se quella strada la si fosse iniziata a costruire partendo da San Bartolomeo in Galdo, cioè dalla periferia, oggi sarebbe ultimata, in quanto finché non avesse raggiunto il capoluogo di provincia sarebbe stata ritenuta di fatto inservibile. Viceversa, si decise di partire da Benevento e così, dopo decenni, il tratto ultimato si ferma attualmente a San Marco dei Cavoti, corrispondente a poco meno della metà del percorso originariamente previsto.
Basti questo per dire che finché non si rovescerà la prospettiva – ciò che starebbe a significare anche un cambio radicale di mentalità –, la distanza tra centro e periferia sarà destinata ad accrescersi sempre più, con ulteriore impoverimento delle aree giù più isolate.
Tuttavia, ciò non si verificherà senza una politica forte, capace d’imporre all’alta finanza scelte che l’alta finanza da sola non farà mai, perché contrarie ai propri interessi. Perché mai, infatti, le ditte, per installare la banda larga, dovrebbero partire da zone con pochi clienti riservando a un secondo momento la copertura di quei territori dove la popolazione invece si addensa? In una parola, perché partire dall’osso quando si può subito azzannare la polpa? Solo una politica forte, degna di questo nome, con un’alta visione di quello che è il proprio ruolo e il proprio compito, potrebbe imporre scelte, facendosi valere non solo di fronte ai potentati economici, ma alla maggioranza stessa della popolazione. Purtroppo – l’ho detto già, e non me ne vogliano i politici presenti – mi sembra che a dettar legge siano invece i sondaggi, che richiedono continuamente di aggiustare il tiro per riguadagnare il consenso eventualmente perduto.
Altre questioni da affrontare
Mi permetto inoltre di porre una questione ulteriore, che potrà essere valutata e discussa – qualora se ne riconoscesse la fondatezza – da chi ha la competenza e l’autorità per farlo: molte cose potrebbero in effetti cambiare se il criterio del numero degli abitanti non fosse l’unico in base al quale assegnare le risorse; seguendo tale criterio, infatti, le Aree interne, povere di popolazione, finiscono per ritrovarsi prive di risorse, e ciò anche se molte volte debbono provvedere a territori vasti, spesso collinari o montani, dove l’orografia rende le comunicazioni più difficili e – quindi – più dispendiose. Perché non tener conto, quando si assegnano le risorse, anche della superficie e della tipologia del territorio a cui la popolazione che ne beneficia deve provvedere?
E non sarebbe possibile istituire tassazioni differenziate per categorie che, lavorando in zone e con volumi diversi, producono anche guadagni fortemente variegati? È giusto, infatti, tassare allo stesso modo un bar situato nel centro di Roma, magari all’uscita delle grandi stazioni ferroviarie o metropolitane, che alle otto di mattina ha fatto già centinaia di caffè e venduto altrettanti cornetti, e i bar dei nostri piccoli paesini che alla sera di caffè ne avranno fatti sì e no poche decine?
È chiaro, però, che questo richiede anche un tributo da parte della nostra gente: se si vuole che i piccoli esercizi continuino a vivere in tanti piccoli paesi, perché – mantenendo viva la dimensione sociale – contribuiscono in modo determinante alla qualità della vita, è infatti necessario che tutti siano disposti ad aggiungere al prezzo da pagare anche un ulteriore tributo in grado di compensare quella qualità di vita che i piccoli esercizi mantengono alta, dal momento che un esercizio commerciale non è soltanto un locale in cui si fanno acquisti, ma un punto naturale d’incontro che offre alla gente delle ragioni di vita. Quando un negozio chiude è un pezzo di paese che muore; quando i negozi non ci saranno più, non ci sarà più neppure il paese. Con tutta evidenza, un piccolo negozio non può tuttavia essere competitivo nei prezzi con un grande centro commerciale: non si può pensare, allora, che gli abitanti dei piccoli paesi facciano spesa nei grandi centri commerciali salvo poi acquistare in loco quelle poche cose che ci si è dimenticati di prendere in città; essi dovranno quindi essere disposti a far vivere i loro negozi pagando qualcosa in più, perché da quelli non acquistano solo prodotti, ma ricevono qualità di vita.
Imparare a lavorare in rete
C’è poi un altro aspetto sul quale riflettere e lavorare insieme. Il primo ostacolo da superare – a livello sia ecclesiale che civile – resta difatti la difficoltà a costituirsi in rete, a unire le forze, giacché l’orizzonte ristretto ha spesso spinto a scelte individuali piuttosto che a fare gioco di squadra, con il risultato paradossale di vedere Comuni molto vicini tra loro costruire nuovi edifici scolastici quando né gli uni né gli altri avevano bambini sufficienti per riempirli. E lo stesso può dirsi a livello ecclesiale, con la moltiplicazione di strutture che poi finiscano per restare inutilizzate. Se cediamo alla tentazione di voler fare tutto da soli per dire a tutti che siamo più bravi degli altri, andremo incontro a un suicidio collettivo: ogni Comune non potrà avere tutto, perché quand’anche trovasse i fondi per realizzare una qualsiasi struttura, non li avrebbe poi per mantenerla in vita. Lo stesso discorso vale per le parrocchie e – ad alcuni livelli – anche per le diocesi. Dobbiamo agire uniti pensando che l’insieme non sia un solo Comune o una sola parrocchia, evitando di mettere in piedi duplicati che non potremo mantenere, servendoci gli uni delle strutture degli altri, spostandoci anche, quando è necessario, perché ormai ci si sposta per ogni cosa (ci si sposta anche nelle grandi città o nelle metropoli, con la differenza che lo spreco di tempo e lo stress che là ne derivano risultano moltiplicati).
Una pastorale per le Aree interne
Cammin facendo, si è andata inoltre manifestando in maniera crescente l’esigenza di mettere a fuoco la questione anche da un punto di vista più strettamente pastorale, poiché le aree interne si trovano a fronteggiare problemi del tutto diversi da quelli con cui sono chiamate invece a misurarsi le aree urbane o metropolitane o turistiche: molti piani pastorali disegnati a livello nazionale, in realtà, sono più tagliati per una dimensione cittadina che non per le zone dell’entroterra (ad esempio, si discute spesso dell’impiego nella pastorale catechistica dei mezzi audiovisivi quando in simili realtà mancano i bambini, dell’utilizzo di Internet quando nei piccoli paesi si fatica ad avere la rete WiFi, di pastorale familiare quando il più delle volte le giovani famiglie sono una vera e propria rarità…).
È per questo che ogni anno (nell’estate 2024 si era già al quarto appuntamento), decine di vescovi (quest’anno erano oltre trenta, provenienti da tredici diverse Regioni italiane, dal Piemonte fino alla Calabria, Sicilia e Sardegna, con la partecipazione dei vertici della CEI, vale a dire del Cardinale Presidente, Matteo Zuppi, e del Segretario Generale, Giuseppe Baturi) si ritrovano per due giorni a Benevento al fine di avviare un confronto con l’obiettivo, se non di enucleare una pastorale per le aree interne, almeno di abbozzarne qualche linea.
Certo, in queste zone – e soprattutto al sud – sembra avere ancora una forte presa la religiosità popolare con le sue tradizioni e i suoi riti che, in molte circostanze, finiscono per prescindere da un vissuto di fede: ci si deve dunque domandare come valorizzare l’esistente, purificando evidenti anomalie ed evitando, al tempo stesso, di gettare quanto vi è di buono assieme all’acqua sporca. Ugualmente complessa da affrontare è la possibilità di vedere nei flussi migratori, sempre più frequenti, un sostegno per i molti paesi oggi soggetti a un decremento progressivo della popolazione, dato che una simile evenienza pone il problema di pensare una pastorale attenta alle relazioni ecumeniche e interreligiose che, allo stato attuale, è in gran parte ancora sulla carta.
“Un mondo a parte”
Mi avvio a chiudere tornando, ancora una volta al bel film di Milani, il cui grido di battaglia è «La montagna lo fa», cambia cioè persone e cose (anche se non sempre, sia detto per onestà, le migliora). Trasferitosi nella piccola scuola di montagna di Rupe, il maestro elementare Michele si trova davanti pochi alunni – una pluriclasse con prima, terza e quinta elementare – in una scuola che rischia di chiudere i battenti e per mancanza d’iscritti e per la tragica lotta scatenatasi tra poveri pure accumunati dal medesimo destino, cancro pervasivo che spinge a dividere le forze piuttosto che ad unirle: a minacciare la scuola di Rupe sono infatti anche le mire del preside dell’istituto comprensivo e, soprattutto, del sindaco del paese vicino di poco più grande, il quale non esita a ricorrere a colpi bassi pur di raggiungere il proprio obiettivo. Si tratta allora di salvare la scuola da un possibile accorpamento, al fine di evitare che il paese faccia la fine di Sperone, un altro piccolo agglomerato di case abbandonato da tutti i suoi abitanti dopo che la scuola era stata chiusa.
Il vero male da combattere è tuttavia la rassegnazione, «che si mangia a morsi, come la scamorza», e la frammentazione, generata da piccole invidie e dal comportamento rinunciatario dei più, che spinge perfino a desiderare il fallimento di chi vorrebbe invece reagire: «E così sono tutti contenti. Tutti perdenti, tutti contenti», dice la vicepreside Agnese a Michele nel commentare la decisione di Duilio, un giovane che ha invece deciso di restare motivando la sua scelta con una semplice affermazione difficile da contrastare: «Perché io qua sto bene mae’! Perché devo andare via da casa mia?».
L’impresa nella quale si coalizzano tutti (personale scolastico, istituzioni e paesani), sarà perciò quella di salvare la scuola aggregando ai pochi alunni del posto bimbi ucraini e nordafricani (quest’ultimi ormai di seconda generazione, pienamente padroni del dialetto locale). «La montagna lo fa»! E in effetti a Rupe Michele diventa un altro: da idealista con i piedi per aria, decontestualizzato (capace di citare ai genitori di Duilio, contrariati dalla decisione del figlio, concetti sulla «restanza» tratti dal libro di Vito Teti), si trasforma in una persona sicura di sé, decisa a tutto pur di raggiungere l’obiettivo.
Il film è ben condotto, anche se con qualche caduta, e gli attori si rivelano all’altezza della situazione, non solo per la bellissima prova offerta da Antonio Albanese (il maestro Michele) e Virginia Raffaele (la vicepreside Agnese), ma anche da tutti quegli interpreti non professionisti, piccoli e grandi, che arricchiscono il quadro, a volte traendo spunto da storie reali, come quella di Duilio, il quale – proprio come nel film – ha davvero messo su un’azienda agricola che produce cereali («I primi cinque chili di lenticchie te li compro io», gli promette Agnese, che l’incoraggia nell’impresa). La stessa parlata dialettale, libera da fronzoli e pudori, va dritta al cuore dei ragionamenti e delle cose. Con Un mondo a parte, Milani mette così il dito sulla piaga, trattando questioni che dovremo affrontare anche noi, rimboccandoci le maniche tutti insieme.
Una parola per concludere
C’è bisogno d’intelligenza politica e d’intelligenza pastorale per ravvivare luoghi in cui la vita rischia di finire e dove – paradossalmente – essa può invece assumere una qualità superiore: perché i giovani che lasciano i loro paesi per i grandi centri, non vanno certo ad abitare a piazza Navona a Roma o nella zona centrale e più chic di Milano; vanno, essenzialmente, a infoltire l’anonimato delle periferie. È dunque qui, nelle Aree interne, dove la vita non vuole morire, che si gioca il futuro della nazione. Da allora, da quel maggio 2019, quando i vescovi – intervenendo sulla questione – ruppero un silenzio che era divenuto assordante, il tema è divenuto ormai quasi di moda. C’è da augurarsi che esso assuma la sua centralità anche nell’agenda del governo e la questione venga finalmente affrontata con rigore, intelligenza e, soprattutto, con una progettualità a lungo raggio.
+Felice Accrocca
Arcivescovo Metropolita di Benevento
La parola N. 6 dicembre 2024
La parola... con le nostre parole
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L’editoriale
“La famiglia è famiglia”
Bentrovati nel nuovo numero del nostro giornale diocesano. Il tema che abbiamo voluto mettere al centro per accompagnarci in questo trimestre è la famiglia. “Non possiamo qualificare una famiglia con concetti ideologici, non possiamo parlare di famiglia conservatrice e di famiglia progressista. La famiglia è famiglia!» Dice Papa Francesco nella lettera inviata al presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, in vista dell’Incontro mondiale del 2015 a Filadelfia negli Stati Uniti. Ed è sulla famiglia che abbiamo immaginato la costruzione di questa edizione che abbraccia anche il periodo di Natale. E Natale, si sa, è famiglia. A partire da quella di Nazareth, la prima chiesa domestica, il modello da imitare. Ma cosa accade nelle chiese domestiche di oggi? Nel tempo che stiamo vivendo la famiglia è ancora una comunità credente ed evangelizzante? Abbiamo cercato di dare una lettura del mondo che ci circonda a partire dalla nostra Diocesi con la preziosa riflessione del Vescovo S.E. Mons. Fanelli che, ancor di più in questo “tempo difficile e complesso”, ci regala una similitudine di grande bellezza “la comunità cristiana deve avere il sapore della famiglia e la famiglia il profumo della chiesa”. E l’analisi della famiglia nel nostro tempo prosegue con il ricco approfondimento dei direttori dell’Ufficio Diocesano Pastorale Familiare, Matilde Calandrelli e Raffale Tummolo, dal titolo emblematico “Famiglia…bella sfida!”. Un articolo davvero interessante che si arricchisce dell’intervista a Emma Ciccarelli e Pier Marco Trulli, collaboratori dell’Ufficio Nazionale Famiglia della Conferenza Episcopale Italiana. Non solo. In questo numero troverete l’inaugurazione della Mensa Solidale “La casa di Marta e Maria” a Melfi, una casa e una famiglia per tutti coloro che ne hanno necessità. Troverete la giornata del fanciullo e la settimana biblica, ma parleremo anche della prosecuzione della visita Pastorale e di Pro Loco tra promozione culturale e custodia delle tradizioni.
Come diceva Madre Teresa di Calcutta “Se vuoi cambiare il mondo, vai a casa e ama la tua famiglia”. Buona lettura!
Lucia Nardiello
Direttore Responsabile
Aree interne: Nuove forme pastorali capaci leggere il presente e generare un cambiamento
Venerdì 10 gennaio 2025 ore 16.30 Aula Consiliare del Comune di Melfi - INCONTRO CON MONS. ACCROCCA, Arcivescovo di Benevento
La Diocesi di Melfi-Rapolla-Venosa si appresta, tramite l’ufficio diocesano per la pastorale sociale e della legalità e il MEIC, ad avviare un tavolo di riflessione e di dialogo sul tema delle Aree interne. La riflessione principale sarà tenuta da S.E. Mons. Felice Accrocca, Arcivescovo di Benevento. Tra gli attori di questo confronto oltre alla Chiesa locale sono stati coinvolte le istituzioni, il mondo della politica, del sindacato e delle realtà associative presenti sul territorio.
L’Arcivescovo Accrocca svilupperà il tema delle “aree interne” nella prospettiva di offrire criteri per individuare “Nuove forme pastorali capaci leggere il presente e generare un cambiamento”.
L’evento si terrà il 10 gennaio 2025 presso la Sala Consiliare del Comune di Melfi. Il tema di quest’anno si raccorda sia con il percorso di ascolto e di discernimento del cammino sinodale diocesano e sia con la Visita Pastorale del Vescovo Fanelli. L’attenzione a saper leggere il presente per generare un cambiamento significa prendersi cura della speranza, quale via per rigenerare la vita sociale.
L’incontro intende offrire un momento di riflessione e condivisione con gli amministratori locali e le altre forze sociali presenti sul territorio anche in preparazione al Giubileo del 2025. La riflessione sulle Aree interne nella diocesi di Melfi-Rapolla-Venosa è il frutto di un processo di ascolto e partecipazione che ha coinvolto da un quinquennio la comunità ecclesiale.
L’evento, organizzato è frutto di diversi incontri di riflessione e condivisione tra gli uffici dell’ambito della Pastorale sociale e della legalità, il MEIC, le associazioni, i movimenti e realtà della diocesi.
Il Vescovo Fanelli ha invitato all’evento con queste parole: “Dobbiamo sentire tutti l’urgenza di denunciare l’abbandono di una parte rilevante del territorio nazionale e, in pari tempo, il bisogno di ravvivare luoghi in cui la vita rischia di finire”. Il Vescovo ha inoltre ribadito che “nessuna strada conduce al futuro se non incrocia le aree marginali che rappresentano la maggior parte del territorio italiano e che, accomunate da criticità, sono depositarie di straordinaria ricchezza”.
Venerdì 10 gennaio, alle ore 16,30, l’assemblea sarà aperta con i saluti istituzionali e dall’intervento autorevole dell’Arcivescovo di Benevento S.E. Mons. Felice Accrocca. La seconda parte dell’incontro prevederà una serie di interventi per approfondire varie dimensioni della vita sociale e pastorale del territorio del Vulture Melfese fortemente segnato dalle difficoltà dello stabilimento Stellantis di San Nicola di Melfi. La problematica del lavoro è una delle preoccupazioni più urgenti e più incidenti sulla vita sociale delle comunità, delle famiglie e dei giovani.
L’assemblea si concluderà con l’intervento del Vescovo S.E. Mons. Ciro Fanelli, il quale ribadirà “la consapevolezza della Chiesa che le cosiddette Aree interne possono diventare un trampolino di lancio per una rinascita di tutti quei territori oggi segnati da tante criticità a vantaggio anche dell’intero sistema nazionale”.
Giubileo 2025
Le chiese giubilari
INDICAZIONI PER IL GIUBILEO 2025
Pellegrini di Speranza
DIOCESI DI MELFI – RAPOLLA – VENOSA
INDICAZIONI PER IL GIUBILEO 2025
“Pellegrini di Speranza”
Il Giubileo indetto dal Papa per il 2025 sarà un’occasione di Grazia, in cui sperimentare intensamente la gioia del tornare a Dio, dell’appartenere alla Chiesa, dello sperare insieme a tutta l’umanità un mondo nuovo, più giusto e più fraterno.
Vengono indicate alcune modalità con le quali la Diocesi propone di celebrare il Giubileo:
- Le giornate indicate dalla Santa Sede. La Santa Sede ha predisposto un calendario tematico, dedicando singole giornate ad alcune categorie specifiche di persone, con proposte che si articoleranno in diversi momenti e in differenti luoghi di Roma.
- Il pellegrinaggio diocesano a Roma indicato dal Vescovo: il pellegrinaggio diocesano del 16-17 GIUGNO 2025 presso la Basilica di San Paolo Fuori le Mura, il Giubileo regionale degli adolescenti il 25-27 APRILE 2025
- Le chiese giubilari designate in ogni Zona Pastorale della nostra Diocesi, nella quale, comunitariamente o singolarmente, sarà possibile ricevere l’indulgenza plenaria alle condizioni indicate dalla Penitenzieria Apostolica. Nelle chiese giubilari verrà offerta, con particolare disponibilità, la possibilità di celebrare il Sacramento della Riconciliazione. In nessuna chiesa diocesana è prevista l’apertura di una porta santa.
- Le “adorazioni eucaristiche” che il Vescovo presiederà lungo l’anno in ogni chiesa giubilare della nostra Diocesi.
- Le proposte per le parrocchie, le associazioni, i gruppi: sia quelle che giungeranno attraverso gli uffici della Curia diocesana, sia quelle che le diverse realtà decideranno di organizzare, per le quali i soggetti diocesani competenti sono a disposizione.
La Curia diocesana è a disposizione per l’assistenza alle parrocchie o ai gruppi attraverso il delegato vescovile don Angelo Grieco
IL CALENDARIO DEL SANTO PADRE
La Santa Sede ha predisposto un calendario tematico, dedicando le singole giornate ad alcune categorie specifiche di persone.
La Porta Santa sarà come nella tradizione solo a Roma all’ingresso delle quattro Basiliche Papali. Il Papa ha deciso l’apertura di una Porta Santa anche all’interno del carcere di Rebibbia.
Il Santo Padre presiederà la celebrazione eucaristica nelle date indicate dalla Santa Sede. Al venerdì e al sabato vengono proposte per ogni giornata tematica delle iniziative specifiche di animazione o di celebrazione in diversi luoghi di Roma. I dettagli saranno aggiornati sul sito iubilaeum2025.va o sulla app. corrispondente (sia per Android che per Ios).
Ogni settimana si terrà l’udienza pubblica al mercoledì. Altre Udienze pubbliche sono state aggiunte al sabato nelle seguenti date: 11 gennaio; 01 febbraio; 15 febbraio; 01 marzo; 15 marzo; 5 aprile; 10 maggio; 31 maggio; 14 giugno; 6 settembre; 27 settembre; 4 ottobre; 25 ottobre; 8 novembre; 22 novembre; 6 dicembre; 20 dicembre.
Calendario delle giornate giubilari a Roma
- 24 dicembre 2024 – Apertura Porta Santa della Basilica di San Pietro
- 24-26 gennaio 2025 – Giubileo del Mondo della Comunicazione
- 8-9 febbraio – Giubileo delle Forze armate
- 16-18 febbraio – Giubileo degli Artisti
- 21-23 febbraio – Giubileo dei Diaconi
- 8-9 marzo – Giubileo del Mondo del volontariato
- 28 marzo – 24 ore per il Signore
- 28-30 marzo – Giubileo dei Missionari della Misericordia
- 5-6 aprile – Giubileo dei Malati e del Mondo della Sanità
- 25-27 aprile – Giubileo degli Adolescenti
- 28-30 aprile – Giubileo delle Persone con disabilità
- 1-4 maggio – Giubileo dei Lavoratori
- 4-5 maggio – Giubileo degli Imprenditori
- 10-11 maggio – Giubileo delle Bande
- 16-18 maggio – Giubileo delle Confraternite
- 24-25 maggio – Giubileo dei Bambini
- 30 maggio-1 giugno – Giubileo delle Famiglie, Nonni e Anziani
- 7-8 giugno – Giubileo dei Movimenti e delle Associazioni
- 9 giugno – Giubileo della Santa Sede
- 14-15 giugno – Giubileo dello Sport
- 20-22 giugno – Giubileo dei Governanti
- 23-24 giugno – Giubileo dei Seminaristi
- 25 giugno – Giubileo dei Vescovi
- 25-27 giugno – Giubileo dei Sacerdoti
- 28 giugno – Giubileo delle Chiese Orientali
- 28 luglio-3 agosto – Giubileo dei Giovani
- 28 luglio-3 agosto – Giubileo dei Giovani
- 15 settembre – Giubileo della Consolazione
- 20 settembre – Giubileo degli Operatori di giustizia
- 26-28 settembre – Giubileo dei Catechisti
- 8-9 ottobre – Giubileo della Vita consacrata
- 11-12 ottobre – Giubileo della Spiritualità mariana
- 18-19 ottobre – Giubileo del Mondo missionario
- 30 ottobre-2 novembre – Giubileo del Mondo Educativo
- 16 novembre – Giubileo dei Poveri
- 21-23 novembre – Giubileo di Cori e delle corali
- 14 dicembre – Giubileo dei Detenuti
- 6 gennaio 2026 – Chiusura Porta Santa della Basilica di San Pietro
I pellegrinaggi di parrocchie, associazioni, gruppi
Don Angelo Grieco e i collaboratori del progetto Policoro sono a disposizione di parrocchie e dei gruppi per consigliare e facilitare i percorsi, interfacciandosi con la Segreteria del Giubileo presso la Santa Sede.
La Carta del Pellegrino
Per tutti coloro che vanno a Roma, sia in gruppo che in modo personale, sia per una giornata giubilare ufficiale che per un pellegrinaggio autonomo è necessario avere la Carta del Pellegrino. È una carta digitale gratuita e nominale che si acquisisce esclusivamente registrandosi al portale iubilaeum2025.va o tramite la corrispettiva app ufficiale (per android o per ios).
Dopo aver inserito i propri dati si riceve un CODICE QR identificativo-personale o un “account” sulla app. C’è la possibilità anche di avere un solo codice per un intero gruppo, intestato al responsabile.
Attraverso la Carta del Pellegrino è possibile prenotare l’accesso alla Porta Santa (scegliendo data e orario) o chiedere i posti per le celebrazioni e iscrivere agli eventi proposti nei fine settimana secondo le diverse tematiche.
Il portale consente poi di modificare i dati delle prenotazioni secondo eventuali esigenze che si presentassero in avvicinamento alla data scelta.
È possibile chiedere inoltre sostegno in caso di presenza di persone disabili o con particolari esigenze sanitarie.
Alla carta del Pellegrino sono infine abbinati alcuni servizi o agevolazioni ad esempio sconti sui trasporti, sugli alloggi, per la ristorazione. La riduzione del costo del biglietto varrà anche per i musei, gli eventi culturali e la mobilità urbana.
GIUBILEO DIOCESANO
Tutte le parrocchie, possibilmente accompagnate dal parroco, sono invitate a partecipare al GIUBILEO DELLA DIOCESI il:
- 16-17 giugno 2025 presso la Basilica di San Paolo Fuori le Mura
- Ogni parrocchia, i gruppi le associazioni o movimenti possono scegliere di partecipare entrambi i giorni oppure solamente 17 giugno.
- Ogni parrocchia si organizza personalmente per i pullman per il pranzo e volendo il pernottamento.
- La diocesi ha prenotato 900 posti.
- L’appuntamento per tutti è presso la Basilica di San Paolo per la celebrazione Eucaristica delle ore 11.00
- Ogni parrocchia, i gruppi le associazioni o movimenti, (almeno 40 giorni prima) dovrà comunicarci il numero e i dati personali di ogni partecipante per provvedere alla registrazione.
- Le parrocchie, i gruppi le associazioni o movimenti, per ogni partecipante si impegna a versare la somma di 10,00 euro per la realizzazione di un gadget (sacca, foulard, libretto per la preghiera e la Messa)
- Per venire in aiuto alle parrocchie, i gruppi le associazioni o movimenti, il Vescovo ha costituito un gruppo di supporto che sarà disponibile per affiancare gli organizzatori e provvederà alla registrazione dei partecipanti.
- I contatti del gruppo di supporto sono:
tel. 3278254411 e la mail diocesimelfi.giubileo@gmail.com
LE CHIESE GIUBILARI DELLA DIOCESI
Il Santo Padre nella Bolla di indizione del Giubileo “Spes non confundit, la speranza non delude” concede ad ogni Vescovo la facoltà di istituire in ogni diocesi alcune chiese giubilari, nelle quali è possibile ricevere l’indulgenza plenaria.
Il nostro Vescovo Ciro ha stabilito che ci sia una chiesa giubilare in ogni Zona Pastorale della Diocesi.
Le chiese giubilari nella nostra diocesi sono:
- La Cattedrale di Melfi
- Il Santuario della SS. Trinità in Venosa
- Il Santuario di San Donato in Ripacandida
- Il Santuario della Madonna di Pierno in San Fele
La Penitenzieria Apostolica ha indicato che potranno ricevere l’indulgenza nelle chiese giubilari i fedeli che:
- veramente pentiti e mossi da spirito di carità
- purificati attraverso il sacramento della penitenza
- prendano parte ad una celebrazione eucaristica facendo la comunione,
- oppure vivano momenti di preghiera come l’adorazione eucaristica, il rosario, la via crucis o altre celebrazioni,
- o nella preghiera personale recitino almeno il Padre Nostro, la Professione di fede, un’invocazione a Maria e elevino una invocazione per le intenzioni del Papa.
L’indulgenza potrà essere applicata anche in forma di suffragio per i defunti.
È altresì ben noto che segno peculiare e identificativo dell’Anno Giubilare, così come tramandato sin dal primo Giubileo dell’anno 1300, è l’indulgenza che “intende esprimere la pienezza del perdono di Dio che non conosce confini” (cfr. n° 23), attraverso il Sacramento della Penitenza e i segni di carità e speranza (cfr. nn° 7-15).
Apertura diocesana del Giubileo
Papa Francesco aprirà la Porta Santa nella Basilica Vaticana di San Pietro nella Messa della notte di Natale il 24 dicembre 2024, inaugurando ufficialmente il Giubileo. Il 26 dicembre aprirà una porta santa nel carcere di Rebibbia, come segno di carità e di speranza. Domenica 29 dicembre il Santo Padre aprirà la Porta Santa di San Giovanni in Laterano, cattedrale della sua diocesi di Roma, chiedendo che ogni Vescovo nella sua diocesi si unisca in comunione nella celebrazione.
Il 1° gennaio 2025, Solennità di Maria Santissima Madre di Dio, verrà aperta la Porta Santa della Basilica papale di Santa Maria Maggiore. Infine, domenica 5 gennaio sarà aperta la Porta Santa della Basilica papale di San Paolo fuori le Mura.
Per quanto riguarda la nostra diocesi:
APERTURA SOLENNE DEL GIUBILEO IN DIOCESI
- Rapolla Con-Cattedrale, sabato 28 dicembre, ore 18.30
- Venosa Con-Cattedrale, domenica 29 dicembre, ore 11.00
- Melfi Cattedrale, domenica 29 dicembre, ore 18.00
CHIUSURA SOLENNE DEL GIUBILEO IN DIOCESI
Rapolla Con-Cattedrale, sabato 27 dicembre 2025, ore 18.30
Venosa Con-Cattedrale, domenica 28 dicembre 2025, ore 11.00
Melfi Cattedrale, domenica 28 dicembre 2025, ore 18.00
Le celebrazioni giubilari diocesane
In ricorrenze particolari o per giornate tematiche o per categorie specifiche il Santo Padre ha concesso che il Vescovo possa donare l’indulgenza plenaria giubilare in una celebrazione da lui presieduta, attraverso la benedizione papale.
Ogni Zona Pastorale vivrà nelle chiese giubilari con il Vescovo Ciro una “adorazione eucaristica” nell’orizzonte giubilare.
- Presso il Santuario della SS. Trinità in Venosa GIOVEDI 13 FEBBRAIO 2025
- Presso il Santuario di San Donato in Ripacandida GIOVEDI 20 MARZO 2025
- Presso la Cattedrale di Melfi GIOVEDI 24 APRILE 2025
- Presso il Santuario della Madonna di Pierno in San Fele GIOVEDI 22 MAGGIO 2025
Altre modalità per ricevere l’indulgenza
La Penitenzieria Apostolica, su mandato di Papa Francesco, indicato altri modi con cui si può ottenere l’indulgenza:
- intraprendendo un pellegrinaggio verso le Basiliche Papali di Roma;
- facendo un pellegrinaggio in Terra Santa (auspicando la pace) o alcuni luoghi spirituali significativi (tra questi ad esempio Assisi, Loreto, Pompei);
- coloro che vivono gravi impedimenti di salute e non possono fare pellegrinaggi o partecipare a celebrazioni, possono ricevere l’indulgenza offrendo le loro sofferenze o disagi unitamente alla preghiera;
- l’Anno Giubilare chiama ognuno ad essere segno tangibile di speranza per tanti fratelli e sorelle che vivono in condizioni di disagio (Spes non confundit, 10): i fedeli siano stimolati a compiere opere di carità riscoprendo le opere di misericordia corporale e spirituale;
- allo stesso modo i fedeli potranno conseguire l’indulgenza giubilare se si recheranno a rendere visita per un congruo tempo ai fratelli che si trovino in necessità o difficoltà (infermi, carcerati, anziani, diversamente abili), quasi compiendo un pellegrinaggio verso Cristo presente in loro;
- l’indulgenza plenaria giubilare potrà essere conseguita anche mediante iniziative che attuino in modo concreto e generoso lo spirito penitenziale e di misericordia che è come l’anima del Giubileo:
- riscoprendo il valore penitenziale del venerdì;
- astenendosi, in spirito di penitenza, almeno durante un giorno da futili distrazioni (reali ma anche virtuali, indotte ad esempio dai media e dai social network) e da consumi superflui e devolvendo una proporzionata somma in denaro ai poveri;
- sostenendo opere di carattere religioso o sociale, in specie a favore della difesa e protezione della vita in ogni sua fase e della qualità stessa della vita, dell’infanzia abbandonata, della gioventù in difficoltà, degli anziani bisognosi o soli, dei migranti che abbandonano la loro terra alla ricerca di una vita migliore per se stessi e per le loro famiglie;
- dedicando una congrua parte del proprio tempo libero ad attività di volontariato, che rivestano interesse per la comunità o ad altre simili forme di personale impegno.
I volontari del Giubileo
È possibile offrire la disponibilità a Roma per una o più settimane, aiutando lungo le vie di pellegrinaggio che portano alle Porte Sante delle quattro Basiliche Pontificie o in altri servizi necessari nelle varie circostanze, con l’intenzione di essere testimone di ciò che l’Anno Santo rappresenta.
Il servizio è a titolo libero e gratuito, senza fini di lucro. Il volontario si impegna a svolgere i compiti che gli vengono assegnati dalla Segreteria Organizzativa del Giubileo, sulla base delle esigenze logistico-operative. Dovrà provvedere alle spese di viaggio per e da Roma, mentre sarà cura del Dicastero per l’Evangelizzazione garantirgli vitto e alloggio durante il periodo di servizio.
Per essere volontario del Giubileo è necessario essere maggiorenni e avere una lettera di presentazione del parroco. Per la presentazione della candidatura e per avere indicazioni specifiche è possibile rivolgersi a don Angelo Grieco e ai collaboratori del progetto Policoro.
IL LOGO DEL GIUBILEO
Il logo del Giubileo può essere usato liberamente solo per le attività pastorali delle parrocchie. Se si avesse necessità del formato in alta definizione va chiesto in Curia al delegato diocesano. È invece richiesta dalla Santa Sede la concessione dell’autorizzazione – ottenibile tramite don Angelo Grieco – qualora il logo ufficiale del giubileo servisse per oggetti, per eventi non espressamente pastorali, per attività di gruppi o istituzioni non siano espressamente parrocchiali, per iniziative che potrebbero avere fini economici o che riguardino la collaborazione con aziende o soggetti commerciali o enti turistici.
LA PREGHIERA DEL GIUBILEO
Papa Francesco ha offerto questa preghiera:
Padre che sei nei cieli,
la fede che ci hai donato nel tuo figlio Gesù Cristo, nostro fratello,
e la fiamma di carità effusa nei nostri cuori dallo Spirito Santo,
ridestino in noi, la beata speranza per l’avvento del tuo Regno.
La tua grazia ci trasformi in coltivatori operosi dei semi evangelici
che lievitino l’umanità e il cosmo,
nell’attesa fiduciosa dei cieli nuovi e della terra nuova,
quando vinte le potenze del Male, si manifesterà per sempre la tua gloria.
La grazia del Giubileo ravvivi in noi Pellegrini di Speranza,
l’anelito verso i beni celesti
e riversi sul mondo intero la gioia e la pace del nostro Redentore.
A te Dio benedetto in eterno sia lode e gloria nei secoli. Amen.
Mons. Fanelli a San Nicola di Melfi
Colloquio con i dirigenti Stellantis su problemi e prospettive per i lavoratori
CIRO FANELLI
VESCOVO DI MELFI – RAPOLLA – VENOSA
COMUNICATO
Colloquio con i dirigenti Stellantis su problemi e prospettive per i lavoratori
Il 19 dicembre u.s., nell’ambito di un rinnovato dialogo e nella costruzione di relazioni positive con i Sindacati e con le Aziende, mi sono recato nello stabilimento Automotive Stellantis di Melfi per incontrare la dirigenza, nelle persone dell’Ing. Nicola Intrevado e del Dr. Giuseppe Messinese.
L’incontro è stato molto importante e ha messo al centro le grandi difficoltà che oggi vivono i lavoratori e le lavoratrici dell’area industriale di Melfi. Il ritrovato dialogo con tutte le parti Sociali Istituzionali Nazionali e Locali , ma soprattutto l’annuncio da Parte di Stellantis che tre dei quattro modelli di automobili che verranno costruite nello stabilimento di Melfi già annunciati precedentemente saranno prodotti oltre che nella versione elettriche anche nella versione Mild Hybrid, pongono le basi per un futuro fatto di nuovi investimenti, ma soprattutto della certezza che lo stabilimento di Melfi è e sarà ancora centrale nelle dinamiche del settore automotive In Italia ed in Europa.
Sicuramente siamo ancora molto preoccupati per i tempi di attuazione dei nuovi modelli, che costringeranno ancora i lavoratori, soprattutto quelli dell’indotto e della logistica, a soffrire per la perdita salariale data dagli ammortizzatori sociali. Riteniamo però che la strada intrapresa possa essere quella giusta per dare nuovo impulso al futuro di Melfi e all’intera Regione Basilicata
Il nostro appello a tutti gli attori coinvolti è che bisogna dialogare di più, mettere da parte ogni tipo di personalismo e far sì che la comunità intera lavori tutta nella stessa direzione. In questa logica faremo la nostra parte per far sì che le istituzioni, i partiti, i sindacati e la curia possano lavorare congiuntamente per il futuro di tutte le famiglie della Basilicata.
Melfi, 20 dicembre 2024
+ Ciro Fanelli
Vescovo
Ufficio Catechistico Diocesano
Ufficio Catechistico Diocesano
Documenti
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Convegno catechistico regionale di BASILICATA – Matera, 05-06 ottobre 2024
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Il cammino sinodale delle Chiese di Basilicata – Relazione di Simona Loperte
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Il catecumenato, modello ispiratore dell’azione pastorale parrocchiale – Relazione di Don Jourdan Pinheiro
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Tutte le slide dell’intervento di Don Jourdan Pinheiro
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Identità e funzione del lettore, dell’accolito, del catechista – Relazione di don Mario Castellano
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Il ministero della catechesi nella missione della Chiesa – Relazione di Mons. Franco Giulio Brambilla
Ufficio Catechistico Regionale
Ufficio Catechistico Diocesano
Eutanasia:quali limiti per la medicina?
9 dicembre 2024 ore 16.00 - Parrocchia Sacro Cuore Venosa
Lunedi prossimo, 9 dicembre alle ore 16:00, presso il Salone parrocchiale del Sacro Cuore in Venosa, si svolgerà un Convegno sul tema dell’Eutanasia. L’incontro è stato programmato dall’Ufficio della Pastorale della salute con la collaborazione dell’Ufficio della Pastorale sociale della Diocesi di Melfi – Rapolla – Venosa, in occasione della Visita pastorale di S. Ecc.za Mons. Ciro Fanelli per la Zona di Venosa.
Per tale significativa circostanza, interverrà il Prof. Antonio Gioacchino Spagnolo dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma.
Ecco di seguito il programma