S.ALESSANDRO – Patrono della città e della Diocesi di Melfi-Rapolla-Venosa9 febbraio 2016Messaggio del Vescovo padre Gianfranco TODISCO______________________________________ La festa di quest’anno ha un sapore diverso: non mi riferisco al fatto che la caduta di una pietra della facciata della cattedrale ci ha obbligati a tenerla chiusa per motivi di sicurezza. Come sapete, i festeggiamenti sono stati ridotti al minimo, con qualche luminaria perché non si perda quel tocco di festa espresso appunto dalle luci che richiamano la luce della fede che i santi hanno irradiato con la loro vita, fino al martirio. Ciò nonostante, la festa non perde di significato; anzi, questi “contrattempi” – vale a dire incidenti di percorso che incrociano sempre la nostra vita – diventano provvidenziali, e ci mostrano quel rovescio della medaglia spesso ignorato ma ugualmente bello, perché ci permettono di metterci nei panni di migliaia – meglio dire milioni – di persone, come i profughi che, di punto in bianco, perdono tutto a causa di guerre o calamità naturali, e quindi si sentono sbandati, senza alcuna possibilità di far ritorno alle loro case. Proviamo a immaginare cosa vuol dirci il Signore con la Nostra Chiesa madre “inagibile”, anche se per pochi giorni ancora. Mettiamoci nei panni dei nostri fratelli palestinesi, che abitano la terra di Gesù prima ancora che Egli nascesse, i quali non sanno, a differenza di noi, che cos’è una casa senza raffiche di mitra sulle pareti, cos’è una piazza dove poter passeggiare come facciamo noi qui in piazza Duomo e nelle piazze dei nostri quartieri; i bambini non sanno cos’è una scuola, un campo di calcetto. L’elenco delle cose che noi diamo per scontate per loro sono ancora un sogno. Ebbene, leggere questo incidente alla luce della fede e che, grazie a Dio, non si é trasformato in una tragedia – ve l’immaginate se fosse accaduto il giorno dell’apertura della porta Santa? – ci permette di aprire gli occhi non solo su chi ci sta accanto ma anche su problematiche di vitale importanza per tutti, come l’inquinamento atmosferico provocato da gas tossici, lo smaltimento dei rifiuti, la salvaguardia delle bellezze naturali che sono la nostra vera ricchezza, da custodire gelosamente come la pupilla dei nostri occhi. “I poveri li avrete sempre con voi”. Sono parole che Gesù disse ai suoi discepoli, che, nonostante il progresso fatto, sono più vere che mai, perché il numero dei poveri aumenta ogni giorno sempre di più, anche nella nostra Regione e nella nostra diocesi. Basta sfogliare i giornali o vedere i notiziari televisivi per renderci conto delle diverse sfaccettature che assume oggi la povertà, e scoprire chi sono i “nuovi poveri”, creati da una società dei consumi mai sazia, pronta a gettare nella spazzatura non solo gli avanzi del cibo ma anche la dignità delle persone. L’aumento dei poveri, come a prima vista potrebbe sembrare, non é causato solamente dalla mancanza di lavoro, dalla crisi economica oppure dall’arrivo continuo sulle nostre coste di profughi da Paesi in guerra o di gente disperata in cerca di un futuro migliore per sé e per i loro cari. La radice della povertà sta nel cuore egoista dell’uomo, mai sazio di ciò che ha e, molto più grave, indifferente a ciò che accade attorno a sé. C’è l’ha ricordato Papa Francesco nell’enciclica Laudato sì, quando afferma che ” La mancanza di reazioni di fronte a questi drammi dei nostri fratelli e sorelle è un segno della perdita di quel senso di responsabilità per i nostri simili su cui si fonda ogni società civile ( Laudato sí n. 25). Girarsi dall’altra parte facendo finta di niente, come se il problema della povertà nel mondo non ci riguardasse, non ci esime dalla responsabilità di fare qualcosa per soccorrere il fratello o la sorella che ha bisogno non solo del nostro concreto aiuto ma anche della nostra vicinanza e solidarietà. Anche un solo bicchiere d’acqua dato con amore, direbbe Gesù, é sufficiente per aprire il cuore del povero alla speranza. Nello spirito del Giubileo della Misericordia, Papa Francesco invita ogni cristiano a “riconoscere come l’indifferenza si manifesta nella propria vita e ad adottare un impegno concreto per contribuire a migliorare la realtà in cui vive, a partire dalla propria famiglia, dal vicinato o dall’ambiente di lavoro”. La pubblicazione del Terzo Dossier della Caritas Diocesana, nel giorno della festa di Sant’Alessandro, Patrono della città e della diocesi di Melfi – Rapolla- Venosa, non é una pura coincidenza. I nostri padri ci hanno insegnato che quando si fa festa non possiamo dimenticare i poveri. Ricordarli non é solo un atto di carità nei loro confronti ma un impegno a non lasciarli soli perché anch’essi hanno diritto a una vita dignitosa. Aprire la mente e il cuore ai bisogni di chi ci sta accanto permette di scoprire anche i poveri di casa nostra, quelli della “porta accanto”, dei quali spesso conosciamo appena il nome, senza accorgerci dei loro reali bisogni che molto spesso vanno oltre la richiesta di aiuto materiale. Con la preziosa collaborazione degli operatori pastorali presenti in diocesi, che 365 giorni all’anno, con grande impegno, dedizione e competenza hanno saputo ascoltare, accogliere e accompagnare i tanti volti di povertà incontrati, si è pervenuti alla delineazione di un quadro reale che aiuta a riflettere sul fenomeno della povertà nel Vulture-Melfese, e nello stesso tempo ci permette di predisporre gli adeguati interventi da offrire a tante sorelle e fratelli bisognosi. Il dossier é a disposizione di tutti, scaricabile anche dal sito web della nostra Diocesi. Una copia é stata già distribuita a tutti gli amministratori locali presenti all’incontro nel Salone degli Stemmi e sarà anche inviata a chi, per diversi motivi, non vi ha potuto partecipare. A mano a mano che il lettore legge i dati presentati in questo Rapporto, la fotografia delle diverse forme di povertà prende corpo e diventa sempre più nitida, permettendogli di vedere l’ampio ventaglio dei numerosi servizi offerti agli emigrati, alle famiglie, ai ragazzi e adolescenti bisognosi di particolare attenzione, agli anziani soli, ai detenuti. I dati sono accompagnati dalle testimonianze dei protagonisti e dei numerosi volontari, che fanno toccare con mano non solo la sofferenza di tanta gente ma intravedere anche i segni di speranza che invitano a continuare il cammino intrapreso. Papa Francesco in Evangelii Gaudium al n. 87 ricorda anche a noi che“ogni cristiano e ogni comunità sono chiamati ad essere strumenti di Dio per la liberazione e la promozione dei poveri, in modo che essi possano integrarsi pienamente nella società; questo suppone che siamo docili e attenti ad ascoltare il grido del povero e soccorrerlo”. Il nostro auspicio è che la presente pubblicazione diventi un prezioso sussidio, anche per gli Enti pubblici, per contrastare l’indifferenza, ancora diffusa tra noi, con una generosa ed entusiasta risposta di accoglienza e di concreta solidarietà, mezzi indispensabili per acquisire una profonda sensibilizzazione verso coloro che ogni giorno avvertono la fatica del vivere, percependone i bisogni e le necessità, prima ancora che i poveri facciano giungere fino a noi il loro disperato grido di aiuto. + Padre Gianfranco Todisco Vescovo