In quest’ora della Chiesa c’è l’urgenza di affinare lo sguardo per contemplare la realtà e di tendere l’orecchio per ascoltare lo Spirito che non cessa di gemere nelle grida e nelle complessità della storia, nei volti e nelle ferite dei più poveri. Un’urgenza di uscire, di scomodarsi, di abbandonare la confort zone e di paralisi in cui si sono trincerati tanti credenti. Proprio ora, in questo momento cruciale per la Chiesa, in questo cambio d’epoca, in cui la Chiesa vede in gioco il suo futuro, deve aprirsi a «un nuovo capitolo della sua biografia, deve aprire il dinamismo conciliare, il metodo sinodale».[1] La necessaria conversione a cui la Chiesa è chiamata, presuppone di dare allo Spirito il ruolo di protagonista, di vivere a partire dalla centralità di Gesù e in un ascolto attento della realtà. È urgente una conversione pastorale. Sarà necessario: «ripensare e progettare una pastorale in chiave missionaria in una Chiesa che sta passando dal paradigma della cura dell’anima a quello dell’evangelizzazione e della missione; è il passaggio da una Chiesa di servizi a una Chiesa al servizio del mondo e dei bisogni concreti di ogni uomo e donna».[2]
Il cammino sinodale presuppone la conversione, spetta alla Chiesa essere quella narrazione credibile di ciò che la società si aspetta di leggere in lei. E questo implica generare la necessaria dinamica di relazione, di incontro nella complementarietà e nella reciprocità. Si tratta di rendere possibile il noi ecclesiale, di trascendere le singolarità, per vivere nel dono della pluralità, che è il luogo in cui si realizza il senso della Chiesa, il sensus Ecclesiae. E questa conversione, che richiede il superamento degli individualismi, deve essere assunta da tutti, perché tutte le vocazioni possono cadere nella tentazione dell’autosufficienza che limita l’uscita da se stessi e la disponibilità di discepoli a incontrare.
La Vita Consacrata, convinta della necessità di una riforma, si inserisce in questo pellegrinaggio sinodale, abitata dalla convinzione di essere Chiesa e in virtù del Battesimo, mistica, missionaria e profetica. Il suo impegno oggi è quello di riscrivere queste tre narrazioni essenziali della sua identità e missione. Mettersi in cammino con gli altri in questo oggi della Chiesa porterà a costruire insieme vivendo un’autentica spiritualità e nella consapevolezza dell’identità dei soggetti ecclesiali e che, attraverso il battesimo e il sacerdozio comune, tutti hanno la stessa dignità, e sono chiamati a contribuire alla configurazione di una Chiesa più sinodale, nella quale sarà particolarmente necessaria e significativa la presenza e la missione delle donne, dei laici, dei poveri e di tutti i soggetti emergenti storicamente esclusi.
Si tratta di entrare in una dinamica di conversione, un processo di ascolto, riflessione e discernimento che mira a: «rendere la Chiesa sempre più fedele, disponibile, agile e trasparente per annunciare la gioia del Vangelo. Le sfide sono lì per essere superate. Dobbiamo essere realistici, ma senza perdere la nostra gioia, l’audacia e la dedizione fiduciosa. Non lasciamoci rubare la speranza missionaria».[3] La Chiesa, consapevole della sua identità di discepola missionaria, è invitata a vivere una mistica feconda che la conduca a un incessante pellegrinaggio interiore ed esteriore senza scuse. Che la mobiliti, la lanci, la metta in cammino.
[1] Bueno y Calvo, Una Iglesia Sinodal, 44.
[2] Leal, O Caminho Sinodal com o Papa Francisco, 87.
[3] Raúl Berzosa Martínez, Inteligencia Pastoral en clave de Sinodalidad, Barcelona: CPL, 2020, 46
(Fonte: Dicastero della vita consacrata – Cfr. Gloria Liliana Franco Echeverri, ODN, Presidente della CLAR)