“Ogni mattina quando mi sveglio ringrazio il Signore, la mia amatissima e santa mamma e anche il mio amatissimo papà per il dono della vita. E’ veramente tutto. Io posso ben dirlo. Non sarei qui in questo momento con tutti voi se non fossi stata amata così tanto. Il dono della vita è davvero il dono più grande, più prezioso e più sacro che si è sempre in dovere di onorare, di rispettare e di difendere».Con queste parole Gianna Emanuela Molla ha introdotto la sua testimonianza domenica 11 maggio nel salone della Parrocchia di Melfi, intitolata a sua madre Santa Gianna Beretta Molla, di fronte ad una assemblea molto numerosa ed attenta, rimasta in religioso silenzio per oltre due ore. Sono «contentissima e più emozionata del solito ‘ ha detto Emanuela ‘ di vedere tante generazioni unite in questo tempio dedicato alla mia Santa mamma».Una esperienza unica quella di Emanuela: ad essere sua figlia «si prova una grande gioia e un grande onore, ma ci sente investiti anche di una grande responsabilità».Questa santa è un esempio per tutti: giovani, fidanzati, sposi, medici, operatori sanitari e famiglie. L’esperienza di Gianna afferma che ogni cristiano può santificarsi. Lei lo ha fatto mantenendosi eroicamente fedele all’impegno assunto nel giorno del suo matrimonio con una condotta che è stata «un vero canto alla vita», perché non ci si improvvisa santi. La sua palestra è stata la parrocchia con la partecipazione alla S. Messa quotidiana, l’impegno in Azione Cattolica, le attività di preghiera e tutte quelle formule di contatto con Dio della pastorale ordinaria.Gianna Emanuela ha potuto conoscere la mamma attraverso la testimonianza degli zii, dei fratelli e del papà Pietro, che ha assistito per quasi sette anni la sua sposa.Le radici della santità di Gianna affondano nella famiglia d’origine: i genitori erano due terziari francescani che l’hanno educata ad una vita profondamente cristiana, insieme agli altri dodici fratelli, di cui tre si consacreranno al Signore. Trasmettono a Gianna una sensibilità particolare verso i poveri e le missioni. Una fede che matura negli anni della giovinezza. Quando si trova a Genova frequenta la scuola delle suore Dorotee. Partecipa agli esercizi spirituali e prende coscienza dei doni ricevuti dal Signore: la vita, i santi genitori. Il cuore si riempie di grande gioia e Gianna capisce che non può tenere tutto per sé, ma deve far conoscere ed amare il Signore anche ad altri. Diventa catechista ed entra nell’Azione Cattolica.Nel 1942 torna a Magenta e si iscrive alla facoltà di medicina, professione che ritiene sia il mezzo più efficace per fare apostolato. Durante la pausa dello studio pomeridiano visita il SS. Sacramento e prega con il Rosario. Divenuta medico si prende cura dell’uomo nella sua globalità, di tutta la persona.Passano gli anni e Gianna si interroga sulla sua vocazione. Vorrebbe andare in Brasile ad aiutare il fratello missionario, ma il suo fisico esile non glielo permette. E’ il suo direttore spirituale ad indicarle che forse il Signore vuole altro da lei e si orienta, così, verso la vocazione alla famiglia. Va a Lourdes con gli ammalati per chiedere alla Madonna di farle incontrare colui che sarebbe diventato suo sposo.Le circostanze la portano ad incontrare Pietro, e qui nasce un grande amore che trova espressione in una spiritualità cristallina, che emerge limpida e sincera dalle lettere che si scambiano in questo periodo. L’amore tra Gianna e Pietro è così grande perché «il Signore e la Mamma celeste ne facevano parte integrante», dice Emanuela. Le nozze, precedute da un triduo di preghiera, rappresenteranno il coronamento di questo Santo amore. Poi la nascita dei primi figli, fino alla gravidanza di Gianna Emanuela: in questo tempo la presenza di una macchia nera all’addome portano i medici a prospettarle tre possibilità. Gianna – nella consapevolezza -, sceglie quella che le permette di salvare la gravidanza, nonostante fosse molto rischiosa: l’asportazione del fibroma. Due settimane prima del parto dice al marito: «Se dovete decidere tra me e il bimbo, nessuna esitazione; scegliete, e lo esigo, il bimbo. Salvate lui».Gianna entra in ospedale il Venerdì santo del 1962. Il parto naturale non va a buon fine e il giorno dopo le viene praticato il cesareo. Nasce Gianna Emanuela. Alle 11 del mattino la mamma incomincia a star male: «Da quel momento ne sono sicuro, Gianna non ha mai cessato nelle sue sofferenze e nelle sue agonie il suo colloquio con il Signore ‘ diceva il papà Pietro ad Emanuela – e nella sua comunicazione con il cielo non desiderava più che l’accarezzassi e la baciassi; apparteneva già al cielo. E la sua agonia si è proprio accompagnata alla agonia del suo Gesù sul monte calvario. La mamma ha ripetuto più volte: ‘Gesù ti amo, Gesù ti amo».Gianna viene proclamata, da Sua Santità Giovanni Paolo II, Beata il 24 aprile 1994 e Santa il 16 maggio 2004.’La vita della mamma è stata un atto di donazione perenne di fede e di carità’, con queste parole si è concluso il meraviglioso incontro di Gianna Emanuela con la folta e commossa assemblea composta da persone venute anche da altre Parrocchie.