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Prima Assemblea sinodale delle Chiese in Italia

Assemblea Sinodale Italiana

Prima Assemblea sinodale delle Chiese in Italia

Un’esperienza di Chiesa viva e in cammino

Dal 15 al 17 novembre 2024 una nostra delegazione diocesana ha partecipato alla Prima Assemblea sinodale delle Chiese in Italia, svoltasi a Roma all’interno della suggestiva Basilica Papale di San Paolo Fuori le Mura. Questo luogo, dal profondo valore simbolico e storico, fu sede dell’annuncio del Concilio Vaticano II da parte di papa Giovanni XXIII, avvenuto il 25 gennaio 1959, e ospiterà il Giubileo della nostra diocesi, il 17 giugno 2025. Partecipare alla Prima Assemblea sinodale ci ha consentito di immergerci in un’esperienza di Chiesa viva, accogliente e profondamente umana. Roma, cuore pulsante della cattolicità, ci ha accolto con la sua bellezza e spiritualità, mentre i volti dei partecipanti, provenienti da ogni angolo dell’Italia, riflettevano la ricchezza e la diversità della nostra comunità di fede. Fin dal primo momento, si respirava un clima di unità e partecipazione, un desiderio autentico di ascoltare e camminare insieme. Ogni intervento, ogni dialogo, ogni momento di preghiera collettiva sembrava costruire un mosaico di esperienze, speranze e sogni che trovava il suo centro nella figura di Cristo. La sinodalità, nella sua essenza, era visibile e concreta: un cammino condiviso, fatto di ascolto reciproco e discernimento comunitario. Particolarmente intensi sono stati i lavori sinodali. Le giornate si sono articolate in momenti di confronto e riflessione su temi centrali per il futuro della Chiesa: corresponsabilità, missione e la sfida di essere una Chiesa “in uscita”. Le relazioni sono state ispiranti, ricche e profonde. Si è percepito che ogni voce aveva un peso, che ogni esperienza portava una luce unica per il cammino comune. Ciò che più ha colpito è stato il profondo senso di accoglienza e di rispetto per ogni contributo, indipendentemente dalla provenienza o dal ruolo ecclesiale di ciascuno. I lavori sinodali non sono stati solo teorici, ma ricchi di esperienze concrete: le sintesi dei tavoli sinodali hanno narrato di inclusione sociale, di pastorale nelle periferie, e di nuovi modi di vivere l’annuncio del Vangelo, che faccia comprendere come la Chiesa sia davvero viva e operativa nelle situazioni più diverse. Frutto dell’Assemblea sarà l’elaborazione, da parte del Comitato Nazionale del Cammino sinodale, di uno strumento di lavoro, le cui schede verranno consegnate alle diocesi per un discernimento comunitario e i cui risultati saranno oggetto di studio in vista della prossima Assemblea sinodale, che si terrà dal 31 marzo al 4 aprile 2025. La preghiera è stata centrale in ogni fase dell’Assemblea. Non sono mancati momenti di intensa spiritualità. Le celebrazioni eucaristiche, la liturgia delle ore e le preghiere comunitarie ci hanno ricordato che tutto il nostro cammino parte da Cristo e conduce a Lui. Pregare insieme è stato un segno tangibile della cattolicità della Chiesa, un’esperienza che ha rafforzato la consapevolezza di essere parte di una comunità più grande, chiamata a camminare con fiducia verso il futuro. Partecipare all’Assemblea sinodale è stato trasformante, molto più di un evento ecclesiale: è stata una vera esperienza di comunione e trasformazione personale. Tornando a casa, il cuore è pieno di gratitudine e speranza. Gratitudine per aver visto una Chiesa che sa ascoltare, includere e camminare con tutti; speranza per un futuro in cui la sinodalità non sarà solo un tema, ma uno stile di vita per ogni comunità cristiana. Portiamo con noi volti, storie, e una domanda, che sembra risuonare come una chiamata: “Cosa può fare ciascuno di noi per rendere il Vangelo ancora più vivo nelle nostre comunità?”. Questa Assemblea non è stata solo un incontro, ma una vera tappa di crescita spirituale e comunitaria, un’esperienza che resterà nel cuore come testimonianza di una Chiesa sempre in movimento, guidata dallo Spirito e innamorata del suo Signore.

I delegati don Mauro Gallo, Donatina Allamprese e Teresa Sperduto

I delegati diocesani don Mauro Gallo, Donatina Allamprese, Teresa Sperduto

I delegati diocesani don Mauro Gallo, Donatina Allamprese, Teresa Sperduto

Inaugurazione della Mensa Solidale “La casa di Marta e Maria” a Melfi

Domenica 17 novembre 2024 ore 13 presso il locali della Caritas Diocesana

In occasione della Giornata Mondiale dei Poveri, domenica 17 novembre, presso i locali della Caritas Diocesana di Melfi, si terrà l’inaugurazione della mensa solidale “La casa di Marta e Maria”.

L’evento avrà inizio alle ore 13 e saranno presenti S.E. Mons. Ciro Fanelli, il Sindaco di Melfi, Giuseppe Maglione, e l’assessore alle politiche sociali, Luigi Spera.

Questo progetto rappresenta un desiderio che la Caritas diocesana inseguiva da tempo e testimonia per noi di Caritas un segno tangibile della presenza di Dio tra noi.

La cerimonia di inaugurazione si aprirà con la preghiera di benedizione, a cui seguirà un pranzo speciale che vedrà riuniti volontari, ospiti e tutti coloro che abitano la casa. La mensa è un luogo di accoglienza aperto a tutti, a chi vive nella solitudine, a chi è in difficoltà economiche, a chi non ha affetti, per ricreare un clima familiare autentico.

“La casa di Marta e Maria” è un invito a vivere un’esperienza di condivisione e incontro, rivolto anche alle famiglie che desiderano avvicinarsi alla realtà delle persone in difficoltà, per conoscerle e dare loro un volto.

Abbiamo scelto il nome “casa” proprio perché evoca un ambiente di dimora, di famiglia, un vero e proprio luogo da abitare. Ma è anche un richiamo alla casa biblica di Marta e Maria, simbolo di servizio e ascolto, dove la comunità può ritrovare un senso di appartenenza e solidarietà.

Questa importante iniziativa, che si inserisce nel contesto della Giornata Mondiale dei Poveri, promossa da Papa Francesco.

È un’opera segno per spronare tutti a rinnovare il  nostro impegno verso i più bisognosi e contribuire  a costruire una società più giusta e fraterna.

VI SETTIMANA BIBLICA DIOCESANA – Il Vangelo di Giovanni. Il libro dei segni

Dal 25 al 28 novembre 2024 a Rionero in Vulture, presso la Chiesa di San Gerardo, a partire dalle ore 18:30

CIRO FANELLI

VESCOVO DI MELFI – RAPOLLA – VENOSA

 

VI SETTIMANA BIBLICA DIOCESANA

“Giovanni: il Vangelo della Gloria”

25 – 28 novembre 2024

 

Carissimi,

a partire dal prossimo 24 dicembre la grazia del Giubileo verrà ad illuminare il nostro cammino ecclesiale. Come tutti i Giubilei, esso ci apre alla Speranza e alla gioia dell’incontro con la Misericordia di Dio, chiamandoci a viverla nella riconciliazione e nel perdono, con Dio e con gli altri.

Papa Francesco ha scelto come titolo del prossimo anno giubilare un versetto della Lettera di San Paolo ai Romani: “La speranza non delude” (5, 5).

Il Santo Padre nella bolla di indizione Spes non confundit così si esprime: «Tutti sperano. Nel cuore di ogni persona è racchiusa la speranza come desiderio e attesa del bene, pur non sapendo che cosa il domani porterà con sé. L’imprevedibilità del futuro, tuttavia, fa sorgere sentimenti a volte contrapposti: dalla fiducia al timore, dalla serenità allo sconforto, dalla certezza al dubbio. Incontriamo spesso persone sfiduciate, che guardano all’avvenire con scetticismo e pessimismo, come se nulla potesse offrire loro felicità. Possa il Giubileo essere per tutti occasione di rianimare la speranza. La Parola di Dio ci aiuta a trovarne le ragioni» (SnC, 1).

Il credente in Cristo risorto è colui che, in virtù della propria fede, è chiamato a percorrere come pellegrino le strade del mondo, illuminato dalla luce della Parola di Dio, per farsi tessitore di fraternità e costruttore di riconciliazione.

La Settimana Biblica Diocesana, che quest’anno giunge alla VI edizione, è una grande opportunità per la nostra Chiesa locale in tutte le sue componenti per riscoprire l’importanza e il valore della Sacra Scrittura nella vita cristiana, come pure il rapporto tra Parola di Dio e vita comunitaria. È, come ogni anno, un’occasione unica per raccoglierci come popolo di Dio attorno alla Sacra Scrittura, rinnovando una delle dimensioni essenziali della vita cristiana: l’ascolto.

Il tema della prossima Settimana Biblica, in continuità con quella dello scorso anno, è: “Giovanni: il Vangelo della Gloria”. Anche quest’anno don Pasqualino Basta, a cui va il nostro “grazie”, ne ha curato con grande competenza l’intera impostazione.

Soprattutto in questo tempo sinodale, che si immette nella grazia dell’anno giubilare, l’incontro con la Parola di Dio diventa necessario e fecondo, ricordandoci che  come discepoli del Risorto continuamente siamo chiamati a dare al Libro della Parola di Dio una visibile ed efficace centralità (cf Lc 24, 13-53).

Per queste ragioni raccomando la partecipazione di tutti alla prossima Settimana Biblica che si terrà dal 25 al 28 novembre a Rionero in Vulture, presso la Chiesa di San Gerardo, a partire dalle ore 18:30, secondo il seguente programma:

  • Lunedì 25 novembre: La lavanda dei piedi (Gv 13) a cura di don Pasquale Basta
  • Martedì 26 novembre: I discorsi di addio (Gv 14-17) a cura di Padre Tony Leva
  • Mercoledì 27 novembre: La passione (Gv 18-19) a cura di don Cesare Mariano
  • Giovedì 28 novembre: Le apparizioni del Risorto (Gv 20-21) a cura di don Gerardo Cerbasi.

Gli incontri sono aperti a tutti, ma in modo particolare ai sacerdoti, ai diaconi, ai religiosi, alle persone consacrate, agli operatori pastorali, agli insegnanti IRC e alle aggregazioni laicali.

Sullo sfondo del nostro cammino per essere “pellegrini di speranza” deve permanere la disposizione ad accogliere la Sacra Scrittura non solo come libro ma come una Presenza, la presenza di Colui che «sta alla porta e bussa» (cf Ap 3, 20), che è il tema della nostra Visita Pastorale.

L’obiettivo che auspichiamo consiste nel far in modo che la Parola divenga realmente l’anima di tutta l’azione pastorale della Chiesa, così da permeare le proposte formative nelle parrocchie e riaccendere la Speranza nel cuore di ogni battezzato. Solo in questo modo l’Eucaristia domenicale diviene pienamente “luogo” di santità ospitale, secondo il nostro programma pastorale annuale.

Alla vigilia dell’anno giubilare avvertiamo maggiormente l’esigenza di pregare affinché – secondo le parole dell’apostolo Paolo – la parola del Signore si diffonda e sia glorificata (2 Tes 3,1).

Solo la Parola del Signore ravviva in tutti «la speranza, ben più grande delle soddisfazioni di ogni giorno e dei miglioramenti delle condizioni di vita, ci trasporta al di là delle prove e ci esorta a camminare senza perdere di vista la grandezza della meta alla quale siamo chiamati, il Cielo!» (SnC, 25).

Facciamo nostre le parole di Papa Francesco perché il prossimo Giubileo sia «un invito forte a non perdere mai la speranza che ci è stata donata, a tenerla stretta trovando rifugio in Dio».

La Vergine Maria, donna della Speranza, ci aiuti a percorre i sentieri della vita, ogni giorno, con coraggio e creatività! Vi benedico di cuore.

Melfi, 9 novembre 2024 – Dedicazione della Basilica Lateranense.

+ Ciro Fanelli
Vescovo

 


VIII GIORNATA MONDIALE DEI POVERI – Domenica 17 novembre 2024

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO

VIII GIORNATA MONDIALE DEI POVERI

Domenica XXXIII del Tempo Ordinario
17 novembre 2024
La preghiera del povero sale fino a Dio (cfr Siracide 21,5)

Cari fratelli e sorelle!

  1. La preghiera del povero sale fino a Dio (cfr Sir 21,5). Nell’anno dedicato alla preghiera, in vista del Giubileo Ordinario 2025, questa espressione della sapienza biblica è quanto mai appropriata per prepararci all’VIII Giornata Mondiale dei Poveri, che ricorrerà il 17 novembre prossimo. La speranza cristiana abbraccia anche la certezza che la nostra preghiera giunge fino al cospetto di Dio; ma non qualsiasi preghiera: la preghiera del povero! Riflettiamo su questa Parola e “leggiamola” sui volti e nelle storie dei poveri che incontriamo nelle nostre giornate, perché la preghiera diventi via di comunione con loro e di condivisione della loro sofferenza.
  2. Il libro del Siracide, a cui facciamo riferimento, non è molto conosciuto, e merita di essere scoperto per la ricchezza di temi che affronta soprattutto quando tocca la relazione dell’uomo con Dio e il mondo. Il suo autore, Ben Sira, è un maestro, uno scriba di Gerusalemme, che scrive probabilmente nel II secolo a.C. È un uomo saggio, radicato nella tradizione d’Israele, che insegna su vari campi della vita umana: dal lavoro alla famiglia, dalla vita in società all’educazione dei giovani; pone attenzione ai temi legati alla fede in Dio e all’osservanza della Legge. Affronta i problemi non facili della libertà, del male e della giustizia divina, che sono di grande attualità anche per noi oggi. Ben Sira, ispirato dallo Spirito Santo, intende trasmettere a tutti la via da seguire per una vita saggia e degna di essere vissuta davanti a Dio e ai fratelli.
  3. Uno dei temi a cui questo autore sacro dedica maggior spazio è la preghiera. Egli lo fa con molto ardore, perché dà voce alla propria esperienza personale. In effetti, nessuno scritto sulla preghiera potrebbe essere efficace e fecondo se non partisse da chi ogni giorno sta alla presenza di Dio e ascolta la sua Parola. Ben Sira dichiara di aver ricercato la sapienza fin dalla giovinezza: «Quando ero ancora giovane, prima di andare errando, ricercai assiduamente la sapienza nella mia preghiera» (Sir 51,13).
  4. In questo suo percorso, egli scopre una delle realtà fondamentali della rivelazione, cioè il fatto che i poveri hanno un posto privilegiato nel cuore di Dio, a tal punto che, davanti alla loro sofferenza, Dio è “impaziente” fino a quando non ha reso loro giustizia: «La preghiera del povero attraversa le nubi né si quieta finché non sia arrivata; non desiste finché l’Altissimo non sia intervenuto e abbia reso soddisfazione ai giusti e ristabilito l’equità. Il Signore certo non tarderà né si mostrerà paziente verso di loro” (Sir 35,21-22). Dio conosce le sofferenze dei suoi figli, perché è un Padre attento e premuroso verso tutti. Come Padre, si prende cura di quelli che ne hanno più bisogno: i poveri, gli emarginati, i sofferenti, i dimenticati… Ma nessuno è escluso dal suo cuore, dal momento

che, davanti a Lui, tutti siamo poveri e bisognosi. Tutti siamo mendicanti, perché senza Dio saremmo nulla. Non avremmo neppure la vita se Dio non ce l’avesse donata. E, tuttavia, quante volte viviamo come se fossimo noi i padroni della vita o come se dovessimo conquistarla! La mentalità mondana chiede di diventare qualcuno, di farsi un nome a dispetto di tutto e di tutti, infrangendo regole sociali pur di giungere a conquistare ricchezza. Che triste illusione! La felicità non si acquista calpestando il diritto e la dignità degli altri.

La violenza provocata dalle guerre mostra con evidenza quanta arroganza muove chi si ritiene potente davanti agli uomini, mentre è miserabile agli occhi di Dio. Quanti nuovi poveri produce questa cattiva politica fatta con le armi, quante vittime innocenti! Eppure, non possiamo indietreggiare. I discepoli del Signore sanno che ognuno di questi “piccoli” porta impresso il volto del Figlio di Dio, e ad ognuno deve giungere la nostra solidarietà e il segno della carità cristiana. «Ogni cristiano e ogni comunità sono chiamati ad essere strumenti di Dio per la liberazione e la promozione dei poveri, in modo che essi possano integrarsi pienamente nella società; questo suppone che siamo docili e attenti ad ascoltare il grido del povero e soccorrerlo» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 187).

  1. In questo anno dedicato alla preghiera, abbiamo bisogno di fare nostra la preghiera dei poveri e pregare insieme a loro. È una sfida che dobbiamo accogliere e un’azione pastorale che ha bisogno di essere alimentata. In effetti, «la peggior discriminazione di cui soffrono i poveri è la mancanza di attenzione spirituale. L’immensa maggioranza dei poveri possiede una speciale apertura alla fede; hanno bisogno di Dio e non possiamo tralasciare di offrire loro la sua amicizia, la sua benedizione, la sua Parola, la celebrazione dei Sacramenti e la proposta di un cammino di crescita e di maturazione nella fede. L’opzione preferenziale per i poveri deve tradursi principalmente in un’attenzione religiosa privilegiata e prioritaria» (ivi, 200).

Tutto questo richiede un cuore umile, che abbia il coraggio di diventare mendicante. Un cuore pronto a riconoscersi povero e bisognoso. Esiste, infatti, una corrispondenza tra povertà, umiltà e fiducia. Il vero povero è l’umile, come affermava il santo vescovo Agostino: «Il povero non ha di che inorgoglirsi, il ricco ha l’orgoglio da combattere. Ascoltami perciò: sii un vero povero, sii virtuoso, sii umile» (Discorsi, 14, 4). L’umile non ha nulla da vantare e nulla pretende, sa di non poter contare su sé stesso, ma crede fermamente di potersi appellare all’amore misericordioso di Dio, davanti al quale sta come il figlio prodigo che torna a casa pentito per ricevere l’abbraccio del padre (cfr Lc 15,11-24). Il povero, non avendo nulla a cui appoggiarsi, riceve forza da Dio e in Lui pone tutta la sua fiducia. Infatti, l’umiltà genera la fiducia che Dio non ci abbandonerà mai e non ci lascerà senza risposta.

  1. Ai poveri che abitano le nostre città e fanno parte delle nostre comunità dico: non perdete questa certezza! Dio è attento a ognuno di voi e vi è vicino. Non vi dimentica né potrebbe mai farlo. Tutti facciamo esperienza di una preghiera che sembra rimanere senza risposta. A volte chiediamo di essere liberati da una miseria che ci fa soffrire e ci umilia e Dio sembra non ascoltare la nostra

invocazione. Ma il silenzio di Dio non è distrazione dalle nostre sofferenze; piuttosto, custodisce una parola che chiede di essere accolta con fiducia, abbandonandoci in Lui e alla sua volontà. È ancora il Siracide che lo attesta: “Il giudizio di Dio sarà a favore del povero” (cfr 21,5). Dalla povertà, dunque, può sgorgare il canto della più genuina speranza. Ricordiamoci che «quando la vita interiore si chiude nei propri interessi non vi è più spazio per gli altri, non entrano più i poveri, non si ascolta più la voce di Dio, non si gode più della dolce gioia del suo amore, non palpita l’entusiasmo di fare il bene. […] Questa non è la vita nello Spirito che sgorga dal cuore di Cristo risorto» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 2).

  1. La Giornata Mondiale dei Poveri è diventata ormai un appuntamento per ogni comunità ecclesiale. È un’opportunità pastorale da non sottovalutare, perché provoca ogni credente ad ascoltare la preghiera dei poveri, prendendo coscienza della loro presenza e necessità. È un’occasione propizia per realizzare iniziative che aiutano concretamente i poveri, e anche per riconoscere e dare sostegno ai tanti volontari che si dedicano con passione ai più bisognosi. Dobbiamo ringraziare il Signore per le persone che si mettono a disposizione per ascoltare e sostenere i più poveri. Sono sacerdoti, persone consacrate, laici e laiche che, con la loro testimonianza, danno voce alla risposta di Dio alla preghiera di quanti si rivolgono a Lui. Il silenzio, dunque, si spezza ogni volta che un fratello nel bisogno viene accolto e abbracciato. I poveri hanno ancora molto da insegnare, perché in una cultura che ha messo al primo posto la ricchezza e spesso sacrifica la dignità delle persone sull’altare dei beni materiali, loro remano contro corrente evidenziando che l’essenziale per la vita è ben altro.

La preghiera, quindi, trova nella carità che si fa incontro e vicinanza la verifica della propria autenticità. Se la preghiera non si traduce in agire concreto è vana; infatti «la fede senza le opere è morta» (Gc 2,26). Tuttavia, la carità senza preghiera rischia di diventare filantropia che presto si esaurisce. «Senza la preghiera quotidiana vissuta con fedeltà, il nostro fare si svuota, perde l’anima profonda, si riduce ad un semplice attivismo» (BENEDETTO XVI, Catechesi, 25 aprile 2012). Dobbiamo evitare questa tentazione ed essere sempre vigili con la forza e la perseveranza che proviene dallo Spirito Santo che è datore di vita.

  1. In questo contesto è bello ricordare la testimonianza che ci ha lasciato Madre Teresa di Calcutta, una donna che ha dato la vita per i poveri. La Santa ripeteva continuamente che era la preghiera il luogo da cui attingeva forza e fede per la sua missione di servizio agli ultimi. Quando, il 26 ottobre 1985, parlò nell’Assemblea Generale dell’ONU, mostrando a tutti la corona del Rosario che teneva sempre in mano disse: «Io sono soltanto una povera suora che prega. Pregando, Gesù mi mette nel cuore il suo amore e io vado a donarlo a tutti i poveri che incontro sul mio cammino. Pregate anche voi! Pregate, e vi accorgerete dei poveri che avete accanto. Forse nello stesso pianerottolo della vostra abitazione. Forse anche nelle vostre case c’è chi aspetta il vostro amore. Pregate, e gli occhi si apriranno e il cuore si riempirà di amore».

E come non ricordare qui, nella città di Roma, San Benedetto Giuseppe Labre (1748-1783), il cui corpo riposa ed è venerato nella chiesa parrocchiale di Santa Maria ai Monti. Pellegrino dalla

Francia a Roma, rifiutato da tanti monasteri, egli trascorse gli ultimi anni della sua vita povero tra i poveri, sostando ore e ore in preghiera davanti al Santissimo Sacramento, con la corona del rosario, recitando il breviario, leggendo il Nuovo Testamento e l’Imitazione di Cristo. Non avendo nemmeno una piccola stanza dove alloggiare, dormiva abitualmente in un angolo delle rovine del Colosseo, come “vagabondo di Dio”, facendo della sua esistenza una preghiera incessante che saliva fino a Lui.

  1. In cammino verso l’Anno Santo, esorto ognuno a farsi pellegrino di speranza, ponendo segni tangibili per un futuro migliore. Non dimentichiamo di custodire «i piccoli particolari dell’amore» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 145): fermarsi, avvicinarsi, dare un po’ di attenzione, un sorriso, una carezza, una parola di conforto… Questi gesti non si improvvisano; richiedono, piuttosto, una fedeltà quotidiana, spesso nascosta e silenziosa, ma resa forte dalla preghiera. In questo tempo, in cui il canto di speranza sembra cedere il posto al frastuono delle armi, al grido di tanti innocenti feriti e al silenzio delle innumerevoli vittime delle guerre, rivolgiamo a Dio la nostra invocazione di pace. Siamo poveri di pace e tendiamo le mani per accoglierla come dono prezioso e nello stesso tempo ci impegniamo a ricucirla nel quotidiano.
  2. Siamo chiamati in ogni circostanza ad essere amici dei poveri, seguendo le orme di Gesù che per primo si è fatto solidale con gli ultimi. Ci sostenga in questo cammino la Santa Madre di Dio Maria Santissima, che apparendo a Banneux ci ha lasciato il messaggio da non dimenticare: «Sono la Vergine dei poveri». A lei, che Dio ha guardato per la sua umile povertà, compiendo cose grandi con la sua obbedienza, affidiamo la nostra preghiera, convinti che salirà fino al cielo e sarà ascoltata.

Roma, San Giovanni in Laterano, 13 giugno 2024, memoria di Sant’Antonio da Padova, Patrono dei poveri.

Sovvenire – INCONTRO REGIONALE della BASILICATA

25 e 26 ottobre 2024- Hotel “La Primula” Potenza

INCONTRO REGIONALE della BASILICATA sul Sovvenire

 

“Corresponsabilità – Partecipazione – Comunione Il sostegno economico alla Chiesa cattolica” è il titolo dell’incontro regionale del Sovvenire che si terrà il 25 e 26 ottobre 2024, presso l’hotel “La Primula” di Potenza. La due giorni coinvolgerà referenti diocesani, economi e responsabili del Sovvenire provenienti da tutta la regione, con l’obiettivo di rafforzare l’impegno a servizio delle comunità locali e del bene comune.

L’evento, che si aprirà con il saluto di S.E.R. Mons. Vincenzo Orofino, vescovo di Tursi-Lagonegro e Delegato del Sovvenire per la Basilicata, offrirà un momento di riflessione sulla gestione delle risorse economiche e spirituali della Chiesa. A seguire, prenderanno la parola figure di rilievo nazionale, come S.E.R. Mons. Luigi Testore, Presidente dell’International Catholic Stewardship Council (ICSC), e Don Claudio Francesconi, Economo della C.E.I., che illustreranno l’importanza di una gestione oculata e responsabile dei beni ecclesiali.

La giornata si concluderà con un dibattito aperto tra i Presidenti degli IDSC (Istituti Diocesani per il Sostentamento del Clero) e gli incaricati del Sovvenire, offrendo un momento di dialogo e confronto sulle migliori pratiche per la promozione del sostegno economico alle diocesi locali.

Letizia Franchellucci, infine, presenterà i “Progetti nel Territorio”.

Il programma della seconda giornata prevede, invece, incontri di settore e la celebrazione eucaristica presieduta dall’Arcivescovo di Potenza, S.E.R. Mons. Davide Carbonaro.

“Il Sovvenire – ha dichiarato Don Mimmo Lorusso, referente regionale del Sovvenire – non è solo un mezzo per sostenere economicamente la nostra Chiesa, ma rappresenta un ponte di solidarietà tra i fedeli e la loro comunità. Contribuire significa partecipare attivamente alla vita ecclesiale e alla cura dei più bisognosi. In questi giorni di riflessione e condivisione, ci poniamo l’obiettivo di rafforzare questo legame, promuovendo una cultura del dono che non si limita al solo aspetto materiale, ma si estende al servizio e all’amore verso il prossimo”.

“La Chiesa – ha detto Monsignor Orofino – è una grande famiglia, e come tale, ognuno di noi ha il dovere e la responsabilità di contribuire al suo benessere. Questo incontro è un’occasione preziosa per rinnovare il nostro impegno e per condividere idee e strategie che ci permettano di essere sempre più vicini alle persone, specialmente a quelle più fragili e in difficoltà. La nostra missione è di continuare a costruire una Chiesa accogliente, sostenuta dalla fede e dalla generosità dei suoi membri”.

PREOCCUPATI E VIGILI PER LE SORTI DELLO STABILIMENTO AUTOMOTIVE DI S. NICOLA DI MELFI

COMUNICATO - Melfi 18 ottobre 2024

 

CIRO FANELLI

VESCOVO DI MELFI – RAPOLLA – VENOSA

 

COMUNICATO

 

PREOCCUPATI E VIGILI

PER LE SORTI DELLO STABILIMENTO AUTOMOTIVE

DI S. NICOLA DI MELFI

 

  1. Siamo ancora una volta preoccupati e vigili per le sorti dello stabilimento automotive di S. Nicola di Melfi. Ma siamo anche animati dal convincimento che si possano trovare vie per attuare un vero rilancio dell’automotive e della manifattura nei nostri siti produttivi a potenziamento di quella grande carica di operosità e di intraprendenza delle nostre genti.
    Come comunità ecclesiale siamo vicini e partecipiamo alle ansie ed alla speranza delle lavoratrici e dei lavoratori e delle loro famiglie nell’impegno per  ritrovare le giuste conferme del programmato rilancio produttivo della grande fabbrica di Melfi.

 

  1. I dati e le informazioni recenti non sono confortanti. Ma auspichiamo che si ponga ogni impegno per costruire le basi di una vera svolta produttiva. Come emerge da reports accreditati si registra un sostanziale arretramento sul piano occupazionale, con non poche preoccupazioni anche sull’avvio dei nuovi cinque modelli di cui l’Azienda Stellantis continua a dare conferma.
    I recenti incontri dei tavoli regionali e ministeriali dimostrano che la “strategicità” dello stabilimento di Melfi deve trovare uno sbocco decisivo in scelte programmate, cadenzate e di grande respiro ad opera dei diversi soggetti che compartecipano alla definizione ed attuazione delle politiche del settore auto.

 

  1. Le sfide devono essere caratterizzate da un grande ardimento e riguardano tutte le parti coinvolte. E’ necessario che ciascun soggetto metta in campo il massimo delle capacità e di esercizio delle proprie competenze, mobilitando risorse ed investendo di più, come sta emergendo negli incontri regionali con le forze sociali e produttive.
    E’ tempo di essere operosi e di agire di concerto, senza tregua, modificando e temperando, se occorre, il tracciato europeo della transazione all’elettrico, adeguandolo alle necessita produttive ed occupazionali nazionali e di rilievo locale. E’ evidente che occorre uno sforzo creativo di grande ed elevata sintesi progettuale.

 

  1. Siamo consapevoli che la crisi del settore è complessa e va approcciata in maniera sistematica. Sono necessari accordi e visioni coraggiose ed innovative a partire da alcuni temi e scelte fondamentali: la localizzazione delle produzioni, la riduzione del costo dell’energia e quello degli ammortizzatori sociali ed il rafforzamento dell’offerta e della riconversione industriale. Senza di essi è da temere un declino delle produzioni e dell’occupazione, rilevante per i nostri territori e per le nostre economie. Per questo l’attesa è grande.

 

  1. Non v’è dubbio che debba crescere la conoscenza e la capacita di intervento della comunità locale e delle rappresentanze istituzionali e sociali nell’essere protagonisti e compartecipi di quel processo dinamico, dalle alterne fasi, che sta vivendo l’automotive, anche elaborando più affinate ed incisive politiche del lavoro e della formazione, così da ricostituire rafforzando il tessuto socio-economico in vista di una auspicabile necessaria, se pur parziale, riconversione produttiva, per sostenere ed incentivare coloro che cercano o intendono, come più spesso accade oggi, cambiare lavoro.
    Anche in questa circostanza la Chiesa locale esprime piena e totale vicinanza alle lavoratrici e ai lavoratori e alle loro famiglie e a quanti si impegnano per il bene comune del nostro territorio, con un unico grande auspicio: FACCIAMO PRESTO!

Melfi, 18 ottobre 2024

+ Ciro Fanelli

Vescovo


COMUNICATO PER QUESTIONE PP. TRINITARI – VENOSA

Curia Vescovile Melfi

LA DIOCESI DI MELFI-RAPOLLA-VENOSA, LETTO L ARTICOLO PUBBLICATO NELLA CRONACA GIUDIZIARIA DAL QUOTIDIANO DEL SUD DELL’ 11/10 ULTIMO SCORSO, RELATIVO ALL’ARCHIVIAZIONE DEL PROCEDIMENTO CONTRO I NOVE IMPUTATI DELL’ISTITUTO PADRI TRINITARI DI VENOSA, ESPRIME AI MEDESIMI PP. TRINITARI, AL PERSONALE INQUISITO, ALLE LORO FAMIGLIE E ALLA COMUNITA’ VENOSINA IL PLAUSO PER LA FELICE DECISIONE EMANATA DAL TRIBUNALE DI POTENZA CHE PONE FINE AL COINVOLGIMENTO LORO ASCRITTO.

NELLA SENTENZA DELLA MAGISTRATURA, DI IMMINENTE PUBBLICAZIONE, SI CONONOSCERANNO LE RAGIONI GIURIDICHE CHE HANNO FONDATO IL PROVVEDIMENTO ADOTTATO E CHE ESCLUDE DA OGNI RESPONSABILITA’ CIVILE O PENALE LE FIGURE INTERESSATE.

RIAPERTURA AL CULTO DELLE CHIESE SS. MA ANNUNAZIATA E DEL CARMINE IN LAVELLO

COMUNICATO - 12 ottobre 2024

Nel corso della Visita Pastorale che interessa le Comunità parrocchiali di Lavello, il Vescovo di Melfi-Rapolla-Venosa, S.E. Mons. Ciro Fanelli, con nobile e sobrio rito liturgico, in mattinata, ha riaperto al culto le antiche chiese della SS. ma Annunziata e quella del Carmine poste entrambe nel cuore del centro storico di Lavello, dopo un apprezzato restauro finanziato dalla Regione Basilicata, attesa la somma urgenza invocata dalla Diocesi per la tutela e conservazione dei sacri edifici, ricadenti sotto la giurisdizione canonica della Parrocchia S. Mauro.
Con questo evento il Vescovo ha voluto sottolineare l’importanza spirituale, ecclesiale e culturale degli edifici sacri restaurati, preludio e segno di rinnovamento dei fedeli cristiani i quali, secondo le parole petrine, costituiscono le pietre vive che fondano il vero tempio in cui rendere culto a Dio.
Dopo il rito iniziale svolto nella Chiesa Madre, il Vescovo, accompagnato dai fedeli presenti, si è portato presso la Chiesa dell’Annunziata aspergendola ed aprendone le porte; successivamente è stata aperta e benedetta la Chiesa del Carmine. La preghiera e i canti hanno accompagnato le aperture al culto. Infine, una esortazione del Vescovo ha concluso il rito.
Al lieto evento erano presenti oltre il parroco, i membri della Curia, gli Uffici diocesani preposti, la Comunità parrocchiale ed altri esponenti della vita culturale e civile di Lavello. Nel corso della manifestazione il Vescovo ha ringraziato e lodato le istituzioni pubbliche e quanti sono stati a vario titolo attori del restauro per il loro prezioso contributo.

La parola N. 5 settembre 2024

La parola... con le nostre parole

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L’editoriale

La Chiesa e il mondo

Essere cristiani nel mondo che ci circonda

Cari lettori, questo numero del nostro giornale diocesano è dedicato ad un tema ampio ma estremamente attuale: la Chiesa e il mondo. O meglio, la Chiesa nel mondo. Come il nostro essere cristiani si interseca con il mondo che ci circonda? Quanto il nostro essere cristiani riesce ad essere presente, ad incidere nelle scelte quotidiane? Viviamo un tempo veloce, anzi istantaneo. Un tempo cadenzato e vissuto attraverso lo smartphone. Un tempo in cui le notizie di un attimo fa diventano vecchie nel giro di minuti. E il nostro giornale diocesano, con la sua uscita trimestrale, è già di per sé una sfida che ci invita a fermarci un momento per metterci all’ascolto, accogliendo l’insegnamento del nostro Vescovo che ci esorta ad essere “luce del mondo”.

Settembre poi è un po’ il mese della ripartenza, del cambiamento. Potremmo quasi definirlo come un secondo inizio dell’anno: si torna dalle ferie, si riprende con il lavoro, si fanno progetti e riapre la scuola. E proprio alla scuola e al nuovo inizio, sono dedicate alcune pagine del giornale con il messaggio di saluto e vicinanza del nostro Vescovo e l’indagine su “Cosa ti aspetti dal prossimo anno scolastico” della nostra direttrice editoriale Piera Di Lorenzo, da leggere tutto d’un fiato.

Teresa Sperduto poi, ci porterà tre le stanze del Servizio di Informazione Religiosa raccontandoci del suo stage a Roma, e conosceremo le attività svolte del percorso Frassati che ci invita a “Vivere e non vivacchiare”. E ancora spazio alla visita pastorale giunta nella zona pastorale di Melfi e spazio al convegno diocesano che ci ha donato l’eucarestia come luogo di santità ospitale.

Questo numero è inoltre arricchito di due testimonianze d’eccezione, quella di don Vincenzo Vigilante e della sua esperienza missionaria Uruguay e quella dei Gen Rosso che attraverso la musica e i testi esprimono e raccontano la Chiesa nel mondo.

Lucia Nardiello

Direttore Responsabile

Laparola N.5

MESSAGGIO DEL VESCOVO PER IL NUOVO ANNO SCOLASTICO 2024-2025

NON DIVENTATE IL VOSTRO TEMPO, MA AGITE PER IL VOSTRO TEMPO

 

CIRO FANELLI

VESCOVO DI MELFI – RAPOLLA – VENOSA

MESSAGGIO
PER IL NUOVO ANNO SCOLASTICO 2024-2025

“NON DIVENTATE IL VOSTRO TEMPO,
MA AGITE PER IL VOSTRO TEMPO”

 

Carissimi Amici,

nel momento in cui si avvia il nuovo anno scolastico 2024-2025, desidero farvi giungere, con gratitudine e affetto, il mio saluto, per manifestarvi la cordiale vicinanza della comunità ecclesiale. Prossimità, che ho avuto modo di condividere personalmente già con diverse scuole durante la Visita Pastorale in corso.

Il mio augurio è rivolto a tutte e singole le componenti della scuola: dalle famiglie ai dirigenti scolastici; dai docenti al personale non docente. Ma, in questa circostanza, è mio vivo desiderio raggiungere in modo particolare voi carissimi studenti, ragazze e ragazzi, per augurarvi un nuovo anno ricco e fruttuoso.

A voi, carissimi studenti, dico, con sincerità, che siete la vera ricchezza non solo per le vostre famiglie, ma per l’intera comunità. Voi ragazzi, infatti, potete aiutare molto la nostra società a riscoprire oggi i valori fondamentali sui quali crescere come persone libere e responsabili, quali l’amicizia e la fratellanza, così da poter costruire un mondo più umano e giusto.

La scuola ha tutti gli strumenti per accompagnarvi nel raggiungere questi obiettivi; essa è una grande e valida “palestra” di vita. Tra i compiti primari della scuola, oltre a trasmettere conoscenze e sviluppare competenze, vi è quello di educare a mettere la persona al centro, accogliendola nella sua unicità e dignità, al di là di ogni diffidenza.

Oggi abbiamo bisogno di “giovani nuovi”, che sanno condurre la società a credere di più nella cultura della reciprocità e dell’incontro; giovani che sanno risolvere i conflitti attraverso il dialogo e il rispetto reciproco. Questo è lo stile di vita che genera la pace, che è la condizione imprescindibile per favorire la crescita di una società coesa e solidale.

Noi adulti guardiamo a voi, carissimi ragazzi e giovani, con stima e fiducia, perché siamo convinti che la vostra capacità di avere visioni aperte e inclusive può dare al nostro mondo un presente vivibile e un futuro di speranza. Senza giovani, infatti, non c’è futuro. Nella vita per realizzarsi occorre sicuramente scoprire le proprie capacità ed attitudini personali, ma nella consapevolezza, però, che i veri talenti siete voi, con i vostri volti, le vostre storie personali, le vostre aspirazioni e i vostri desideri.

Per concludere, dico a voi ragazze e ragazzi: non diventate il vostro tempo, ma “agite per il vostro tempo” (F. Rossi de Gasperis). La cosa bella, che è propria della vostra giovane età, è l’esperienza che la felicità, la gioia di vivere, l’amore non solo sono dentro di voi, ma siete voi stessi. Non fatevi, pertanto, rubare la gioia di vivere e la speranza di costruire un mondo migliore. Non cercate altrove la felicità: essa è dentro di voi. Quando troverete questi “tesori”, scoprirete immediatamente che la vita è bella e che sarà radiosa ed intensa nella misura in cui la orientate secondo la logica del dono di sé e della responsabilità.

Pertanto, carissimi ragazzi, aiutati dai vostri genitori e dai vostri docenti, prendete in mano la vostra giovane vita, affinché possiate costruire grandi cose e raggiungere la piena realizzazione di voi stessi. Abitate la vostra giovinezza con coraggio e creatività. Coltivate sogni grandi per il vostro futuro!

La scuola, con i suoi ritmi, con la disciplina dello studio e con le proposte formative, vi aiuterà a mettervi alla ricerca della strada giusta per la vostra vita.

Nell’augurarvi ogni bene per il nuovo anno scolastico, vi saluto tutti con amicizia.

Melfi, 3 settembre 2024

+ Ciro Fanelli

Vescovo