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FAMIGLIE IN GITA CON IL VESCOVO A MATERA

Domenica 8 settembre 2024

FAMIGLIE IN GITA CON IL VESCOVO A MATERA

Domenica 8 settembre 2024.

Il programma prevede: in mattinata attività ricreative per famiglie e celebrazione eucaristica presso la parrocchia Maria Madre della Chiesa; nel pomeriggio (a partire dalle ore 16.00) 2 guide turistiche ci accompagneranno in un tour di circa 2 h e 30 min che prevede la passeggiata lungo la Dorsale Barocca Settecentesca e nel Sasso Caveoso, le visite presso la Casa Grotta del Vicinato, la Chiesa Rupestre di S. Lucia alle Malve, il Complesso Rupestre del Monterrone con le rispettive Chiese Rupestri di Madonna de Idris e San Giovanni in Monterrone, la Piazza San Pietro Caveoso con affaccio panoramico al Parco della Murgia Materana e la passeggiata nel Centro Storico.
ISCRIZIONI ENTRO IL 20 AGOSTO
MAX 100 ISCRIZIONI

Canzoni ed Esperienze con i GEN ROSSO a Lavello

Martedì 3 settembre 2024 ore 21 - Chiesa Madre “San Mauro Martire” Lavello

Canzoni ed Esperienze con i GEN ROSSO a Lavello

In occasione dei festeggiamenti in onore di Maria SS. del Principio, martedì 3 settembre 2024, alle ore 21, la chiesa madre di “San Mauro Martire” a Lavello (PZ) ospiterà il concerto acustico del gruppo internazionale “Gen Rosso”, noto per la sua vocazione di pace e fraternità. L’ingresso è gratuito.
Sarà l’occasione per assistere ad una performance artistica di energia positiva che parlerà al cuore di ognuno di pace, condivisione ed unità. Nato nel 1966 da un’ispirazione di Chiara Lubich (Premio UNESCO per la pace), durante la sua attività il Gen Rosso ha realizzato più di 1500 concerti e spettacoli, oltre 250 tour in 53 nazioni, 62 album (nelle varie versioni) per un totale di 400 canzoni raggiungendo più di 4 milioni di spettatori, insieme a manifestazioni, raduni e workshop in tutto il mondo.
Il “Gen Rosso” non è solo un gruppo musicale, ma un catalizzatore di cambiamento sociale. Attraverso i suoi workshop e corsi educativi, il gruppo si impegna a affrontare temi cruciali come la bassa autostima, il bullismo e le dipendenze, offrendo agli spettatori più giovani strumenti concreti per la crescita personale e sociale.
L’evento organizzato dalla Parrocchia San Mauro con il comitato feste patronali “San Mauro Lavello” sarà patrocinato dalla Diocesi di Melfi-Rapolla-Venosa e dal Comune di Lavello.
Confidiamo nella vostra partecipazione: il mondo di oggi ha davvero tanto bisogno di speranza, armonia e serenità!

 

Gen Rosso a LavelloChiesa Madre San Mauro

Settembre in formazione

Incontri di settembre per tutti gli Operatori della Catechesi

Incontri di settembre per tutti gli Operatori della Catechesi

 

La proposta formativa dell’UCD si articola con un incontro a settembre e uno ad ottobre – entrambi rivolti a tutti gli operatori della catechesi, seguirà nel corso dell’anno la condivisione di materiali e di esperienze e la disponibilità ad essere di supporto alle Comunità, nel corso dell’anno pastorale 2024 -2025, anche nell’accompagnare eventualmente gruppi e/o attività privilegiando i catechisti per il Battesimo e per gli adulti.

Tutto con l’unico obiettivo di raggiungere tutti per garantire una formazione comune e non moltiplicare il numero degli incontri, privilegiando gli incontri per Zona Pastorale. Ad ogni operatore chiediamo semplicemente la disponibilità a partecipare per l’intera durata dell’incontro; entrambi saranno a più voci e interattivi in modo che siano utili sia dal punto di vista informativo ma, soprattutto pratico.

Seguono le locandine dei cinque incontri di settembre 2024, a presto.

L’ Équipe dell’UCD

GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LA CURA DEL CREATO

MESSAGGIO DI SUA SANTITÀ PAPA FRANCESCO - Spera e agisci con il creato

 

La Santa Sede

MESSAGGIO DI SUA SANTITÀ

PAPA FRANCESCO
PER LA GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LA CURA DEL CREATO

1° settembre 2024

Spera e agisci con il creato

Cari fratelli e sorelle!
“Spera e agisci con il creato”: è il tema della Giornata di preghiera per la cura del creato, il
prossimo 1° settembre. È riferito alla Lettera di San Paolo ai Romani 8,19-25: l’Apostolo sta
chiarendo cosa significhi vivere secondo lo Spirito e si concentra sulla speranza certa della
salvezza per mezzo della fede, che è vita nuova in Cristo.
1. Partiamo allora da una domanda semplice, ma che potrebbe non avere una risposta ovvia:
quando siamo davvero credenti, com’è che abbiamo fede? Non è tanto perché “noi crediamo” in
qualcosa di trascendente che la nostra ragione non riesce a capire, il mistero irraggiungibile di un
Dio distante e lontano, invisibile e innominabile. Piuttosto, direbbe San Paolo, è perché in noi abita
lo Spirito Santo. Sì, siamo credenti perché l’Amore stesso di Dio è stato «riversato nei nostri
cuori» ( Rm 5,5). Perciò lo Spirito è ora, realmente, «la caparra della nostra eredità» ( Ef 1,14),
come pro-vocazione a vivere sempre protesi verso i beni eterni, secondo la pienezza dell’umanità
bella e buona di Gesù. Lo Spirito rende i credenti creativi, pro-attivi nella carità. Li immette in un
grande cammino di libertà spirituale, non esente tuttavia dalla lotta tra la logica del mondo e la
logica dello Spirito, che hanno frutti tra loro contrapposti ( Gal 5,16-17). Lo sappiamo, il primo
frutto dello Spirito, compendio di tutti gli altri , è l’amore. Condotti, dunque, dallo Spirito Santo, i
credenti sono figli di Dio e possono rivolgersi a Lui chiamandolo «Abbà, Padre» ( Rm 8,15),
proprio come Gesù, nella libertà di chi non ricade più nella paura della morte, perché Gesù è
risorto dai morti. Ecco la grande speranza: l’amore di Dio ha vinto, vince sempre e ancora vincerà.
Il destino di gloria è già sicuro, nonostante la prospettiva della morte fisica, per l’uomo nuovo che
vive nello Spirito. Questa speranza non delude, come ricorda anche la Bolla di indizione del
prossimo Giubileo.
2. L’esistenza del cristiano è vita di fede, operosa nella carità e traboccante di speranza,
nell’attesa del ritorno del Signore nella sua gloria. Non fa problema il “ritardo” della parusia, della
sua seconda venuta. La questione è un’altra: «il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede
sulla terra?» (Lc 18,8). Sì, la fede è dono, frutto della presenza dello Spirito in noi, ma è anche
compito, da eseguire in libertà, nell’obbedienza al comandamento dell’amore di Gesù. Ecco la
beata speranza da testimoniare: dove? quando? come? Dentro i drammi della carne umana
sofferente. Se pur si sogna, ora si deve sognare a occhi aperti, animati da visioni di amore, di
fratellanza, di amicizia e di giustizia per tutti. La salvezza cristiana entra nello spessore del dolore
del mondo, che non coglie solo gli umani, ma l’intero universo, la stessa natura, oikos dell’uomo,
suo ambiente vitale; coglie la creazione come “paradiso terrestre”, la madre terra, che dovrebbe
essere luogo di gioia e promessa di felicità per tutti. L’ottimismo cristiano si fonda su una speranza
viva: sa che tutto tende alla gloria di Dio, alla consumazione finale nella sua pace, alla risurrezione
corporea nella giustizia, “di gloria in gloria”. Nel tempo che passa, però, condividiamo dolore e
sofferenza: la creazione intera geme (cfr Rm 8,19-22), i cristiani gemono (cfr vv. 23-25) e geme lo
Spirito stesso (cfr vv. 26-27). Il gemere manifesta inquietudine e sofferenza, insieme ad anelito e
desiderio. Il gemito esprime fiducia in Dio e affidamento alla sua compagnia affettuosa ed
esigente, in vista della realizzazione del suo disegno, che è gioia, amore e pace nello Spirito
Santo.
3. Tutta la creazione è coinvolta in questo processo di una nuova nascita e, gemendo, attende la
liberazione: si tratta di una crescita nascosta che matura, quasi “granello di senape che diventa
albero grande” o “lievito nella pasta” (cfr Mt 13,31-33). Gli inizi sono minuscoli, ma i risultati attesi
possono essere di una bellezza infinita. In quanto attesa di una nascita – la rivelazione dei figli di
Dio – la speranza è la possibilità di rimanere saldi in mezzo alle avversità, di non scoraggiarsi nel
tempo delle tribolazioni o davanti alla barbarie umana. La speranza cristiana non delude, ma
anche non illude: se il gemito della creazione, dei cristiani e dello Spirito è anticipazione e attesa
della salvezza già in azione, ora siamo immersi in tante sofferenze che San Paolo descrive come
“tribolazione, angoscia, persecuzione, fame, nudità, pericolo, spada” (cfr Rm 8,35). Allora la
speranza è una lettura alternativa della storia e delle vicende umane: non illusoria, ma realista, del
realismo della fede che vede l’invisibile. Questa speranza è l’attesa paziente, come il non-vedere
di Abramo. Mi piace ricordare quel grande visionario credente che fu Gioacchino da Fiore, l’abate
calabrese “di spirito profetico dotato”, secondo Dante Alighieri [2]: in un tempo di lotte sanguinose,
di conflitti tra Papato e Impero, di Crociate, di eresie e di mondanizzazione della Chiesa, seppe
indicare l’ideale di un nuovo spirito di convivenza tra gli uomini, improntata alla fraternità
universale e alla pace cristiana, frutto di Vangelo vissuto. Questo spirito di amicizia sociale e di
fratellanza universale ho proposto in Fratelli tutti. E questa armonia tra umani deve estendersi
anche al creato, in un “antropocentrismo situato” (cfr Laudate Deum, 67), nella responsabilità per
un’ecologia umana e integrale, via di salvezza della nostra casa comune e di noi che vi abitiamo.
4. Perché tanto male nel mondo? Perché tanta ingiustizia, tante guerre fratricide che fanno morire
i bambini, distruggono le città, inquinano l’ambiente vitale dell’uomo, la madre terra, violentata e
devastata? Riferendosi implicitamente al peccato di Adamo, San Paolo afferma: «Sappiamo infatti
che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi» (Rm 8,22). La lotta
morale dei cristiani è connessa al “gemito” della creazione, perché essa «è stata sottoposta alla
caducità» (v. 20). Tutto il cosmo ed ogni creatura gemono e anelano “impazientemente”, perché
possa essere superata la condizione presente e ristabilita quella originaria: infatti la liberazione
dell’uomo comporta anche quella di tutte le altre creature che, solidali con la condizione umana,
sono state poste sotto il giogo della schiavitù. Come l’umanità, il creato – senza sua colpa – è
schiavo, e si ritrova incapace di fare ciò per cui è progettato, cioè di avere un significato e uno
scopo duraturi; è soggetto alla dissoluzione e alla morte, aggravate dagli abusi umani sulla natura.
Ma, in senso contrario, la salvezza dell’uomo in Cristo è sicura speranza anche per il creato: infatti
«anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà
della gloria dei figli di Dio» (Rm 8,21). Sicché, nella redenzione di Cristo è possibile contemplare in
speranza il legame di solidarietà tra gli esseri uomini e tutte le altre creature.
5. Nell’attesa speranzosa e perseverante del ritorno glorioso di Gesù, lo Spirito Santo tiene vigile
la comunità credente e la istruisce continuamente, la chiama a conversione negli stili di vita, per
resistere al degrado umano dell’ambiente e manifestare quella critica sociale che è anzitutto
testimonianza della possibilità di cambiare. Questa conversione consiste nel passare
dall’arroganza di chi vuole dominare sugli altri e sulla natura – ridotta a oggetto da manipolare –,
all’umiltà di chi si prende cura degli altri e del creato. «Un essere umano che pretende di sostituirsi
a Dio diventa il peggior pericolo per sé stesso» (Laudate Deum, 73), perché il peccato di Adamo
ha distrutto le relazioni fondamentali di cui l’uomo vive: quella con Dio, con sé stesso e gli altri
esseri umani e quella con il cosmo. Tutte queste relazioni devono essere, sinergicamente,
ristabilite, salvate, “rese giuste”. Nessuna può mancare. Se ne manca una, tutto fallisce.
6. Sperare e agire con il creato significa anzitutto unire le forze e, camminando insieme a tutti gli
uomini e le donne di buona volontà, contribuire a «ripensare alla questione del potere umano, al
suo significato e ai suoi limiti.Il nostro potere, infatti, è aumentato freneticamente in pochi decenni.
Abbiamo compiuto progressi tecnologici impressionanti e sorprendenti, e non ci rendiamo conto
che allo stesso tempo siamo diventati altamente pericolosi, capaci di mettere a repentaglio la vita
di molti esseri e la nostra stessa sopravvivenza» (Laudate Deum, 28). Un potere incontrollato
genera mostri e si ritorce contro noi stessi. Perciò oggi è urgente porre limiti etici allo sviluppo
dell’Intelligenza artificiale, che con la sua capacità di calcolo e di simulazione potrebbe essere
utilizzata per il dominio sull’uomo e sulla natura, piuttosto che messa servizio della pace e dello
sviluppo integrale (cfr Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2024).
7. «Lo Spirito Santo ci accompagna nella vita»: l’hanno capito bene i bambini e le bambine riuniti
in Piazza San Pietro per la loro prima Giornata Mondiale, che ha coinciso con la domenica della
Santissima Trinità. Dio non è un’idea astratta di infinito, ma è Padre amorevole, Figlio amico e
redentore di ogni uomo e Spirito Santo che guida i nostri passi sulla via della carità. L’obbedienza
allo Spirito d’amore cambia radicalmente l’atteggiamento dell’uomo: da “predatore” a “coltivatore”
del giardino. La terra è affidata all’uomo, ma resta di Dio (cfr Lv 25,23). Questo è
l’antropocentrismo teologale della tradizione ebraico-cristiana. Pertanto, pretendere di possedere
e dominare la natura, manipolandola a proprio piacimento, è una forma di idolatria. È l’uomo
prometeico, ubriaco del proprio potere tecnocratico che con arroganza mette la terra in una
condizione “dis-graziata”, cioè priva della grazia di Dio. Ora, se la grazia di Dio è Gesù, morto e
risorto, è vero quanto ha affermato Benedetto XVI: «Non è la scienza che redime l’uomo. L’uomo
viene redento mediante l’amore» (Lett. enc. Spe salvi, 26), l’amore di Dio in Cristo, da cui niente e
nessuno potrà mai separarci (cfr Rm 8,38-39).Continuamente attratta dal suo futuro, la
creazione non è statica o chiusa in sé stessa. Oggi, anche grazie alle scoperte della fisica
contemporanea, il legame tra materia e spirito si presenta in maniera sempre più affascinante alla
nostra conoscenza.
8. La salvaguardia del creato è dunque una questione, oltre che etica, eminentemente teologica:
riguarda, infatti, l’intreccio tra il mistero dell’uomo e quello di Dio. Questo intreccio si può dire
“generativo”, in quanto risale all’atto d’amore con cui Dio crea l’essere umano in Cristo. Questo
atto creatore di Dio dona e fonda l’agire libero dell’uomo e tutta la sua eticità: libero proprio nel suo
essere creato nell’immagine di Dio che è Gesù Cristo, e per questo “rappresentante” della
creazione in Cristo stesso. C’è una motivazione trascendente (teologico-etica) che impegna il
cristiano a promuovere la giustizia e la pace nel mondo, anche attraversola destinazione
universale dei beni: si tratta della rivelazione dei figli di Dio che il creato attende, gemendo come
nelle doglie di un parto. In gioco non c’è solo la vita terrena dell’uomo in questa storia, c’è
soprattutto il suo destino nell’eternità, l’eschaton della nostra beatitudine, il Paradiso della nostra
pace, in Cristo Signore del cosmo, il Crocifisso-Risorto per amore.
9.Sperare e agire con il creato significa allora vivere una fede incarnata, che sa entrare nella
carne sofferente e speranzosa della gente, condividendo l’attesa della risurrezione corporea a cui i
credenti sono predestinati in Cristo Signore. In Gesù, il Figlio eterno nella carne umana, siamo
realmente figli del Padre. Mediante la fede e il battesimo inizia per il credente la vita secondo lo
Spirito (cfr Rm 8,2), una vita santa, un’esistenza da figli del Padre, come Gesù (cfr Rm 8,14-17),
poiché, per la potenza dello Spirito Santo, Cristo vive in noi (cfr Gal 2,20). Una vita che diventa
canto d’amore per Dio, per l’umanità, con e per il creato, e che trova la sua pienezza nella santità.

Roma, San Giovanni in Laterano, 27 giugno 2024

FRANCESCO

 


La parola N. 4 giugno 2024

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L’articolo del Vescovo

L’Eucaristia luogo di santità ospitale

Nell’Eucaristia la comunità pasquale riconosce la presenza viva del Signore Risorto come il pane di vita eterna e il pane disceso dal cielo, che rende ogni discepolo capace di vivere secondo lo stile evangelico, divenendo pane spezzato per gli altri. La nostra Chiesa diocesana, per il prossimo anno pastorale, intende crescere nella santità ospitale che l’Eucaristia significa e genera.

Questo cammino ecclesiale può diventare concreto e visibile nella misura in cui l’Eucaristia diventa sempre più ciò che essa è: il cuore pulsante della vita cristiana, il culmine e la sorgente della vita e della missione della Chiesa. Questa affermazione conferma la convinzione di San Giovanni Paolo II secondo il quale la comunità cristiana e il mondo hanno grande bisogno dell’Eucaristia. Infatti, per un discepolo del Risorto parlare di Eucaristia significa parlare di Gesù stesso e della sua vita donata per noi.

Per questa ragione ogni celebrazione eucaristica è sempre un invito rivolto alla comunità e ai singoli battezzati a condividere fino in fondo l’umano, luogo generativo di una pastorale realmente inclusiva e sinodale che aiuta a camminare insieme e che valorizza i carismi che lo Spirito dona secondo la vocazione e il ruolo di ciascuno. In questo modo, la comunità eucaristica diventa scuola di santità ospitale ovvero spazio relazionale e sacramentale dove si deve imparare gli uni dagli altri l’arte evangelica del servire per amore.

L’azione pastorale deve trovare nell’Eucaristia la forma del suo dinamismo missionario e caritativo. L’Eucaristia celebrata nel giorno del Signore è l’invito permanente ai fedeli, nutriti dei sacramenti pasquali, a vivere in perfetta unione e rendere visibile la carità di Cristo. L’urgenza di assimilare questa prospettiva dinamica e comunitaria dell’Eucaristia è avvalorata anche dalla recente Lettera apostolica di Papa Francesco sulla formazione liturgica del popolo di Dio, Desiderio desideravi. Il Papa sottolinea questa duplice prospettiva quando scrive: “invito tutta la Chiesa a riscoprire, custodire e vivere la verità e la forza della celebrazione cristiana. Vorrei che la bellezza del celebrare cristiano e delle sue necessarie conseguenze nella vita della Chiesa, non venisse deturpata da una superficiale e riduttiva comprensione del suo valore o, ancor peggio, da una sua strumentalizzazione a servizio di una qualche visione ideologica, qualunque essa sia (cfr. nn. 16-17). L’Eucaristia intesa come luogo di santità ospitale è non solo il paradigma della sinodalità vissuta sacramentalmente, ma getta anche luce sulle dimensioni essenziali della Chiesa: il cammino dei discepoli, l’incontro con il Risorto, l’ascolto delle Scritture, illuminate dal mistero pasquale, l’accoglienza del forestiero, la frazione del pane, la missione il confronto con gli apostoli.

L’Eucaristia ricorda anche che è possibile crescere in umanità solo quando si diventa capaci di amare con Cristo e come Lui. È in questa verità esistenziale che vanno accolte le parole di Gesù: “Fate questo in memoria di me”. Esse sono un invito a rendere presente, nella vita, l’amore di Cristo per noi; a rivivere, nella nostra povera umanità, la capacità di farsi dono per gli altri. La Chiesa ha sempre guardato all’Eucaristia come al sacramento della sua rinascita spirituale e pastorale, perciò il nostro tema diocesano: “Nell’Eucaristia nasce e rinasce la Chiesa”. Papa Francesco in occasione del Congresso Eucaristico di Matera ha ribadito questa centralità dell’Eucaristia nella vita della Chiesa dicendo: “Innanzitutto, l’Eucaristia ci ricorda il primato di Dio. (…) Ricordarci che solo il Signore è Dio e tutto il resto è dono del suo amore. Perché se adoriamo noi stessi, moriamo nell’asfissia del nostro piccolo io. (…) Quando invece adoriamo il Signore Gesù presente nell’Eucaristia, riceviamo uno sguardo nuovo anche sulla nostra vita: io non sono le cose che possiedo o i successi che riesco a ottenere; il valore della mia vita non dipende da quanto riesco a esibire né diminuisce quando vado incontro ai fallimenti e agli insuccessi. Io sono un figlio amato, ognuno di noi è un figlio amato; io sono benedetto da Dio; Lui mi ha voluto rivestire di bellezza e mi vuole libero, mi vuole libera da ogni schiavitù. Ricordiamoci questo: chi adora Dio non diventa schiavo di nessuno: è libero”, libero per amare e servire con gioia e umiltà.

+ Ciro Fanelli

Vescovo

“ESSERE LUCE”

Messaggio del Vescovo ai giovani maturandi della Diocesi di Melfi-Rapolla-Venosa

CIRO FANELLI

VESCOVO DI MELFI-RAPOLLA-VENOSA

 

“ESSERE LUCE”

Ai giovani maturandi

della Diocesi di Melfi-Rapolla-Venosa

Cari giovani,

sono molto contento di condividere con voi, meravigliosa generazione, questa fase importante della vita, quella che riguarda il passaggio verso la maturità, o, forse, meglio, la transizione verso nuove sfide esistenziali che muovono da anni di studio e di impegno. C’è uno scrittore giapponese, H. Murakami, che – a mio parere – ha colto nel segno quando ha scritto, in uno dei suoi romanzi, che “quando la tempesta sarà finita, non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. Non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero. Ma su un punto non c’è dubbio. Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi è entrato”. L’esame di maturità, come tutte le fasi di passaggio, può essere come quella tempesta. Ma forse è anche qualcosa di più. Pensando a voi, all’esame di maturità che sosterrete nei giorni prossimi, ho riflettuto su un passo del Vangelo che è straordinariamente utile per chiunque debba affrontare il futuro. Condivido qualche riflessione, qui di seguito, in questo messaggio, sapendo che ci saranno tante occasioni per incontrarci ancora, in famiglia, in parrocchia, nelle associazioni, nei diversi ambiti di vita.

Vi invito a rileggere con me, in questa prospettiva, il brano di Matteo 5, 13- 16: “Voi siete il sale della terra; (…). Voi siete la luce del mondo (…)”. Quel “voi” e potentissimo perché Gesù si rivolge direttamente a coloro che hanno ascoltato le beatitudini, cioè a coloro che si riconoscono poveri, miti, misericordiosi, operatori di pace, perseguitati, affamati di giustizia. Quel voi, a pensarci bene, riguarda prevalentemente i giovani e le giovani che sono pronti a attraversare, come voi, quel passaggio verso la maturità, avendo a cuore il bene maggiore.

E qual è il bene maggiore da perseguire? Si tratta di una consapevolezza che viene richiamata immediatamente dopo il ‘voi”: voi siete il sale, la luce, e ancora, una città sopra il monte, una lucerna. Il sale e la luce permettono a questo mondo, quello che voi sarete presto chiamati a gestire, di non infradiciarsi e di non restare al buio, dunque, di non morire. il bene maggiore è, in questo senso, la consapevolezza di poter costruire contesti sociali dove il messaggio cristiano diviene realtà concreta, visibile, attuata, tangibile in ragione delle azioni aperte al bene, a fronte di altri contesti dove la sbornia di ricchezza, la guerra, la vendetta, l’odio, l’ingiustizia dominano tutto e tutti.

Voi siete il sale, la luce, una città sopra il monte, una lucerna. Sono metafore potentissime che vi debbono incoraggiare a prendere parte responsabilmente del progetto dell’essere giovani autentici oggi, in questa circostanza dell’esame di maturità e nelle scelte ancor più importanti che state facendo rispetto al vostro prossimo futuro. Da queste metafore comprendiamo che Gesù invita tutti a trasformare i contesti in cui viviamo, mettendo in atto opere che siano visibili il più possibile, non tanto per essere lodati o acclamati, ma per amore vero della dignità delle persone che possono beneficiare di ciò che facciamo. Siamo luce per gli altri solo se la voce della nostra coscienza orienta le nostre azioni e siamo motivo di gloria a Dio quando le nostre opere diventano visibili.

L’esame di maturità diventi per voi l’occasione in cui esprimere, come luce e sale, idee forti, passioni concrete, impegni veri per il bene maggiore. Il mondo attende giovani come voi. Non fermatevi, attraversate quella tempesta e tutte le altre che troverete durante il cammino. Forse non sarete neanche sicuri se sia finita o meno. Ma sappiate che, avendo il nostro Maestro Gesù accanto a noi, usciti da quel vento, potete diventare luce, sale, città sul monte o lucerna, pronti ad accettare le gioie e le sfide della vita, sapendo che nella luce della verità e dell’amore tutto ha senso, tutto è rilevante, tutto è importante.

Dio vi benedica oggi e sempre.

Melfi, 18 giugno 2024.

+Ciro Fanelli

Vescovo


Apostolato della preghiera – QUINTO INCONTRO DIOCESANO

Lunedì 17 giugno 2024 - Parrocchia Immacolata VENOSA

QUINTO INCONTRO DIOCESANO DEI GRUPPI PARROCCHIALI
Apostolato della Preghiera

Rete Mondiale di Preghiera del Papa – Apostolato della Preghiera.

“L’apostolato della preghiera o Rete Mondiale di preghiera del Papa, in comunione con lui, ci ricorda che il cuore della missione della chiesa è la preghiera”.
Papa Francesco

Lunedì 17 giugno 2024
Parrocchia Immacolata
VENOSA

  • ore 18.00 Santa Messa presieduta dal Vescovo Mons. Ciro Fanelli,
  • ore 19.00 Incontro presso la sala “Maria Ausiliatrice”, interverranno: don Giacinto Di Sanzo, promotore regionale A. d. P. – R. M. P. P. , e monsignor Ciro Fanelli.

La festa degli incontri dell’ACR

L’incontro di tutti i bambini dell’ACR - Domenica 2 giugno Cattedrale di Melfi

 

 

 

 

 

 

 

La festa degli incontri dell’ACR

L’incontro di tutti i bambini dell’ACR – Domenica 2 giugno Cattedrale di Melfi

Si terrà domenica 2 giugno, nella Parrocchia Santa Maria Assunta a Melfi, la festa degli incontri diocesana dell’Azione Cattolica dei Ragazzi. Tutti i bambini e i ragazzi dalla seconda elementare alla seconda media si riuniranno per vivere insieme un momento di spiritualità, di formazione e di giochi che si baseranno sul tema dell’anno dell’ACR, Questa è casa tua! Il tema della giornata sarà quello del riciclo, per comprendere come ognuno possa aiutare il mondo che ci circonda.
Dopo un primo momento di accoglienza e di giochi che si terrà alle ore 9.00 nell’atrio del Palazzo Vescovile, alle ore 10.30 vi sarà la celebrazione della Santa Messa nella Cattedrale di Melfi. In seguito, presso l’Asilo don Minozzi si terrà il pranzo e un gioco a stand sui temi degli elementi della natura e del riciclo. L’evento si concluderà intorno alle ore 15.00 circa.

Giornata Mondiale dei Bambini e delle Bambine

Sabato 25 maggio ore 16:00 - Centro Pastorale San Gerardo Maiella Rionero

Giornata Mondiale dei Bambini e delle Bambine – World Children’s Day 25-26 maggio 2024

“Ecco, faccio nuove tutte le cose”

 

A conclusione dell’Angelus il giorno dell’Immacolata Concezione, papa Francesco ha annunciato che il 25 e 26 maggio 2024 si sarebbe celebrata la Prima Giornata Mondiale dei Bambini.

L’iniziativa, patrocinata dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione, risponde alla domanda: che tipo di mondo desideriamo trasmettere ai bambini che stanno crescendo? Come Gesù, vogliamo mettere i bambini al centro e prenderci cura di loro.

Padre Enzo Fortunato, coordinatore generale della GMB, è stato affiancato nell’organizzazione dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla Cooperativa Auxilium; l’evento di livello mondiale in questa sua prima edizione ha previsto la possibilità-per quanti non potessero raggiungere Roma-di essere realizzata anche a livello locale.

L’UCD ha proposto di celebrarla tutti insieme sabato 25 maggio a Rionero e di vivere in comunione con il Papa la Celebrazione Eucaristica Domenicale nelle proprie Parrocchie domenica 26 maggio, festa della Santissima Trinità.

L’iniziativa diocesana è stata anticipata ai Parroci in occasione della Messa Crismale e avviata condividendola con i Catechisti, le Associazioni, l’Agesci; abbiamo previsto un contributo di partecipazione di 2 €. per bambini e adulti che sarà devoluto a favore dell’Infanzia Missionaria perché anche “i bambini aiutano i bambini”.

Sono invitati i bambini dai 7 ai 12 anni, i loro genitori ma, potranno partecipare anche i ragazzi di 13/14 anni.

Annuncio, festa e celebrazione sono i tre momenti che caratterizzeranno la giornata, faremo in modo che possa essere per tutti un’esperienza gioiosa e ricca di significato collaborando in maniera proficua.

                                                                                                                           Per l’UCD

                                                                                                                     Angela Boccomino

GMB 2024