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MONS. FANELLI: LETTERA PER IL TEMPO DI PASQUA

Verso la Pentecoste 2020: “… 6 passi con 6 verbi”

Carissimi,

mentre rinnovo a tutti gli auguri pasquali, vi invito a rivolgere lo sguardo verso un’altra tappa importante dell’anno liturgico: la Pentecoste.

Il cammino della Chiesa dalla Pasqua alla Pentecoste è scandito in maniera esemplare dalla liturgia ed aiuta a riconoscere nella Pentecoste non solo “una” meta importante dell’itinerario di fede personale e comunitario, ma “la” grande meta a cui tendere chi crede nel mistero grande della risurrezione di Gesù. Se la Pasqua proclama che “Cristo vive”, la Pentecoste, invece, annuncia e rivela che Egli, vivo e presente, “è operante” in mezzo a noi attraverso la “presenza dello Spirito Santo”, l’altro Paraclito (cfr. Gv 14, 16).

Lo Spirito Santo, infatti, opera nella Chiesa rendendola comunità di “discepoli-missionari”, ovvero crea sempre una duplice novità (congiunta e coessenziale): trasforma ogni relazione in comunione e rende ogni slancio in missione; dà fondamento teologale al senso di appartenenza ecclesiale e, nel contempo, genera e sostiene uno slancio missionario che sia attraente e coinvolgente.

L’itinerario quaresimale, ormai concluso, che è iniziato con il mercoledì delle ceneri, il 26 febbraio u.s., purtroppo, è coinciso quasi totalmente con la diffusione della pandemia da coronavirus e, quindi, con l’osservanza delle misure sanitarie che hanno bloccato bruscamente ogni attività per impedire la diffusione del contagio. Siamo stati tutti costretti ad una “clausura forzata”, che stiamo ancora cercando di valorizzare il più possibile. Anche quest’anno per accompagnare il cammino quaresimale ho scritto una lettera per la quaresima, “Camminiamo nella luce”. La lettera si inseriva nel cammino pastorale della Diocesi e, mentre ricordava l’obiettivo di fondo del nostro cammino ecclesiale, “Comunione e missione per una Chiesa in uscita”, voleva anche preparare il percorso verso il Convegno Pastorale del prossimo mese di giugno, che sicuramente saremo costretti a rinviare, a causa del perdurare delle misure restrittive legate all’emergenza sanitaria.

La Diocesi, all’inizio dell’anno pastorale in corso (con l’aiuto del percorso formativo unitario  – le sfide del nostro tempo, la sinodalità e la trasparenza amministrativa –  e degli itinerari formativi specifici per i singoli ambiti pastorali) ha iniziato a pensare e costruire alcuni itinerari di  “conversione pastorale” alla luce dell’Evangelii Gaudium che avrebbero dovuto condurre ad una riformulazione degli organismi di partecipazione e a delineare le nuove linee pastorali.

In questa prospettiva è stata programmata ed attuata la Settimana Biblica sul Vangelo di Matteo, che abbiamo celebrato nel mese di novembre nella Chiesa Madre di Rionero. Essa ha chiaramente evidenziato il ruolo centrale della Parola di Dio nella nostra vita spirituale personale e nella programmazione pastorale.

Anche alla luce di questa priorità che la Parola di Dio deve avere nella vita della Chiesa e del singolo cristiano, per il tempo di quaresima, ho chiesto di leggere la Prima lettera di san Giovanni Apostolo. Infatti, Papa Francesco costantemente insiste sul ruolo centrale che deve avere la Parola di Dio nella vita della Chiesa. In particolare, nella Lettera Apostolica Misericordia et misera, posta a conclusione del Giubileo Straordinario della Misericordia, ha affermato un principio fondamentale: “Attraverso la Sacra Scrittura, mantenuta viva dalla fede della Chiesa, il Signore continua a parlare alla sua Sposa e le indica i sentieri da percorrere”.

Il Papa, fortemente consapevole di questa “inesauribile ricchezza” che è la Parola di Dio per la vita stessa della comunità cristiana, confidava anche il suo “vivo desiderio che la Parola di Dio sia sempre più celebrata, conosciuta e diffusa”, invitando ogni comunità a dedicarle durante l’anno pastorale una domenica (cfr. Francesco, Lettera Apostolica Misericordia et misera, n. 7.). Questo desiderio, con la Lettera Apostolica Aperuit illis, si è trasformato nell’istituzione di una domenica della Parola di Dio, la III domenica del tempo ordinario, rendendola giornata universale.

Nella prospettiva di valorizzare queste importanti indicazioni teologiche e pastorali sul ruolo della Parola di Dio, in questo nuovo tempo che va da Pasqua fino alla Solennità di Pentecoste, potrà essere di grande aiuto a tutti meditare il libro degli Atti degli Apostoli, che possiamo leggere in famiglia, in un tempo opportuno, alla presenza di tutti i componenti.

Dalle pagine degli Atti degli Apostoli impareremo che si diventa Chiesa in uscita nella docilità all’azione dello Spirito Santo.

Le misure sanitarie, tutt’ora in vigore, ci impediscono di garantire i percorsi e le proposte formative già programmati. Questo vale anche per il cammino legato alla definizione del Progetto pastorale e al Convegno ecclesiale. Per questa ragione, mi riservo di comunicarvi, nei prossimi giorni   –  anche attraverso il sito della Diocesi –  la bozza del cammino diocesano (già approvata nel Consiglio presbiterale il 25 febbraio u.s.) che doveva coinvolgere le comunità parrocchiali, le aggregazioni laicali e gli organismi diocesani; questo itinerario avrebbe dovuto accompagnare con la ricostituzione dei consigli pastorali (parrocchiali, zonali e diocesano) e preparare il Convegno e l’inizio di una nuova fase del progetto pastorale. Questo cammino lo riprenderemo non appena sarà possibile; nel frattempo, però, per quanto ci è possibile, prepariamo le condizioni spirituali e psicologiche affinché tutto si potrà svolgere nel migliore dei modi, creando le condizioni spirituali e psicologiche più idonee. Cerchiamo pertanto di valorizzare il momento presente e di prepararci a ripartire.

In questa prospettiva il tempo di Pasqua, che abbiamo già iniziato e che ci condurrà alla Solennità della Pentecoste, sarà una grande opportunità!

Al fine di valorizzare questo tempo prezioso per la vita della Chiesa, consapevoli che “pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo”, attraverso il profilo facebook, mi impegnerò ad offrirvi in diretta oltre alla messa vespertina quotidiana, che celebrerò dalla Cappella del Palazzo Vescovile di Melfi alle ore 19,00, un itinerario di preghiera e di catechesi che ho chiamato “Verso la Pentecoste 2020 … 6 passi con 6 verbi”.

Questo percorso inizierà con la seconda settimana di Pasqua, a partire da domenica della Divina Misericordia 19 aprile, e, oltre alla celebrazione eucaristica quotidiana, si articolerà in tre appuntamenti settimanali:

  • Ogni lunedì sera alle ore 22:00: Via Lucis;
  • Ogni mercoledì alle ore 17:00 Catechesi sui “6 passi con 6 verbi verso la Pentecoste”;
  • Ogni venerdì sera alle ore 22:00: Adorazione eucaristica.

I sei verbi che identificano i “sei passi” verso la Pentecoste sono: 1) risorgere, 2) camminare, 3) cercare, 4) pregare, 5) attendere, 6) scegliere. Questi verbi costituiscono un vero e proprio cammino di rinnovamento interiore scandito da alcuni atteggiamenti essenziali per la vita cristiana e cari al card. Carlo Maria Martini, per immergerci nel mistero di Gesù morto e risorto e farci inondare della sua luce e della potenza dello Spirito Santo.

Con questa iniziativa intendiamo unirci a Papa Francesco che ci invita ad invocare lo Spirito Santo per ravvivare la gioia e la bellezza di essere Chiesa, dicendo:

«Spirito Santo, armonia di Dio, Tu che trasformi la paura in fiducia e la chiusura in dono, vieni in noi. Dacci la gioia della risurrezione, la perenne giovinezza del cuore. Spirito Santo, armonia nostra, Tu che fai di noi un corpo solo, infondi la tua pace nella Chiesa e nel mondo. Spirito Santo, rendici artigiani di concordia, seminatori di bene, apostoli di speranza».

Con l’auspicio che il Risorto, per intercessione della Beata Vergine Maria, ci otterrà una rinnovata effusione del dono dello Spirito, vi saluto e vi benedico cordialmente.

Melfi, 16 aprile 2020 – Giovedì dell’ottava di Pasqua.

+ Ciro Fanelli
Vescovo

#chiciseparera


PROSEGUE L’ATTIVITA’ DELLA CARITAS DIOCESANA

EMERGENZA COVID-19: LETTERA AI PARROCI

Carissimi Parroci,
l’emergenza legata alla diffusione del COVID-19 oltre che sanitaria, sta diventando sempre più sociale. Colpisce soprattutto chi già viveva situazioni di difficoltà o di fragilità, creando nuove situazioni di povertà.
Alla luce della lettura dei bisogni reali del nostro territorio diocesano di fronte all’emergenza sanitaria scatenata dalla pandemia di Covid-19, anche la nostra Chiesa diocesana, attraverso la Caritas, ha attivato tutte le sue dimensioni, materiali e spirituali, senza dimenticare i più poveri e vulnerabili.
Occorre evidentemente proseguire su questa linea avviando una grande gara di solidarietà e cura.
Essa anzi ha mille aspetti, mille volti, fino ad arrivare al sacrificio estremo della propria vita, come tanti medici, suore e preti stroncati dal Covid-19.
Attraverso la BCC di Gaudiano abbiamo aperto un servizio di prestito a famiglie e piccole imprese a conduzione familiare.
Tra i destinatari delle opere di carità messe in campo dalla diocesi attraverso la Caritas ci sono i malati, ma anche i lavoratori precari, le famiglie disagiate, gli anziani soli che non possono nemmeno uscire a fare la spesa e i “preferiti di Dio” che la crisi in atto rischia di far cadere nel dimenticatoio.
La crisi colpisce tutti, ma a pagarne di più le conseguenze, come sempre, sono le fasce sociali più deboli. Saremo vicini a queste fasce anche attraverso i contributi CEI destinati alle Caritas diocesane.
Abbiamo avviato un’attività di ascolto telefonico “In ascolto con il cuore” per anziani soli e persone fragili.
Abbiamo avviato contatti con la Caritas di Bergamo per far dono al Vescovo di Bergamo di alcuni ventilatori polmonari.
Manteniamo contatti con i presidi ospedalieri presenti sul territorio diocesano e con il carcere per offrire, nelle modalità che riterranno necessarie, contributi qualora insorgessero emergenze.
Circa quanto concretamente ad oggi è stato fatto possiamo relazionare nel modo seguente.
1) La Caritas diocesana, grazie all’impegno dei volontari, non cessa di garantire i propri servizi rimodulandoli alla situazione contingente, operando in condizioni via via più difficili sempre con le opportune precauzioni (mascherine, guanti, ingressi contingentati, ecc).
a. In molti casi si è dovuto far fronte a problematiche nuove. Abbiamo attivato servizi domiciliari per la distribuzione di beni alimentari, numeri telefonici dedicati per raccogliere i bisogni delle persone costrette in casa, anziani soprattutto.
b. In quasi tutti i comuni la Caritas collabora con i C.O.C (Centro Operativo Comunale). Sono organismi di supporto ai Sindaci, quali autorità di protezione civile, per la direzione ed il coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza alla popolazione in caso di calamità.
c. Nei Comuni dove opera il Centro di Ascolto le attività di aiuto vengono svolte dagli operatori in collaborazione con i Parroci, mentre negli altri comuni direttamente dalle Caritas Parrocchiali con l’aiuto ed il sostegno della Caritas Diocesana.

2. In molti casi si sono resi necessari, certamente si renderanno ancora, interventi straordinari rispetto al passato.
a. Una delle necessità più urgenti resta proprio quella degli aiuti alimentari. Già prima di questa emergenza i Centri d’Ascolto e le Caritas parrocchiali avevano erogato beni e servizi materiali (viveri, vestiario, prodotti per l’igiene personale, ecc.) in loro dotazione proveniente dai prodotti della FEAD.
b. In questo periodo tutte le Caritas segnalano purtroppo un aumento significativo delle richieste di aiuti alimentari dal 20 al 50%, nelle varie forme in cui sono stati rimodulati i servizi.
c. Fondamentale è dunque la collaborazione con i supermercati, lì dove ci sono, con carrelli per le donazioni perché consente di reperire beni di prima necessità.

3. Lì dove ciò non è possibile diventa necessario l’acquisto e la distribuzione dei viveri e di altri beni materiali. Si chiede di documentare le spese attraverso fatturazione in modo da poter documentare le somme erogate ed il loro utilizzo.

4. Questa emergenza ci deve far sentire tutti uniti e solidali e non ci stancheremo di starvi accanto nelle modalità che riterrete opportuno.
a. Come comunità ecclesiale siamo chiamati a pensare nuove forme di carità e, come ci ha ricordato Papa Francesco, a “riscoprire e approfondire il valore della comunione che unisce tutti i membri della Chiesa”.
b. Per far fronte a questa emergenza, che vede ancora una volta esposte le persone più fragili, la Caritas Diocesana rinnova l’appello a tutti alla solidarietà concreta invitando a sostenere – direttamente o per suo tramite – le iniziative e gli interventi mirati in favore delle persone in difficoltà e in condizioni sempre più precarie.

5. E per questo ha già lanciato, subito dopo il decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri circa le misure sanitarie da adottare per contenere il diffondersi del contagio da Covid-19 la Campagna “LA CONCRETEZZA DELLA CARITÀ: DONARSI E DONARE” LA DIOCESI DI MELFI-RAPOLLA-VENOSA E L’EMERGENZA COVID-19 presentata in un comunicato dalla Diocesi del 24 marzo 2020 ed inviatovi per posta elettronica.

IL DIRETTORE CARITAS                                                                                                                           IL VESCOVO
Dott. Giuseppe Grieco                                                                                                                          + Mons. Ciro Fanelli

Per far fronte a questa emergenza, che vede ancora una volta esposte le persone più fragili, la Caritas Diocesana rinnova a tutti l’appello alla solidarietà concreta invitando a sostenere le iniziative e gli interventi mirati della Diocesi in favore delle persone in difficoltà e in condizioni sempre più precarie. È possibile sostenere gli interventi, utilizzando il bonifico bancario (causale “Emergenza Coronavirus”) tramite:
INTESTAZIONE: DIOCESI DI MELFI RAPOLLA VENOSA CARITAS DIOCESANA
BANCA: BANCA CREDITO COOPERATIVO DI GAUDIANO LAVELLO – FILIALE DI MELFI
IBAN: IT 39 O 08554 42100 000000 403566

LA PAROLA – Periodico diocesano – n.2 Aprile 2020

A causa dell’emergenza coronavirus il numero di aprile (2/2020) del periodico diocesano LA PAROLA non potrà essere distribuito agli abbonati in versione cartacea. Pertanto viene pubblicato in versione on-line, sul sito della diocesi, “visibile” a tutti.

DECEDUTO IL DIACONO DORINO LAVIANO

Nella giornata di lunedì 20 aprile è tornato alla Casa del Padre il diacono permanente Teodoro Laviano.

Dorino, come tutti lo chiamavano, residente a Melfi,  era nato il 10 dicembre 1941 ed aveva ricevuto l’ordinazione diaconale il 30 novembre 1996. Esercitava il suo  ministero presso la parrocchia San Michele Arcangelo di Rapolla.

Il vescovo, i presbiteri, i diaconi e l’intera comunità diocesana lo ricordano uniti nella preghiera.

EMERGENZA COVID-19: LE INIZIATIVE DELLA CARITAS DIOCESANA

SERVIZIO DI ASCOLTO E SOSTEGNO PSICOLOGICO TELEFONICO

Tel.cell.329.1679931

“LA CONCRETEZZA DELLA CARITÀ: DONARSI E DONARE”

LA DIOCESI DI MELFI-RAPOLLA-VENOSA E L’EMERGENZA COVID-19

 «Non sprecate questi giorni difficili». È l’appello del Papa a ritrovare – in questo periodo in cui l’attenzione agli altri è messa a dura prova – “la concretezza dei gesti quotidiani e delle relazioni”.
In questo tempo in cui la comunità non si può riunire per celebrare insieme l’Eucaristia, per sostenere e alimentare ogni gesto di carità diventa fondamentale la preghiera.
Il Vescovo con la Caritas e gli organismi pastorali diocesani, in questa fase di emergenza sanitaria, rimodulando i servizi per adeguarli alle indicazioni governative, ma senza lasciare indietro le richieste dei più fragili, da’ forma alla «fantasia della carità» che tanto Papa Francesco ci sollecita a realizzare soprattutto in questo tempo di pandemia.
In questa linea sono attive le seguenti dimensioni di intervento per il territorio diocesano:

  1. Prossimità:
  • Il Vescovo e i sacerdoti, ogni giorno, sperimentano il drammatico paradosso di dover restare vicini alla gente senza però correre il rischio di aumentare il contagio; una risposta la trovano nella prossimità digitale, ovvero nel trasmettere in diretta le celebrazioni eucaristiche attraverso i mezzi di comunicazione (Radio Kolbe, Facebook, WhatsApp,).
  1. Ascolto:
    • La Caritas diocesana, attraverso le sue articolazioni diocesane, promuove contatti telefonici diretti con le persone sole.
  1. Accoglienza:
    • La Caritas diocesana continua a Melfi, presso l’Hospitalis, l’accoglienza di tipo familiare per adulti con particolari necessità.
  1. Attenzione:
    • La Caritas diocesana in alcuni paesi della Diocesi, in sinergia e collaborazione con le istituzioni civili territoriali e con le altre realtà locali socio-assistenziali (CRI, Protezione Civile), ha avviato servizi domiciliari di consegna di generi di prima necessità (farmaci, cibo, ecc.).
    • La Caritas diocesana pone attenzione ai bisogni di chi è ricoverato presso gli Ospedali della Zona soprattutto attraverso la raccolta di donazioni finalizzate all’acquisto di attrezzature e materiali sanitari di consumo per i medici e gli altri operatori ospedalieri (mascherine, tute protettive, disinfettanti, ecc…) al fine di curare al meglio i malati e limitare le occasioni di contagio. Tutte le donazioni saranno rendicontate e rese pubbliche al termine di questa emergenza. 
  1. Conforto:
    • In risposta al bisogno psicologico legato alla dimensione della paura e del panico si offre conforto attraverso il sostegno psicologico per chi vive con particolare sofferenza la situazione attuale di emergenza sanitaria.
  1. Contrasto alle povertà
    • La Caritas diocesana vuole aiutare a contrastare la povertà “educativa” attraverso l’attenzione a quelle famiglie con figli in età scolare, che hanno difficoltà a gestire la didattica a distanza, fornendo ausili informatici per chi ne è sprovvisto.
    • La Caritas diocesana vuole aiutare a contrastare la povertà “materiale” attraverso l’offerta di sostegno e di aiuti materiali a favore delle persone in condizioni di marginalità estrema.
  1. Prestito per una “nuova alleanza”
    • La Diocesi di Melfi-Rapolla-Venosa attraverso la Caritas diocesana vuole attivare un Prestito per una “nuova alleanza”: oltre agli aiuti contingenti si provvederà anche ad attivare con la Banca del Credito Cooperativo di Gaudiano di Lavello, il progetto “Un prestito per una nuova alleanza”. Il progetto verrà promosso per sostenere persone, famiglie e piccole imprese in situazioni di temporanea difficoltà economica, prevedendo la possibilità di ottenere un finanziamento fino a 5 mila euro per far fronte alle spese più urgenti.

Invitiamo tutti a moltiplicare la solidarietà, perché siamo certi che – soprattutto in questo tempo difficile per il diffondersi della grave pandemia – condividere la propria vulnerabilità, con chi è vulnerabile rende la nostra comunità uno spazio concreto di testimonianza della carità.
Melfi, 24 marzo 2020

Dott. Giuseppe Grieco                                                                                                                                         + Ciro Fanelli
Direttore                                                                                                                                                                      Vescovo

Per far fronte a questa emergenza, che vede ancora una volta esposte le persone più fragili, la Caritas Diocesana rinnova a tutti l’appello alla solidarietà concreta invitando a sostenere le iniziative e gli interventi mirati della Diocesi in favore delle persone in difficoltà e in condizioni sempre più precarie. È possibile sostenere gli interventi, utilizzando il bonifico bancario (causale “Emergenza Coronavirus”) tramite:
INTESTAZIONE: DIOCESI DI MELFI RAPOLLA VENOSA CARITAS DIOCESANA
BANCA: BANCA CREDITO COOPERATIVO DI GAUDIANO LAVELLO – FILIALE DI MELFI
IBAN: IT 39 O 08554 42100 000000 403566

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SETTIMANA SANTA

CELEBRAZIONI PRESIEDUTE DAL VESCOVO

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CALENDARIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE
PRESIEDUTE DAL NOSTRO VESCOVO
S.E. MONS. CIRO FANELLI

  • DOMENICA DELLE PALME
  • ore 19.00: Messa con la benedizione dei rami di ulivo (i fedeli, dalle loro case, si potranno unire alla celebrazione, tenendo in mano anch’essi rami di ulivo o di altre piante, che saranno in questo modo benedetti).
  • GIOVEDI SANTO
  • ore 11.00: Adorazione eucaristica nella giornata sacerdotale, dell’Eucaristia e dell’amore fraterno (contemporaneamente in tutte le Chiese sarà esposto – a porte chiuse e senza concorso di popolo – il Santissimo Sacramento per un’ora di adorazione da parte del Parroco e dei presbiteri che collaborano in parrocchia; alle ore 12.00 il suono a distesa di tutte le campane delle chiese darà il segno di questa comunione di preghiera attorno al mistero eucaristico);
  • ore 12.00: in comunione con il Papa, preghiera del Padre Nostro e dell’Angelus;
  • ore 19.00: Messa in Coena Domini.
  • VENERDI’ SANTO
  • ore 9.00: Ufficio delle Letture e Lodi mattutine;
  • ore 17.00: Via Crucis;
  • ore 19.00: Celebrazione della Passione del Signore (in questa giornata tutti i fedeli sono invitati ad esporre, sui balconi o davanti alle finestre delle loro case, possibilmente con un drappo di colore rosso, un Crocifisso, segno della nostra fede e prezzo del nostro riscatto).
  • SABATO SANTO
  • ore 9.00: Ufficio delle Letture e Lodi mattutine;
  • ore 21.30: Messa della Risurrezione nella Veglia Pasquale.
  • DOMENICA DI PASQUA
  • ore 19.00: Messa della Risurrezione del Signore

    Tutte le celebrazioni presiedute dal Vescovo saranno trasmesse  sul territorio della Diocesi in diretta streaming dal profilo facebook del Vescovo: Palazzo Vescovile Melfi (Radio Kolbe)

 

LETTERA DI MONS. FANELLI AI SACERDOTI

IN OCCASIONE DEL GIOVEDI' SANTO 2020

CIRO FANELLI

VESCOVO DI MELFI–RAPOLLA-VENOSA

LETTERA AI SACERDOTI

IN OCCASIONE DEL GIOVEDÌ SANTO 2020

 

Carissimi fratelli presbiteri, diocesani e religiosi,

Vi scrivo questa lettera, oggi Mercoledì Santo  – nell’ora in cui avremmo dovuto celebrare la Messa del Crisma –  per unirmi spiritualmente a ciascuno di voi e per condividere alcuni pensieri sul sacerdozio e sul mistero grande della nostra Fede, la Pasqua del Signore, che, quest’anno, celebreremo in modo insolito e sofferto, nel rispetto delle misure sanitarie che ci impongono di celebrare anche il Triduo Pasquale “senza popolo e con le porte delle nostre chiese chiuse”.

Vi scrivo alla vigilia del Giovedì Santo, giornata sacerdotale per eccellenza, soprattutto per dirvi ancora una volta tutta la mia vicinanza fraterna, il mio incoraggiamento e la mia stima grata.

Come già vi ho comunicato precedentemente, quest’anno la Messa Crismale, di comune accordo con i confratelli Vescovi di Basilicata, è rinviata: la celebreremo, infatti, non appena si concluderà questo periodo di grave emergenza sanitaria, che sta diventando, purtroppo, anche emergenza economica e sociale.

Tutti desideriamo che questo tempo di prova si possa concludere quanto prima; il comune desiderio che la pandemia possa cessare sia trasformato sempre di più in una intensa preghiera di intercessione alla Divina Misericordia per mezzo del Cuore immacolato e addolorato di Maria.

La Liturgia del Giovedì Santo, con le parole e i gesti sacramentali, ci fa rivivere l’ultima Cena di Gesù: mistero dell’umiltà di Cristo e del suo amore per noi nella lavanda dei piedi; testamento del suo comandamento nuovo di amarci gli uni gli altri come egli ci ha amato; memoriale dell’istituzione dell’Eucaristia e del Sacerdozio per rendere presente fino alla sua venuta il sacrificio della nuova Alleanza.

Nella celebrazione della Messa nella Cena del Signore, che apre il Triduo Pasquale, tutti faremo memoria del giorno della nostra Ordinazione sacerdotale. Ricorderemo anche il cammino vocazionale che ad essa ci ha condotto, che per ognuno di noi assume il volto delle tante persone – dai nostri genitori agli educatori – che ci hanno accompagnato nelle diverse tappe della nostra vocazione sacerdotale. La decisione per il Signore, fatta in piena libertà e con il desiderio di servire la Chiesa, è una scelta che è per sempre, perché fondata sulla fedeltà di Dio! E’ una decisione di vita irrevocabile dinanzi a Dio, che ogni giorno sentiamo il bisogno di rinnovare; l’esigenza di rinnovare le promesse sacerdotali sgorga spontaneo dal nostro cuore soprattutto nel giorno del Giovedì Santo; la decisione vocazionale per il sacerdozio, in quanto scelta di seguire Cristo,  povero, casto e obbediente, evoca sempre anche la gioia, che non deve spegnersi nel nostro cuore neppure nei giorni bui o difficili, quando siamo chiamati ad attraversare le valli oscure della nostra vita presbiterale.

Quest’anno la celebrazione del Giovedì Santo, purtroppo, non ci farà sentire la vicinanza calda e confortante del nostro popolo, delle famiglie, dei bambini, dei giovani e dei nostri cari anziani, sempre presenti e non è stata preceduta dalla gioia di incontrarci come presbiterio attorno all’unica mensa eucaristica, circondati da tutte le componenti del popolo di Dio, per rinnovare comunitariamente gli impegni assunti con la sacra Ordinazione e per accogliere gli Oli santi, con i quali ungere il nostro popolo, anch’esso partecipe dell’unico sacerdozio di Cristo.

Domani tutti celebreremo fondamentalmente da soli, come stiamo facendo già da un mese, anche se affiancati da qualche figura ministeriale. Celebreremo da soli, ma non in solitudine! La Chiesa, popolo di Dio, infatti è sempre spiritualmente viva e presente; essa è presente sempre, sia pure in modo non visibile, in ogni celebrazione dei divini misteri.

Questo tempo di prova, per ragioni di giustizia e di carità pastorali, deve farci sentire moralmente impegnati ad essere – come afferma sant’Agostino – “la coscienza vigile dei fedeli”. Questa espressione di sant’Agostino intende richiamare la necessità di non aver timore o ritegno di abbassarci – in ogni modo – a livello degli umili e semplici, scelti e prediletti da Dio (cfr. Mt 11, 25) pur di condurli all’intimità con il Signore. “I sacerdoti, diceva s. Faustina nel suo Diario – sono ceri accesi per illuminare le anime”.

La celebrazione del Giovedì Santo ci ricorda che la comunione è la sostanza del nostro ministero. Essa è anche il vero aiuto alla nostra vocazione sacerdotale in ogni sua implicanza sacramentale, pastorale e affettiva. La comunione è certamente un dono del Signore, ma è anche un’esigenza legata al sacramento dell’Ordine e un compito affidato all’impegno generoso di ognuno! Nella celebrazione della Messa nella Cena del Signore Gesù ci dona nuovamente questo grande dono. La Chiesa raccomanda sempre a tutti i sacerdoti, in quanto ministri dell’Eucaristia, di vivere questa tensione comunionale non solo in modo funzionale o formale, ma come vero segno dell’amore a Cristo, alla Chiesa e ai confratelli nel presbiterio.

La celebrazione della Pasqua, per noi come per i primi discepoli, è anche attesa dello Spirito, unica sorgente di ogni dono di grazia. Lo Spirito va invocato sempre nella certezza che Egli è donato, se si ama la Chiesa, se si è compaginati dalla carità. Sant’Agostino, dall’alto della sua dottrina, affermava con forza: “Siamo convinti o fratelli – diceva –   che uno possiede lo Spirito Santo nella misura in cui ama la Chiesa di Cristo?”. Il Vaticano II nel promuovere la santificazione dei presbiteri l’ha chiaramente ancorata all’esercizio del ministero, ma essa non si dà efficacemente se non nella piena comunione ecclesiale e nella fraternità presbiterale.  Il presbitero, sull’esempio di che ha dato tutto di sé amandoci di amore eterno, deve darsi tutto nel servizio pastorale per l’edificazione del corpo di Cristo che è la Chiesa. La celebrazione quotidiana dell’Eucaristia è la fonte e il culmine di una vita sacerdotale che vuole configurarsi a Gesù sommo ed eterno sacerdote.

Proprio pensando alla celebrazione eucaristica e al nostro ministero, voglio condividere fraternamente con voi una riflessione, che mi sta accompagnando in questi giorni. La nuova edizione in italiano del Messale Romano, approvata dai Vescovi nell’Assemblea di novembre 2018, è un evento che non mancherà d’interpellarci a livello liturgico. In particolare, ci porterà ad interrogarci ancora sulla effettiva recezione della riforma liturgica nella nostra Chiesa a più di cinquant’anni dal Concilio. Tra i diversi aspetti, desidero richiamare alla vostra attenzione l’esigenza di ridare un chiaro significato teologico-pastorale ai cosiddetti “fuochi liturgici” presenti nella zona absidale di un’aula liturgica, ovvero l’altare, l’ambone, la sede. Soffermandomi sulla “sede presidenziale” mi domandavo: io, nel mio ruolo di presidente dell’azione liturgica, colgo e faccio comprendere alla comunità il valore teologico della “sede presidenziale” dalla quale presiedo l’Eucaristia e guido le altre celebrazioni liturgiche?

La “sede”, probabilmente, rispetto agli altri fuochi liturgici, l’altare e l’ambone, non riceve sempre una particolare considerazione teologica e pastorale, se non in una prospettiva funzionale. La sede, nell’assetto liturgico di una Chiesa, è la “cattedra”. Gesù nel Vangelo di Matteo, in analogia alla “cattedra” di Mosè, ne parla in relazione agli scribi e ai farisei (Cfr. Mt 23, 16), ammonendo i suoi discepoli a fuggire da ogni forma di ipocrisia e di prevaricazione, tipiche di chi ama sedersi in cattedra per primeggiare e sovrastare sugli altri. Per Gesù la sua stessa vita è l’unica luce per guardare a tutte le “cattedre” nella comunità cristiana. Infatti i punti prospettici da cui guardare l’ufficio del presiedere all’interno della comunità è duplice: uno dal basso o uno dall’alto. La prospettiva dal basso è quella di chi lava i piedi (cfr. Gv 13, 1 -15) quella dall’alto, è la prospettiva di chi è sulla croce (cfr. Fil 2, 5-8). Questa luce dà forma al servizio dell’autorità nella Chiesa. Infatti, la “cattedra” dalla quale Gesù si è pienamente manifestato come il vero Pastore e la guida del suo popolo è la croce (cfr. Gv 12, 24-26; 32-33).

Noi siamo chiamati ad offrire il nostro servizio di presidenza a favore della comunità soltanto nel nome di Cristo e con il suo stile. Il nostro presiedere è sempre un servire.

C’è una bellissima preghiera del santo card. Newman, che potremmo fare nostra non solo nei giorni del Triduo Pasquale, perché può aiutarci a vivere nella carità di Cristo il servizio di presidenza liturgica e pastorale delle nostre comunità:

“Signore Gesù, nel prendere possesso di questa sede, chiedo a te che anzitutto tu prenda possesso di me al punto che ogni persona che accosto possa sentire la tua presenza in me. Rimani in me, Signore. Allora risplenderò del tuo splendore e potrò fare luce per gli altri, con lo sfolgorare visibile dell’amore che il mio cuore riceve da te”.

Questa preghiera del card. Newman è un chiaro invito per noi Pastori a fare del nostro ministero un progressivo crescere nella carità totale e gratuita (cfr. Fil 2,21) e a cercare unicamente le cose di Gesù Cristo. Ogni giorno, infatti, mi ricordo nella preghiera personale, quasi come invito ad un permanente esame di coscienza, delle parole di sant’Agostino: “non siamo vescovi per noi, ma per coloro ai quali dispensiamo la parola e il sacramento del Signore”. E ancora: “mentre mi sgomenta ciò che sono per voi, mi conforta ciò che sono con voi. Per voi sono vescovo, con voi sono cristiano: quello è il titolo di un impegno ricevuto, questo invece titolo di grazia; quello fonte di pericolo, questo fonte di salvezza”.

Il pastore – ogni pastore nella Chiesa – è chiamato a testimoniare il suo amore a Cristo prendendosi cura del gregge non per vile interesse ma di buon animo e facendosi modello del gregge (1 Pt 5, 1-4). Così, il pastore, unito a Cristo si nutrirà del nutrimento stesso di Cristo e con esso alimenterà il suo gregge. Questa è la carità che viene chiesta al Pastore.

Facciamo nostre le parole del santo vescovo di Ippona: “per voi siamo come dei pastori, ma, sotto quel pastore, siamo con voi delle pecore. Da questo posto, siamo per voi come dei maestri, ma, sotto quell’unico Maestro, in questa scuola siamo vostri condiscepoli”.

Tutti noi, fratelli carissimi, soprattutto in questi giorni santi del Triduo Pasquale, dove ci è detto con chiarezza dalla Liturgia che il nostro ministero non è una funzione, ma nasce e si regge come unzione, avvertiamo nella nostra coscienza il timore d’essere pastori e percepiamo nel fondo dell’anima la gioia di essere cristiano (cfr. A. Trapè, Il sacerdote uomo di Dio al servizio della Chiesa, Roma 19852, 128).

Facciamo, quindi, sgorgare dal nostro cuore un grande inno di lode alla Misericordia di Dio per il grande dono del sacerdozio che ci è stato fatto mediante la sacra Ordinazione. Da quel giorno, e per sempre, il Signore si è fidato di noi e si è affidato a noi. La Chiesa, a sua volta, obbediente al comando del Signore, attraverso il rito dell’Ordinazione, ha posto tra le nostre fragili mani il grande mistero dell’Eucaristia, il Corpo sacramentale del Signore, e il grande Mistero della Chiesa stessa, il Corpo mistico di Cristo!

Proprio per queste ragioni e per esprimere anche attraverso un segno visibile la profondità del mistero di comunione che ci lega e ci pone a servizio di tutto il popolo santo di Dio che è in Melfi-Rapolla-Venosa, vi invito ad unirvi a me, domani Giovedì Santo, nel condividere, privatamente, nelle nostre chiese (a porte chiuse) un’ora di adorazione eucaristica, dalle ore 11,00 alle 12,00. Invitiamo anche i nostri fedeli ad unirsi a noi, da casa, a questa preghiera di adorazione eucaristica sacerdotale e per tutti i sacerdoti. L’adorazione che guiderò dalla Cappella dell’Episcopio di Melfi, come per tutte le celebrazioni in questo periodo di pandemia, sarà trasmessa in diretta sul profilo facebook Palazzo Vescovile Melfi e su Radio Kolbe.

Carissimi, approfitto di questa circostanza per farvi avere, in allegato a questa mia lettera, un bellissimo testo di Papa Benedetto XVI, l’omelia che egli pronunciò il 29 giugno 2011, in occasione dei suoi 60 anni di sacerdozio. Papa Benedetto, in quella circostanza ha offerto una bellissima riflessione a partire dalle parole dell’evangelista Giovanni “Non vi chiamo più servi, ma amici” (Gv 15, 15). Accludo l’omelia a questa mia lettera, per una vostra lettura spirituale; ve la segnalo semplicemente perché è molto bella e ricca di spunti. A me ha fatto tanto bene.

In questo Giovedì Santo, spiritualmente uniti al popolo santo di Dio, che è stato affidato alle nostre cure, ringraziamo il Signore per il dono del Sacerdozio ministeriale, dell’Eucaristia e del comandamento nuovo!

Carissimi,

Vi assicuro che porterò sull’altare voi stessi, le vostre comunità, le gioie e le sofferenze di ciascuno di voi. Unitevi a me con la preghiera e con l’ascolto della Parola di Dio e gusteremo la gioia che “pur essendo molti siamo un solo corpo in Cristo” (Rm 12,5).

I giorni del Triduo pasquale devono spronarci a vivere questo momento di difficoltà nel silenzio interiore per “rientrare in noi stessi” e riappropriarci dell’essenziale della nostra vita sacerdotale, a prescindere dalle circostanze e dagli eventi. Questo deve essere il tempo di una “rinnovata speranza”. Solo la Speranza che nasce dalla Risurrezione può dare – sempre e a tutti – il coraggio di operare e di proseguire nel nostro impegno di edificare la Chiesa. Si tratta di una “speranza certa” – come dice san Francesco – quella di cui parliamo, perché Gesù Risorto ha distrutto la morte e ha vinto il male: Egli, morto in croce per amore e risorto per la nostra santificazione, è l’unica speranza del mondo: ieri oggi e sempre. Sia questa la ragione ultima di ogni sforzo e impegno spirituale e pastorale; sia anche questa la motivazione profonda per il tempo della ripresa, che ci auguriamo possa iniziare quanto prima.

Ho apprezzato molto che, nei giorni di “clausura forzata” impostici dall’emergenza sanitaria, ognuno di voi, nelle forme e nelle modalità che ha ritenuto più opportune, si sia sforzato di essere accanto alla propria comunità. Consentitemi un ricordo particolare ai più anziani tra noi: si sentano pensati e voluti bene. Non scoraggiamoci!  Non lasciamoci rubare la speranza. Prepariamoci a ripartire con entusiasmo e ad aiutare la gente a ripartire bene. Teniamo monitorato il tessuto sociale e relazionale delle nostre comunità: le eventuali tensioni, le possibili situazioni di disagio e le emergenti difficoltà economiche. Ripartire significherà sicuramente riprendere programmazioni e quant’altro, ma ripartire deve significare soprattutto puntare sulla carità sia nel senso di solidarietà e sia nel senso di ascolto, vicinanza, pazienza e comprensione.

Concludo, con un augurio cordiale e un grazie sincero, a tutti e a ciascuno perché ci siete e perché mediante le vostre persone, le vostre fatiche e le vostre sofferenze, il Signore continua a prendersi cura del suo popolo, che ha redento a prezzo del suo Sangue prezioso.

Il Signore ci benedica e ci faccia gustare in Lui, oggi e sempre, la gioia del Sacerdozio.

Melfi, 8 aprile 2020 – Mercoledì Santo

Ciro Fanelli
Vescovo

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